Prime ricerche sulla Casa dei catecumeni di Ferrara
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alli catecumini lasian
: depennato;
et cred giudicando che et credendo et presupponendo
che
: inserito nell’interlinea e depennato) la mente signorie vostre
(… comettere contra
essi hebrei trasgressori qualche emenda dalla quale si possa sperare
: depennato) (
sia
che si fatta trasgressione delli ordini suoi
[
contra gl’ord
: depennato]
non resti sopita
:
inserito nell’interlinea) essi soprastanti alli catecumini considerati gli maggiori affari di
quelle hanno giudicato convenirgli il darne ricordo (
alle signorie vostre molto illustri
:
depennato) come fanno co ‘l desiderarle da nostro signore Dio (
il colmo de
: depennato)
continua felicità.
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Le difficoltà messe in luce fin qui dovevano essersi manifestate sin dagli esordi
della congregazione, perché essa iniziò già nel 1581 a raccogliere offerte per dotarsi
di una sede propria. Tale impresa finì col mettere in rilievo non tanto le ristrettezze
economiche dell’ente, ormai arcinote, quanto anche lo scarso
appeal
persino rispetto
ai suoi stessi componenti. Non soltanto infatti ci vollero più di tre anni per raggra-
nellare la somma necessaria all’acquisto, ma, ormai in chiusura di trattativa, restava
lunga la lista di coloro «li quali non hanno posto denari in banco fino a questo dì 12
luglio 1584», primo dei quali «monsignor vicario».
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Furono poi necessari alcuni macchinosi passaggi burocratici per poter procedere
al rogito: l’immobile prescelto era gravato da un diritto a favore della chiesa di San
Leonardo, perciò sarebbe stata necessaria una dispensa papale per consentirne la
vendita a un’opera pia. Ma siccome San Leonardo era di giuspatronato ducale, sareb-
be stato indispensabile il benestare preventivo del sovrano. Per scansare le inevitabili
lungaggini richieste da quelle pratiche, i congregati decisero di eleggere uno di loro
disposto ad effettuare l’acquisto per persona da nominarsi e a compiere quella secon-
da operazione una volta che l’ente avesse ottenuto i permessi necessari. Fu dunque
prescelto il notaio Francesco Gioia, che nel 1572 faceva parte dei confratelli della
Compagnia della Buona Morte.
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Così finalmente, tra il luglio e l’agosto del 1584, la congregazione entrò in pos-
sesso di uno stabile, situato nella via di San Leonardo o dello Spirito Santo, in cor-
rispondenza degli odierni civici 3 e 3A di Piazzetta Combattenti. L’evento venne
fatto coincidere dalla storiografia locale con la fondazione della Casa stessa, mentre
invece abbiamo visto che l’organizzazione era attiva fin dal 1576.
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La scelta del
luogo non dovette essere casuale, come già s’intuisce dai problemi affrontati pur di
assicurarselo: era di fronte al collegio dei gesuiti. Questi ultimi, come si ricorderà, sin
dall’inizio si erano prestati come istruttori dei catecumeni e inoltre erano in rapporti
con un buon numero dei congregati.
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Nonostante il legame con i discepoli di Sant’Ignazio, l’associazione restava
laica: all’adunanza tenutasi di fronte al vescovo il 2 gennaio 1586 presero parte il
vicario vescovile, un monsignore (il canonico Mosti, che fu eletto priore) e 15 laici
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ASDFe, CC, 2/22, carta sciolta. Il Coccapani era giudice e fattore ducale. Il 23 luglio 1584
compariva tra i membri della congregazione per i catecumeni:
ivi
.
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ASDFe, CC, 2/22 carta sciolta. Va rimarcato che l’edificio sarebbe stato acquisito appena
una settimana più tardi, il 21 luglio.
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ASFe,
ANAFe
, Antonio Colorni, matr. 715, pacco 39, 30 luglio 1584. Per i componenti
della Buona morte si veda ASDFe, COM, b. F,
Massaria 1572.
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A. G
UARINI
,
op. cit.
, p. 194, dal quale l’hanno tratta quanti si sono interessati all’argomento.
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Ci riserviamo di allegare rimandi puntuali nell’esposizione completa della storia della Casa
che auspichiamo di pubblicare.
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