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Luca Baraldi
il trasferimento sappiamo poco o nulla, ma abbiamo notizie dei rapporti dei Dato con
un’importante famiglia di banchieri ebrei. In particolare, la vicinanza tra Mordekhay
Dato e Yehiel da Pisa, ipotizzata da Roberto Bonfil nella sua opera fondamentale sul
mondo dei rabbini rinascimentali,
4
sembra confermata anche su base paleografica e
bibliologica dalle recenti ricerche condotte da Attiah.
5
La prima opera con cui Dato si cimentò fu un trattato monumentale di escato-
logia, il
Migdal Dawid
, composto tra il 1555 e il 1558 a Ferrara, il cui manoscritto
è attualmente conservato presso la Bodleian Library di Oxford.
6
L’opera forniva,
sulla base dell’applicazione delle tecniche gematriche e di permutazione numerica,
la data ipotetica della venuta del Messia.
7
Negli stessi anni in cui Dato scrisse il
suo
Migdal Dawid
, Ferrara vide la compresenza di grandi fermenti intellettuali,
centrali per la sensibilità e per la storia culturale e politica dell’ebraismo italiano. Si
pensi alla pubblicazione del
Ma’yenei ha-Yeshu’ah
di Isaac ben Yehudah Abraba-
nel
8
(1551), della così detta
Bibbia di Ferrara
data alle stampe da Avraham Usque
(1553),
9
delle opere di Samuel Usque e di Bernardim Ribeiro (rispettivamente nel
1553 e nel 1554), del recupero progressivo delle opere e del pensiero di Yedaiah
ben Avraham Bedersi ha-Penini,
10
della contemporanea pubblicazione dell’opera
Hasut kašah
di Isaac ben Mošeh Arama nella vicina Sabbioneta (1552). In questo
contesto, favorita dall’emanazione del salvacondotto da parte di Ercole d’Este, eb-
be luogo, nell’anno 1551, ebbe luogo un fenomeno di massiccia immigrazione dalla
penisola iberica e dall’Italia meridionale, soggetta alla corona spagnola. Importanti
famiglie di mercanti e banchieri approdarono a Ferrara, portando prestigio, risorse
e aprendo le porte a relazioni istituzionali e commerciali di rilevanza fondamentale
per la realtà italiana, ben oltre i confini del ducato. Si pensi, tra gli altri, a Gracia
Nasì e alla famiglia Abravanel, veri centri nevralgici dell’ebraismo internazionale
dell’epoca. Le rinate reti commerciali con l’oriente mediterraneo, in particolare
del XVI secolo è A
RON DI
L
EONE
L
EONI
, «Gli ebrei sefarditi a Ferrara da Ercole I a Ercole II, nuove
ricerche e interpretazioni», in
La Rassegna Mensile di Israel
, LII n. 2-3, maggio-dicembre 1986,
pp. 407-446.
4
R
OBERTO
B
ONFIL
,
Rabbis and Jewish Communities in Renaissance Italy
, The Littman Library
of Jewish Civilisation, London – Washington 1993.
5
E. A
TTIAH
,
La bibliothèque du cabaliste italien Mordekhay Dato: nouvelles epreuves
. L’arti-
colo sarà pubblicato sul prossimo numero di
Revue des études juives
.
6
Bodleian Library, Ms. Opp. Add. 4°153.
7
Secondo i più doveva essere il 1575 l’anno della redenzione, sulla base dell’esegesi nu-
merica del versetto: «Non sarà tolto lo scettro di Giuda, né il bastone del comando di tra i suoi
piedi, finchè verrà Shiloh» (Gn 49,12). Il valore numerico delle consonanti di Shiloh (335) rinvia
all’anno ebraico 5335, corrispondente al 1575 dell’era volgare. Al contrario Ya’aqov Mantino,
attribuendo un valore numerico alla parola
mašiah
(358), ricondusse la data al 3358, ossia il 1598
dell’era volgare. M
OSHE
I
DEL
,
Mistici messianici
, Adelphi, p. 208. L’intero mondo ebraico italiano
era percorso da questa forte attesa escatologica, come dimostrato in D. TAMAR, «La previsione in
Italia dell’anno della redenzione nel 1575» (in ebraico), in
Sefunot
, 2, 1958, pp. 61-68
8
Fondamentale l’opera di
J
EAN
-C
HRISTOPHE
A
TTIAS
,
Isaac Abravanel. La mémoire et
l’espérance
, Cerf, Paris 1992.
9
In proposito: P
IERO
S
TEFANI
, «
La Biblia española di Ferrara»,
in Schifanoia
, n. 40-41 (2011),
pp. 89-95.
10
A. S. H
ALKIN
,
Yedaiah Bedershi’s Apologo
, in
Jewish Medieval and Renaissance Studies
, a
cura di A. Altmann, Harvard University Press, Cambridge 1967, pp. 164-184.
Ebrei a Ferrara 1.indd 194
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