Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 230

230
Andrea Faoro
(3 conti, 7 «signori» e 5 «ms» ovvero maestri o messeri, cioè artigiani e piccoli pro-
fessionisti). Colpisce l’assenza del giudice dei savi o di un suo delegato, ma forse era
rappresentato dal citato fattore ducale Coccapani, presente all’appello.
La sezione femminile invece era composta da 13 socie (ma l’elenco venne la-
sciato in sospeso), a capo delle quali stava come priora una contessa.
47
Del resto rimaneva saldo anche il rapporto con le confraternite, nel cui seno si
era sviluppata la congregazione: ancora nel 1590 la compagnia della Buona Morte
avrebbe offerto elemosine per restauri alla Casa.
48
Ma in breve si assisté a una ‘clericalizzazione’ dell’opera, forse resa inevitabile
dalla necessità di raccogliere maggiori offerte, come indiziato dall’infoltimento dei
partecipanti.
49
Così il 6 gennaio 1593, dinnanzi al presule, comparvero il vicario
vescovile, ben 6 canonici della cattedrale e un monsignore, 4 «molto illustri signo-
ri» (fra cui appena un conte e un cavaliere), 9 «signori» (dei quali 4 «dottori») e 10
«magnifico ms».
50
Certo i laici restavano in ampia maggioranza, ma la componente
ecclesiastica, oltre che rinforzatasi nel numero, godeva di maggiore levatura e peso,
sociale ed economico, in specie a fronte della riduzione dei nobili. Non per nulla dal-
la metà degli anni Ottanta, fino almeno ai primi del Seicento, i priori vennero scelti
sempre fra i canonici della cattedrale.
Tra questi ultimi non si può non dedicare un cenno a don Girolamo Bovi, «dotto-
re di sacra teologia, mansionario della chiesa cattedrale di Ferrara e canonico sopra-
numerario della medesima», nonché priore della Casa nel cruciale 1584, al momento
dell’acquisto della sede.
51
Nel suo testamento, dettato l’anno prima al solito notaio Francesco Gioia, si
dimostrò assai legato ai gesuiti, ma in compenso lasciò alla congregazione per i ca-
tecumeni una vasta proprietà fondiaria sita in Cocomaro, poco lontano dalla città.
52
Benché il legato fosse gravato di non pochi oneri a scopo pio, quando il testatore
passò agli eterni riposi, nel 1596, «questo luogo [cioè la Casa, ne] venne ampliato
molto di facoltà», non tanto però da risolvere i suoi ormai cronici problemi di cassa.
53
Non sorprende pertanto che nel 1598, appena recuperata la città, papa Clemen-
te VIII abbia imposto immediatamente alle sinagoghe di Cento, Lugo e Ferrara di
versare ciascuna, ogni anno, 10 ducati di camera alla Casa dei catecumeni dell’ex
capitale estense.
A questo riguardo va precisato innanzitutto che la somma in sé non costituiva
un importo granché elevato, come dimostra il fatto stesso che era pagabile anche da
comunità ebraiche ben più piccole e dunque meno ricche di quella ferrarese, cioè
appunto quelle di Cento e di Lugo.
54
Inoltre nei circa 120 anni successivi venne tra-
scurato di adeguare l’importo effettivo alla continua rivalutazione di quella moneta,
47
ASDFe, CC, 2/22, carta sciolta.
48
Ivi
.
49
Si veda il testo in corrispondenza della nota 34.
50
Ivi
. Nessuna traccia del gruppo femminile.
51
ASFe,
ANAFe
, Francesco Zoia, matr. 694, pacco 6, 8 maggio 1584.
52
ASDFe, CC, 4/1,
1757. Direttorio dell’archivio de catecumeni
, pp. 49-53.
53
A. G
UARINI
,
op. cit.
, p. 194.
54
Dettaglio non colto da chi ha scritto al proposito: A
NDREA
Y. L
ATTES
, Gli ebrei di Ferrara e
le imposte per i catecumeni
, in
Rassegna mensile di Israel
LXV, 1999, pp. 41-54, ma soprattutto il
contributo del medesimo studioso nel presente volume.
Ebrei a Ferrara 1.indd 230
07/04/14 11:42
1...,220,221,222,223,224,225,226,227,228,229 231,232,233,234,235,236,237,238,239,240,...384
Powered by FlippingBook