Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 83

Dibattito
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dalla città e poi approvati dal signore di Ferrara secondo quanto deciso dalla città,
sotto Venezia, nelle parti consiglio, vediamo che a volte il rinnovo viene ritardato
perché a Venezia è in corso il dibattito su come si debba o non si debba intervenire
sulla condotta, quindi con un controllo più stretto.
Sta di fatto che, a un dato momento, i Finzi che sono rimasti a Rovigo più di 150
anni se ne vanno.
S
USANA
B
ASTOS
M
ATEUS
– Evidentemente i motivi per i cui i sefarditi ritornano
in Portogallo erano differenti, per lo più riconducibili a queste categorie; una è ov-
viamente la fede, anche se forse non è la più importante o significativa: ho accennato
ad alcuni casi di ebrei nati fuori dal Portogallo che ritornano e si battezzano; una
è abbastanza importante ed è data dai problemi di inserimento dei nuovi cristiani
nei luoghi d’insediamento con le comunità ebraiche, sia ad Amsterdam sia in Italia;
un’altra è data dalla realtà familiare che rimane in Portogallo; ancora vi sono i pro-
blemi economici che impongono il ritorno in seno alla famiglia d’origine; infine, c’è
chi continua a commerciare con il Portogallo e chi ritorna per raccogliere fondi per
le comunità ebraiche all’estero e che poi viene denunciato all’Inquisizione. Quindi
bisogna vedere caso per caso.
A
NNA
E
SPOSITO
– Questi che ritornavano in Portogallo venivano accusati di aver
abiurato? Erano forme di cripto-giudaismo?
S
USANA
B
ASTOS
M
ATEUS
– I casi cui ho accennato presentano diverse tipologie: ci
sono i nuovi cristiani già battezzati o nati cristiani che si fanno ebrei per poi tornare
in Portogallo; ci sono gli ebrei che tornano in Portogallo e si battezzano: tutti sono
accusati di abiura e di giudaizzare.
F
RANCESCA
M
ATTEI
– Venendo alla questione del significato delle iscrizioni, è
sicuramente l’aspetto più controverso e difficile da restituire. Secondo me, bisogna
innanzitutto tenere presente che la fonte sono gli
Adagia
di Erasmo da Rotterdam
e, in seconda battuta,
L’elogio della follia
. Una citazione dell’Erasmo che non è il
teologo ma è l’umanista, e d’altra parte il significato di ciascuna può essere general-
mente ricondotto a un invito alla prudenza, un invito alla virtù: quindi un significato
morale. Il fatto che si utilizzino nel caso di palazzo Contughi le tre lingue (latino,
greco ed ebraico) ma che da alcuni anni a Ferrara fosse già presente un altro edifi-
cio che fa riferimento la stessa fonte citata in latino testualmente, induce a pensare
alla professione del committente, Girolamo Mario Contughi, che era docente di lati-
no, greco ed ebraico. È questa una prima spiegazione che non ritengo esaustiva ma
che fa riferimento all’erudizione del proprietario, non limitata all’umanesimo. Non
credo che possa essere un invito alla conversione della comunità ebraica cittadina,
soprattutto se accogliamo l’ipotesi che Calcagnini sia la figura dietro le quinte che
ha suggerito, consigliato i committenti di questi edifici (e anche Mazzolino e i suoi
committenti per quanto riguarda la sua produzione pittorica): è noto che Calcagnini
era figura quanto mai aperta e tollerante, al limite del nicodemismo, fatto noto e ac-
certato. Altrettanto vale per Achille Bocchi a Bologna: sono figure che mantengono
posizioni volutamente distaccate rispetto alle questioni strettamente religiose. Non
ho trovato testimonianze documentarie riguardanti questo aspetto specifico e neppu-
re fonti che commentino gli edifici, dopo la devoluzione di Ferrara, o comunque in
anni più ‘caldi’ rispetto alle vicende religiose. Gli storiografi menzionano sempre le
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