Sguardi dall'interno. La predicazione di Mordekhay Dato tra «bona raccolta» e «mala compania»
205
duzione dell’obbligo, per gli ebrei, di assistere alla celebrazione cristiana il sabato
pomeriggio, lo scontro tra le religioni si sposta sul piano del contrasto dialettico, del-
lo scontro intellettuale. La parola, la verità posseduta e la comunicazione diventano,
come si è visto, elementi portanti della messa in discussione dell’identità altrui, e
della difesa della propria.
2. Anima malvagia e aria infetta. Il rapporto tra psicologia e fisiologia nell’era
postdiluviana
Ciò che traduce la modellazione teorica in possibilità epistemologica è, eviden-
temente, l’analisi di un caso specifico, il perseguimento, cioè, del tentativo di inter-
pretazione di un testo calato nel suo contesto di produzione e di fruizione. La scelta
dell’autore dipende, in questo caso, dal desiderio di mostrare un esempio concreto ad
attestazione dei processi di acculturazione a cui l’ebraismo estense era soggetto, ben
oltre i semplici condizionamenti sedimentati nei fenomeni di testualità diglottica
52
e
di ibridazione linguistica e semantica. Mordekhay Dato non si limita a sovrapporre
i sistemi linguistici, ma attua un’operazione di integrazione culturale, introducendo,
nella propria opera di
darshan
, sollecitazioni tratte dalla tradizione classica. La scelta
del testo si pone in collegamento naturale con il tema della Giornata Europea della
Cultura Ebraica del 2013, focalizzata sul rapporto tra ebraismo e natura.
Da una parte, infatti, Dato cerca di offrire un’intensità visuale e una oralità si-
nestetica che consentano all’assemblea di calare l’esegesi biblica nella quotidianità,
semplificando concetti teologicamente e filosoficamente poco riconducibili a sem-
plici metafore. Il predicatore afferma che «Onii uno che desidera fare bona raccol-
ta, prima zerca seminar bene», distinguendo la necessità di valutare «la semina, la
semente e ‘l bon terreno», riportando il tema della scelta etica, dell’ortoprassi, dalle
sfere complesse della tassonomia halakhica alla familiarità concreta dell’esperienza
di vita. Dall’altra, la complessità concettuale ed epistemologica si spinge molto oltre,
facendo interagire alla tradizione ermeneutica ebraica una prospettiva che rimescola
il rapporto tra visibile e invisibile, tra immanenza e trascendenza, tra atteggiamento
fideistico e
fides quaerens intellectum
, senza che tuttavia la metafisica perda mai il
suo ruolo di conoscenza veritativa.
53
già consolidata, tra il 1515 e il 1516 si assiste alla prima, vera istituzione di un ghetto in Europa,
quello di Venezia. La consuetudine, in questo caso, trovava nell’istituzionalizzazione di una forma
di vita urbana la fine del valore spontaneo dell’aggregazione etnocentrica (in senso positivo, non
necessariamente etnicista). La degenerazione delle politiche isolazioniste si ebbe però soltanto nel
1555, con la bolla
Cum nimis absurdum
di Paolo IV. Nella vasta produzione in proposito, si veda-
no in particolare R. B
ONFIL
,
Gli ebrei in Italia all’epoca del Rinascimento
, Sansoni, Firenze 1991
e A
NNA
F
OA
,
Ebrei in Europa. Dalla peste nera all’emancipazione: XIV-XVIII secolo
, Laterza,
Roma-Bari 1992. Per una feconda rilettura del ghetto come spazio di confine -citando l’autore, uno
«spazio di malinteso»: P
IERO
Z
ANINI
,
Significati del confine. I limiti naturali, storici, mentali
, Bruno
Mondadori, Milano 1997, 92-105
52
C
HARLES
A. F
ERGUSON
,
La diglossia
, in
Linguaggio e contesto sociale
, a cura di P.P. Giglioli
& G. Fele, Il Mulino, Bologna 2000, pp. 185-205.
53
Ora, sappiamo che tra Medioevo e Rinascimento si sviluppa un fortissimo interesse, per
qualche secolo rimasto un po’ silente, per la comprensione del cosmo, dei suoi meccanismi, spesso
in una fusione tra livelli ontologici e una sovrapposizione inevitabile tra non comprensione di una
Ebrei a Ferrara 1.indd 205
07/04/14 11:42