Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 226

226
Andrea Faoro
«cosa e fattura» degli Estensi.
32
Sotto questo profilo abbiamo richiamato il parallelo
con quanto avvenuto per il monastero delle convertite, ma ora possiamo aggiungere
l’esempio di Modena. Infatti in quegli stessi anni nella seconda città dello stato esten-
se andava costituendosi una Casa per catecumeni grazie al contributo finanziario del
Comune: «Si ponevano così i convertiti sotto la protezione della città, fatto di non
poco conto in una realtà fieramente municipale come quella modenese».
33
La nostra guida procede così:
Questo numero s’accrebbe a 30, aggiungendo et aggregando alla congregazione altri
cavallieri, dottori, cittadini, canonici, sacerdoti, curiali e mercanti, oltre il vescovo pro
tempore o suo vicario, che sempre intervenivano con tutti li sopradetti alle adunan-
ze. Alle quali, oltre l’instruttore, stato sempre un sacerdote della compagnia di Giesù,
v’intervenne ancora per qualche tempo il padre rettore della medesima compagnia di
Giesù et anche il padre guardiano de capuccini, né si sa d’altri religiosi che vi siano mai
assistiti.
34
L’aumento dei componenti rispondeva probabilmente alla necessità di incremen-
tare le finanze della Congregazione attraverso le quote sociali. In effetti, il reperi-
mento dei fondi costituì sempre il problema principale dell’istituto, come di quasi
tutti quelli del suo genere:
35
8. Quando si fondò la Casa molti si obligorono di pagare un tanto l’anno, chi più e chi
meno e per tempo determinato. In questa volontaria tassa concorsero non solo i deputati
della congregazione, ma dame, cavallieri, cittadini, mercanti, artieri et etiamdio le reli-
gioni, le confraternite, le arti ecc.
9. Per sapere chi potesse aiutare quest’opra li parochi diedero nota delle persone facolto-
se esistenti nelle loro parochie.
10. Questa tassa si accresceva o cessati si rinovava ne bisogni straordinarii della Casa
[…]
18. V’era pure una congregazione di gentildonne e cittadine, le quali elegevano la loro
priora gentildonna, cavandola a sorte. Facevano poi una sottopriora, due consigliere e
due visitatrici. Il loro numero era di 20, alle volte però più, altre meno e la maggior parte
erano dame. Si radunavano in casa della priora o nella Casa de cathecumeni per le cose
attinenti al loro impiego, sempre con l’assistenza del priore e dell’instruttore, o d’altri
deputati dal vescovo o dal priore per lui. La priora con altre deputate si dividevano i
quartieri della città, visitando le neofite, esaminando la loro vita, costumi, bisogni e poi
riferivano nelle adunanze come sopra. Havevano autorità sopra le neofite di correggere,
avvisare etc. come sopra figlie, con dipendenza però in cose gravi dal priore etc. et have-
vano le loro regole, che si possono ancora vedere […]
32
L
UCIANO
C
HIAPPINI
,
La chiesa di Ferrara fra Umanesimo e Riforme
, in L
UCIANO
C
HIAPPINI
- W
ERTHER
A
NGELINI
- A
MERIGO
B
ARUFFALDI
,
La Chiesa di Ferrara nella storia della città e del suo
territorio. Secoli XV-XX
, coordinatore A. Samaritani, Corbo, Ferrara 1997, p. 42.
33
M
ATTEO
A
L
K
ALAK
- I
LARIA
P
AVAN
,
Un’altra fede. Le case dei catecumeni nei territori estensi
(1583-1938)
, Olschki, Firenze 2013, p. 9.
34
ASDFe, CC, 2/15,
Registro di varie notizie
pp. 1-2 § 2.
35
Per Roma e Venezia si veda P. I
OLY
Z
ORATTINI
,
op. cit.
, pp. 32-35 e 75-90.
Ebrei a Ferrara 1.indd 226
07/04/14 11:42
1...,216,217,218,219,220,221,222,223,224,225 227,228,229,230,231,232,233,234,235,236,...384
Powered by FlippingBook