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Luca Baraldi
tempo messianico –
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e la frammentazione dell’unità politico-religiosa dell’Europa
cristiana offrono solide basi per la riformulazione della predicazione ebraica.
Soprattutto nel caso italiano, grazie anche all’ibridazione delle sensibilità fi-
losofiche e alla recettività trasversale che caratterizza l’ebraismo della penisola, la
predicazione assumerà toni anche molto aspri nei confronti del cristianesimo. Una
predicazione reattiva, dunque, che si pone come elemento di salvaguardia di un’iden-
tità altrimenti infragilita dall’accettazione della azione cristiana di pressione conver-
sionistica. Una predicazione che fronteggia le dichiarazioni antiebraiche con dichia-
razioni di difesa e rivendicazioni di fondatezza ed evidenza della condizione elettiva.
Una predicazione che, rimescolando le fonti legittimanti – la
Torah
e il
Talmud
– co-
struisce riflessioni atte al riconoscimento di una superiorità, di una condizione umana
prediletta nei confronti di Dio. Una predicazione che prende i contenuti dell’alleanza,
ne riconosce e ne riporta alla luce gli elementi di tradizione, che reagisce alla cristia-
nità non più con l’accettazione di una condizione di inferiorità, ma appellandosi al
valore dell’ebraismo, alla storiosofia, alla concezione teologica della storia,
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che è
storia orientata e dotata di un sovrasignificato. L’identità può essere definita per ac-
cumulazione progressiva di connotati, come può avvenire nella scultura
a porre
(per
apposizione), o può invece essere definita in negativo, come nella scultura
a torre
(per asportazione), attraverso cioè l’individuazione di ciò che non è. In questo caso,
la predicazione dei controversisti assume, sia da parte cristiana sia da parte ebraica,
un ruolo fondamentale nella definizione e per la comprensione di ciò che non si è.
Così come la tradizione cristiana aveva condotto alla formazione di una scuola di
predicazione controversista, finalizzata esclusivamente alla confutazione della va-
lidità di una posizione eterodossa, eretica o non cristiana, l’ebraismo riconosce, sul
finire del XV secolo, la necessità di rispondere con le stesse armi. L’identità, in un
contrasto verbale, va difesa non soltanto con la conservazione dei propri tratti, ma
con la confutazione dei tratti dell’altro. Si innesca un processo di contrasto intellet-
tuale – che purtroppo spesso sfocia in ben altro – che tra XV e XVII secolo induce
a un fittissimo scambio di posizioni, anche con toni molto forti, tra predicatori ebrei
e predicatori cristiani. Di anno in anno, di decennio in decennio, soprattutto dopo
l’istituzione delle Case dei catecumeni
50
e dei ghetti
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nelle città italiane, con l’intro-
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La cacciata dalla Spagna determina il risveglio di un sentimento messianico, certamente
influenzato dall’evoluzione del pensiero cabalistico e dalla rinnovata venatura teosofica ed escato-
logica della scuola di Safed. L’ebraismo sefardita si orienta infatti verso le coste italiane e le coste
levantine del Mediterraneo, entrambe zone che facevano parte della medesima rete di relazioni
commerciali. I contatti e gli scambi, anche intellettuali, esistenti tra le due aree geografiche, deter-
minarono un risveglio escatologico-messianico di carattere cabalistico nella penisola italiana. In
proposito di veda G
ERSHOM
S
CHOLEM
,
La qabbalah
, Mediterranee, Roma 1982, pp. 174ss.
49
Sulla concezione teologica della storia nell’ebraismo, si veda Y
OSEF
H. Y
ERUSHALMI
,
Za-
khor: Jewish History and Jewish Memory
, University of Washington Press, Seattle 1982, pp. 53ss.
50
Nell’anno 1543 Ignazio di Loyola ottenne da Paolo III l’autorizzazione a creare, a Roma,
un luogo deputato all’accoglienza di quanti volessero abbracciare la vera fede. Progressivamente
l’attività dell’istituzione trovò una configurazione ed una missione più definita, affiancata poi dalle
case dei Neofiti, concepite invece per la conservazione della fede acerba acquisita con la conver-
sione. Per il tema delle politiche papali nei confronti degli ebrei, si faccia riferimento a K
ENNETH
R. S
TOW
,
Catholic Thought and Papal Jewry Policy (1555-1593)
, Jewish Theological Seminary of
America, New York 1977.
51
Sebbene la tendenza alla separazione urbanistica tra zone cristiane e zone ebraiche fosse
Ebrei a Ferrara 1.indd 204
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