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Andrea Faoro
confratelli di San Giovannino, il cui operato conversionistico durava da almeno un
quarto di secolo.
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Va poi messo in rilievo come nell’ultima fonte riportata si parli non di confrater-
nita bensì di congregazione, cioè di un istituto assai diverso da quelli incontrati sin
qui. Mentre la confraternita era inclusiva, al punto che almeno in alcuni casi, compiu-
ta l’assimilazione degli assistiti, poteva integrarli al proprio interno, la congregazione
era autoreferenziale ed esclusiva, non prendeva a far parte di sé i convertiti. Ancora,
essa nasceva sì come struttura con funzioni di assistenza (come quelle confraternali),
ma, come vedremo, per via di certe sue procedure poteva trasformarsi con facilità in
un organismo di controllo e di costrizione. Risulta quindi evidente come nel giro di
pochi anni, dai primi progetti ancora ispirati a un ideale ‘caritativo’, si fosse passati
ai tentativi di disciplinamento.
Il dato in sé non deve stupire, essendo noto che in quegli ultimi decenni del XVI
secolo si andavano accrescendo le apprensioni dei dominanti per le situazioni di di-
sagio sociale, in quanto percepite come potenziali rischi di instabilità politica.
Sotto questo punto di vista la congregazione ferrarese rappresenta un indicatore
assai sensibile, considerata la sua alta data d’esordio. In effetti fino a quel momento
erano esistite soltanto la Casa dei catecumeni di Roma (dal 1543), quella di Venezia
(dal 1557) e quella di Bologna (1568), restando incerto l’anno d’apertura di quella di
Mantova, indicato da alcuni come 1574 e da altri, recentemente, come 1580.
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Forse vi erano ragioni contingenti, quali la folta comunità ebraica, ma va ricono-
sciuto che la capitale estense si era dimostrata da tempo assai ricettiva verso iniziati-
ve del genere. In tal senso è calzante il confronto con un’altra istituzione di assistenza
e controllo, cioè il monastero delle convertite, un cenobio sorto per accogliere le
prostitute intenzionate a riscattarsi. Tale parallelo è lecito, oltre che nel caso in esa-
me, anche su un piano più generale, in quanto ebrei e prostitute erano accomunati
entrambi dall’essere, sia pur a diverso titolo, «infames».
25
Pertanto le legislazioni
di varie città imponevano ad entrambi i gruppi di indossare contrassegni distintivi
dello stesso tipo e di sottostare a specifiche restrizioni. Non a caso nel 1543, accan-
to all’«hospitale» per i neofiti, il papa aveva fondato anche un monastero riservato
alle neofite, esattamente come per le ex-meretrici.
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Inoltre nel 1577 Gregorio XIII,
come ribadì l’obbligo per gli ebrei di assistere periodicamente alle prediche finaliz-
zate alla loro conversione, allo stesso modo impose alle prostitute di presenziare,
nel giorno di Santa Maria Maddalena, a una predica peculiare per far loro cambiare
23
ASFe,
ANAFe
, Antonio Colorni, matr. 715, pacco 14, fasc. 2, 4 gennaio 1576. Mancano
purtroppo elenchi degli iscritti a quella compagnia.
24
Si veda P. I
OLY
Z
ORATTINI
,
op. cit.
, p. 46. Il 1580 come data per Mantova è stato riferito da
Sara Campana con la relazione
La Casa dei catecumeni e la legislazione sulla conversione degli
ebrei a Mantova e nel mantovano fra XVI e XIX secolo
, presentata al congresso internazionale
AISG
Strategie e normative per la conversione degli ebrei dal medio evo all’età contemporanea
,
tenutosi a Ravenna dal 30 settembre al 2 ottobre 2013.
25
A questo proposito si veda G
IACOMO
T
ODESCHINI
, Visibilmente crudeli. Malviventi, sospetti
e gente qualunque dal medioevo all’età moderna
, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 147-153 (per le
meretrici) e pp. 171-194 (per gli ebrei): ringraziamo la professoressa Marina Caffiero per averci
cortesemente segnalato questo importante studio. Della stessa studiosa si veda, sebbene in rela-
zione a un diverso periodo storico, M
ARINA
C
AFFIERO
, «Ebree e convertite a Roma nell’Ottocento:
nuove fonti e problemi storiografici», in
Rivista storica del Lazio
, 13-14, 2000-2001, pp. 139-160.
26
P. I
OLY
Z
ORATTINI
,
op. cit.
, p. 31 con bibliografia specifica.
Ebrei a Ferrara 1.indd 224
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