Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 234

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Dibattito
Loyola è intervenuto nella fondazione della Casa di Roma. È cosa tutta da dimostra-
re. È un luogo comune. La bolla
Illus
cita il sacerdote che fonda la Casa dei catecu-
meni ed è vero che dietro poteva esserci sant’Ignazio, ma è tutto da dimostrare. Tanto
è vero che a Roma i Gesuiti non vi intervengono mai: è solo la Confraternita di San
Giovanni Battista, come poi anche Ferrara imita. E infine ci saranno i Pii operai.
A
NDREA
F
AORO
– Per quanto riguarda l’aspetto teologico a cui faceva riferimento
la professoressa Caffiero, così a memoria ricordo un predicatore di XIII secolo (che
ho citato nello studio dedicato alle convertite) che in una sua opera istituisce questo
paragone: come Miriam fu guarita dalla lebbra quando riconobbe il suo peccato, al-
trettanto la Maddalena (che rappresenta il modello della peccatrice redenta) appena
fu guarita dalla sua lebbra della libidine, fu riscattata, per quanto riguarda il nesso
ebraismo e prostituzione. Questo era uno dei passi più presenti.
Per quanto riguarda come ho recepito il testo della sua allieva a p. 39, si parla di
un nesso non chiaro, non specificando se in chiave storica o teologica.
Per quanto riguarda l’intervento dei Gesuiti, mi sono rifatto (è vero) alla lette-
ratura ricorrente, anche molto recente, quella più aggiornata. Ho trovato che il loro
intervento nelle Case dei catecumeni nei centri padani è ben documentato, trovando
alcuni riscontri nella letteratura ritenuta molto affidabile. Anche già dagli studi di
Rocciolo di qualche anno fa, è rilevabile che il nome di sant’Ignazio non è presente
nelle fonti superstiti ma l’ho trovato in bibliografia anche recentissima.
L
UCIANO
C
ARO
– Vorrei aggiungere qualcosa a quanto detto dalla professoressa
Caffiero: è vero che questi famosi
kemiot
erano prodotti anche in ambito italiano
(volevo farne anch’io qualcosa del genere ma non ho tempo). Di solito i
kemiot
erano
fatti su modello delle iscrizioni che erano preparate a Sfat: era chi veniva da Sfat che
voleva arrotondare le proprie entrate quindi era una fonte di reddito.
Riguardo a quanto ha detto su Ramhal, è avvenuto qualcosa di positivo: c’è stata
una sintonia riguardo al rabbino Luzzato fra il rabbinato veneziano e le autorità ec-
clesiastiche cattoliche, le quali erano tutte e due molto spaventate dal fenomeno della
kabalà
, che aveva seguito nel popolo e quindi si è verificata un’alleanza fra i rabbini
italiani e il clero cattolico che non si era mai vista in precedenza.
Vorrei aggiungere un ultimo dettaglio al mio collega inerente a quanto ha espo-
sto nella sua relazione: vi sono in sinagoga iscrizioni marmoree che ricordano pe-
santemente di pagare il dovuto a monasteri o istituzioni (e credo che sia la Casa dei
catecumeni) a scanso di gravi conseguenze: vorrei che, quando saranno risarciti i
danni del terremoto, venga a leggere e studiare di persona.
A
NDREA
F
AORO
– Credo che questo si riferisca ad usi di edifici o di sedimi su cui
erano costruiti gli edifici.
T
ITO
M
ANLIO
C
ERIOLI
– Sono quasi dieci anni che mi sto occupando del recupero
e inventariazione dell’archivio delle ex opere pie poi confluite nella Congregazione
di Carità di Ferrara e in questa veste mi piacerebbe fare alcune precisazioni. Innan-
zitutto voglio segnalare che anche nel fondo di cui mi sto occupando, al momento
custodito presso l’A.S.P. Centro Servizi alla Persona, vi sono alcuni documenti rela-
tivi alla Casa dei catecumeni dopo la sua rifondazione nel 1821. Si tratta di tre buste
che coprono i secoli XIX-XX per lo più di carattere patrimoniale ma che contengono
anche alcuni precedenti relativi al pagamento dell’assegno dovuto dalla Comunità
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