La vertenza tra la comunità ebraica di Ferrara e la Casa dei catecumeni sulla tassa retroattiva
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sia ordinato che l’Università avversaria venghi gravata per li scudi quaranta tre e bajoc-
chi settantacinque tassa dovuta al Pio luogo de Catecumeni di Roma per un anno decorso
dalli 5 Luglio anno passato 1815 epoca in cui questa Provincia ritornò sotto il felicissimo
Dominio di N.S. Papa Pio settimo, a tutto detto giorno dell’anno corrente assieme colle
spese, e ciò salvo e riservato al Pio luogo sudetto ogni diritto e ragione per chiedere
all’Università avversaria la tassa predetta decorsa dal di p.mo novembre 1795 a tutto
l’indicato giorno 5 luglio 1815 e non diversamente.
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Già in questa nota appare subito non soltanto la richiesta del pagamento per un
anno arretrato, ma anzi l’intenzione esplicita, riservandosi «ogni diritto e ragione»,
di richiedere le tasse dovute per tutto il periodo napoleonico, cioè per ben vent’anni.
Purtroppo non conosciamo l’entità dei bilanci della comunità ebraica, perché allora
sarebbe stato possibile comprendere il peso finanziario che una simile tassa avrebbe
avuto, e la sua percentuale rispetto al totale delle uscite effettuate.
Comunque come risposta la comunità inviò immediatamente una petizione indi-
rizzata al potente Segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi,
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sia per fare annul-
lare la richiesta di pagamento sia per evitare un’ulteriore futura imposizione.
Eminentissimo Principe,
Sulle umili rimostranze fatte dall’Università degli Ebrei di Ferrara degnossi Vostra Emi-
nenza Reverendissima dare i suoi ordini acciò quegli Ebrei non venissero più molestati
per il pagamento della tassa su di essi imposta a vantaggio della Casa dei Catecumeni di
Roma e decorsa dal 1795 in poi, cioè dal momento che la Legazione di Ferrara cessò per
le vicende della guerra di far parte dello Stato Pontificio.
Riposa tranquilla l’Università oratrice sotto l’egida degli ordini dati da Vostra Eminenza,
quando si vide intimare sotto il di 17 Settembre un precetto di pagare la somma di scudi
43.75, somma alla quale ascende un anno di detta tassa decorso dal di 5 luglio 1815 a
tutto il medesimo giorno del 1816 e quel che è più vide in detto atto fatta una formale
protesta e riserva di ragioni, per farsi poi pagare dall’Oratrice la detta tassa decorsa dal di
primo novembre 1795 fino al di 5 luglio 1815.
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È interessante notare le argomentazioni che la comunità ebraica addusse a soste-
gno della supplica, dalle quali appare una concezione già moderna e una rivendica-
zione di parità di diritti tipicamente ottocentesca. È evidente a questo poposito, che
gli esponenti ebraici sfruttarono delle motivazioni che ritenevano potessero avere
effetto sulla mentalità dei personaggi dell’epoca e in particolare dei dirigenti dello
Stato della Chiesa nella speranza di convincerli. Si tratta pertanto di argomentazioni
rivolte verso l’esterno, che non obbligatoriamente riflettono l’atmosfera intellettuale
o le opinioni diffuse all’interno della compagine ebraica.
15
12
Appendice, documento n. 3.
13
Sul Consalvi (Roma, 8 giugno 1757 – Anzio, 24 gennaio 1824): R
OBERTO
R
EGOLI
,
Ercole
Consalvi. Le scelte per la Chiesa,
Pontificia Università Gregoriana, Roma 2006. Riguardo l’atteg-
giamento del Consalvi verso la Restaurazione e le sue attività in quel periodo:
Ibidem
, pp. 86-87.
14
Appendice, documento n. 6.
15
Sull’emancipazione degli ebrei in Italia: G. L
UZZATTO
V
OGHERA
,
op. cit
. Per un confronto
invece con alcune posizioni rabbiniche circa l’emancipazione: M
ENACHEM
E
MANUELE
A
RTOM
,
‘Al
tenu’at ha-reforma be-Italia
(
Riguardo il movimento di riforma in Italia
), in
Scritti in memoria
di Sally Mayer
, Fondazione Sally Mayer - Scuole Superiori di Studi Ebraici (MI), Gerusalemme
1956, p. 110-114. I
DEM
, «Tentativi di riforma in Italia e analisi del fenomeno nel presente», in
Ras-
Ebrei a Ferrara 1.indd 239
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