Etica e pratica clinica fra XVI e XVII secolo: Amato Lusitano e Jacob Zahalon
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un torpore comatoso, con una sintomatologia iniziale di violenti dolori alla fronte,
tremori e febbre intensa. Amato lo punge in varie parti del corpo senza riscontrare
alcuna reazione. L’esame autoptico, probabilmente voluto da Amato, pose in eviden-
za quello che oggi potremmo interpretare come ascesso piogeno, anticipando di oltre
due secoli la descrizione di casi analoghi fatta da Jeans-Louis Petit (1674-1750) in
Lettres d’un Medecin
e da Matthew Baille (1761-1823) in
Morbid Anatomy
(1793).
Interessante, anche, il caso descritto nella
cur. XXIII
relativo a una grave ipospadia,
in un bambino di due anni, che viene risolta da Giovan Battista Canani junior, dopo
un consulto con Antonio Musa Brasavola (1500-1555) e un tal chirurgo Francesco,
con la perforazione del glande e, grazie a una cannula d’argento, con la ricostruzione
dell’uretra nel suo tratto penieno.
Numerosi i casi di pazienti affetti da sifilide, che determinava gravissime lesioni,
fra le quali la perforazione del palato duro. Nella
Centuria quinta, cur. XIV
, per dare
al paziente la possibilità di un’alimentazione normale, Amato inventa, precorrendo il
francese Ambroise Paré (1510-1590), il cosiddetto otturatore palatino: protesi in ar-
gento da applicarsi al palato duro per chiudere la devastante ulcerazione.
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Vengono
descritte, anche, altre complicanze della sifilide come la paralisi del nervo ricorrente
(
Cent. II, cur. LXX
) o la neurolabirintite (
Cent. VI, cur. XXV
), nonché la paranoia
(
Cent. VI, cur. XLII
). Amato tenta, anche, una prima classificazione tra le varie forme
di coma distinguendo il
carus
dal
lethargus
e dalla
cataphora
. Il primo è definito
come sonno profondo con assenza di risposte a stimoli verbali e dolorifici; il secondo
identificato come una forma leggera di
carus
con brevi e incostanti riprese di cono-
scenza, che nello stato di
cataphora
erano più frequenti. Amato utilizza, anche, un
altro lemma,
catochos
, per indicare uno stato di alterazione della coscienza associato
a febbre: probabilmente una encefalopatia infettiva. L’encefalite letargica, il «mal de
modorra» portoghese, è descritta in tre casi (
Cent. II, curr. XV, XXVI, XXVII
).
In psichiatria Amato sostiene che gli ebrei siano più soggetti alla depressione
melanconica (
Cent. IV, cur. XLII
). Illustrando i vari aspetti della apoplessia, il Lusita-
no propone, in caso di decesso per questa patologia, di aspettare almeno 72 ore prima
della sepoltura per evitare casi di morte apparente. A lui spetta, anche, il merito di
una delle prime descrizioni del morbo di Werlhof o porpora trombocitopenia idiopa-
tica, quando parla di
morbus pulicaris
, che può rapidamente condurre all’
exitus
del
paziente (
Cent. II, curr. XXIII, LXX
).
Grazie alla sua solida preparazione in chirurgia, eseguì complessi e delicati inter-
venti, come una uretrotomia, una toracotomia per pleurite, un intervento per idrocele,
ernie, un intervento per lussazione del coccige, oppure semplici flebotomie. Indirizzò
parecchie energie alla risoluzione dei trauma cranici, non solo applicando le tecniche
proposte da Berengario da Carpi (1465-1527) nel
Tractatus de fractura cranei
(
edi-
tio
princeps
postuma 1535), ma proponendone delle nuove, condensate nel volume
Dialogo en el qual se trata de las heridas de la cabeza con el casco descubierto
nel
quale affronta, in forma di dialogo con i due chirurghi Paolo Celetano di Napoli e
Batista Vannucci di Firenze, tutta la complessa materia dei trauma cranici. Il trat-
tatello, scritto nel periodo ragusiano (1556-1558), fu tradotto in spagnolo già nel
1588 da Gerònimo Virúes (?- 1611).
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Un importante contributo Amato lo diede allo
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J
OSÉ
DE
P
AIVA
B
OLÉO
,
Amatus Lusitanus: the inventor the palatine obturator
, Grafica de S.
José, Castelo Branco 1968.
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Figlio di Alonso Virues, medico di Don Juan de Ribera, arcivescovo e viceré di Valencia,
Ebrei a Ferrara 1.indd 91
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