La vertenza tra la comunità ebraica di Ferrara e la Casa dei catecumeni sulla tassa retroattiva
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staurato il dominio pontificio sulla provincia, la Curia Vescovile di questa città ordi-
nò alla comunità di pagare le tasse retroattive appunto anche a favore dei catecumeni
di Ferrara.
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È evidente che ci furono trattative tra le due parti, di cui però non cono-
sciamo i particolari. A ogni modo nel 1820 i dirigenti della Casa di Ferrara, sollecitati
dal cardinale Pietro Francesco Galeffi visitatore generale apostolico dei catecumeni,
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si rivolgono alle autorità giudiziarie, e il 4 maggio il Tribunale Civile di prima istanza
di Ferrara, nella persona del questore, invia un’intimazione indirizzata a
Principalmente li Signori Rubino Pesaro
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e Leon Montalti rappresentanti la Nazione
Ebraica di Ferrara, e per ogni maggior effetto di ragione li Signori Moisè Aron Umano, e
Samuel Benedetto Cavalieri, Graziadio Dal Sole, Iacob Alessandro Rossi,
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e Beniamino
Pesaro Massari, il primo della Scuola ossia Sinagoga Spagnola, il secondo della Tedesca,
il terzo della Fanesa, e gli ultimi due dell’Italiana ossia grande, tutti domiciliati in Ferrara
A comparire nel termine di tre giorni dalla certificazione della presente d’avanti il sudet-
to Tribunale di Ferrara per sentire ed ordinare il rilascio del mandato Esecutivo contro
di Essi per la somma di Romani Scudi 1731.53.6 corrispondenti a diecinove annualità
delle corrisposte delli ducati 10 d’oro di Camera dovuti da ogni una delle sud.e quattro
Sianagoghe residenti in Ferrara alla Pia Casa dei Catecumeni di Ferrara, e non pagate
dall’anno 1800 a questa parte, e ciò assieme alle spese.
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Ecco quindi che la comunità ebraica si ritrova a dover pagare le tasse arretrate
per il periodo di 19 anni, anche per la Casa di Ferrara. Non è chiaro dai documenti
se quest’imposizione doveva essere aggiunta alla richiesta già incalzata dalla Casa
di Roma, e quindi se gli ebrei dovevano tornare a pagare due tasse, oppure veniva a
sostituirla. A ogni modo, è chiaro che la comunità ebraica non stette immobile, ma
anzi cominciò a fare pressioni. I dirigenti della comunità inviarono immediatamente
alle autorità un pro-memoria, nel quale vengono espresse ulteriori argomentazioni
assai interessanti. Infatti, è vero che gli ebrei durante il periodo francese smisero di
pagare le tasse per i catecumeni, ma per contro furono obbligati a prestare dei servizi
civili,
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tant’è che a rigor di logica le due cose si compensano:
[Infatti durante il dominio pontificio] Pagavano gli ebrei le annualità sudette ma in corri-
spettivo godevano delle esenzioni accordate loro dal Governo Pontificio. Per altra parte
furono sotto l’estero Governo esentati dal pagamento di detta annualità, ma in vece furo-
no assoggettati al pubblico servizio a quello sopratutto della coscrizione, furono assog-
gettati al diritto di patenti, in somma a tutta la massa dei pesi imposti da quel Governo.
Pare dunque, che il pagamento di detta annualità fosse corrispettivo, e che cessato questo
dovesse anche cessare il pagamento. Ciò non ostante rimesso il Governo Pontificio in
possesso di quella Provincia fu ingiunto da quella Curia Vescovile all’Università oratrice
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Appendice, documenti n. 2 e n. 4.
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Cardinale di Porto, Santa Rufina e San Bartolomeo all’Isola (Tiberina), Visitatore Generale
Apostolico dei Catecumeni, nacque a Cesena nel 1770 e morì a Roma nel 1837; su di lui: K. E
UBEL
,
op. cit
., vol. 7, p. 172.
19
Riguardo alla figura e alle attività di Rubino Pesaro: A. P
ESARO
,
op. cit.
, p. 84.
20
Umano e Rossi avevano già fatto parte della guardia nazionale. Su di loro: W. A
NGELINI
,
op. cit.
, p. 259.
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Appendice, documento n. 2.
22
Riguardo la coscrizione degli ebrei durante la ‘prima emancipazione’ e le problematiche ad
essa connesse, vedi S. S
IMONSOHN
,
op. cit
., pp. 55-56.
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