S
TEFANO
A
RIETI
Etica e pratica clinica fra XVI e XVII secolo:
Amato Lusitano e Jacob Zahalon
Ho ritenuto interessante in un convegno, dedicato alla presenza degli ebrei in
Ferrara e al contributo da loro dato alla cultura della città estense, presentare alcune
riflessioni sulle opere di due grandi medici ebrei Amato Lusitano (1511-1568) e Ja-
cob Zahalon (1630-1693) che, attraverso i loro scritti, cercarono di introdurre nuovi
concetti nel campo dell’etica medica offrendo, nel contempo, strumenti didattici di
grande interesse per l’apprendimento della medicina pratica.
Ancora nel Cinquecento il cosiddetto
Giuramento di Ippocrate
era da conside-
rarsi il punto di riferimento etico principale nell’espletamento della professione e nel
rapporto fra medico-paziente, in quanto il
Giuramento
corrispondeva pienamente nei
suoi punti centrali al comandamento etico cristiano: medico e paziente si vedevano
nella
imitatio Christi
, l’uno come
Christus medicus
(l’Apollo dell’antichità greca),
l’altro come
Christus patiens
. La guarigione spirituale divenne più importante di
quella fisica: non era certo un caso che il laureato in medicina e filosofia dovesse
giurare, prima, di preoccuparsi dell’anima del paziente, poi del suo corpo.
Amato e Zahalon sono coetanei l’uno di Andrea Vesalio (1514-1564), l’altro
di Marcello Malpighi (1628-1694), di coloro, cioè, che inaugurarono una nuova
stagione degli studi anatomici, base fondamentale dei progressi delle scienze medi-
che, ma che non si discostarono da quel modello di ‘medicina cristiana’ imperante.
Il mondo medico ebraico, prima del
Giuramento
di Amato, aveva prodotto altri
Giuramenti
fra cui quello attribuito ad Asaf, e la cosiddetta
Parafrasi ebraica del
Giuramento di Ippocrate
del XII secolo.
1
Scriveva Gaetano Marini nel suo
Gli Ar-
chiatri pontifici
(1784) a proposito di Amato: «Le centurie, che diede al pubblico
mostrano in più luoghi indizij non equivoci del suo mal umore e guasto animo e
sono sovente ingiuriose alle persone di chiostro» [questa accusa identifica proprio
l’indice di quella modernità con cui Amato rappresenta delicati casi clinici sugge-
rendone la cura]. «Nel giuramento che, alla fine di esse ha inserito, vano e pomposo
oltre misura e credenza, chiama D-o ad essere testimone delle sue jattanze, ed il
Ministro di lui Raffaele…».
2
1
R
ENZO
T
OAFF
,
Deontologia dei medici ebrei nei secoli,
in
Scritti in memoria di Nathan Cas-
suto
, a cura di D. Carpi - A. Segre - R. Toaff - D. M. Cassuto, Ben – Zvi Printing Enterprises Ltd,
Gerusalemme 1986, pp. 209-233. È ancora
sub judice
l’attribuzione ad Asaf, supposto medico
dell’aerea siro-palestinese del VI sec. e.v., il Giuramento che va sotto il suo nome. Se, come al-
cuni autori hanno ipotizzato, tutte le opere di Asaf sono da attribuire a Šabbetai Donnolo, medico
dell’Italia meridionale del X sec. e.v, allora, anche il
Giuramento
sarebbe da considerare come suo.
2
G
AETANO
M
ARINI
,
Degli archiatri pontifici
, Stamperia Pagliarini, Roma 1784, p. 416.
Ebrei a Ferrara 1.indd 87
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