Sguardi dall'interno. La predicazione di Mordekhay Dato tra «bona raccolta» e «mala compania»
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dissolti nell’edizione a stampa, priva di tratti deputati a distinguere le parole dei
differenti autori.
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Dato rappresenta dunque in modo evidente il punto di contatto
tra matrici filosofiche e sensibilità religiose differenti, la convergenza tra la filosofia
ebraica razionalista e il pensiero neoplatonico di scuola italiana, la
qabbalah
pratica e
la speculazione mistica. Proprio a partire da questa condizione di contaminazione tra
livelli interpretativi, di sovrapposizione tra prospettive filosofiche, vorrei muovere i
passi per proporre la selezione di alcuni passaggi da un’omelia sanfeliciana, per tra-
valicare i limiti del modello storiografico e per andare a interagire in maniera diretta
con la sedimentazione esperienziale e con la concretezza.
Le due
iuncturae
che compongono il titolo, «bona raccolta» e «mala compania»,
sono tratte dal testo di due sermoni, di due differenti
derashot
. Il primo, a cui farò
un breve riferimento, dalla
parasha
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Haye Sarah
, relativo a Gen 23,1-25,18, e il se-
condo, su cui mi soffermerò con più attenzione, dalla
parasha Noakh
, relativo a Gen
6,9-11,32. Prima ancora, però, di varcare la soglia del testo, credo che sia importante
cogliere l’occasione per problematizzare l’analisi della predicazione ebraica, per cer-
care di fornire un modello interpretativo che consenta di comprendere, al di là della
testimonianza testuale, il valore rappresentativo di un testo prodotto come reazione
ad un contesto, anziché come modello.
1. Il valore della predicazione per la comprensione della storia sociale
La predicazione è parola pensata per la condivisione di una sensibilità comune,
a fronte di un contesto quotidiano di cui i membri della comunità conoscono i tratti
e le ombre.
I sermoni e la produzione omiletica ebraica possono rappresentare, per lo stu-
dioso, un importante bacino di testimonianze, un complesso testuale all’interno del
quale trovare disseminate impronte e tracce preterintenzionali di un contesto, di un
particolare evento, di una sensibilità storica e religiosa specifica e rappresentativa di
una società, o ancora di un gruppo umano delimitato e definibile attraverso l’integra-
zione di fonti letterarie e di fonti archivistiche. La predicazione possiede un potenzia-
le informativo che ci riporta dati altrimenti perduti, non contenibili o rappresentabili
nelle forme prestrutturate della produzione documentale o della regimentazione am-
ministrativa degli eventi e delle dinamiche storiche.
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summa del
Pardes Rimmonim
di Cordovero, arricchita dai commenti di Mordekhay Dato, che ne
aveva importato in Italia la rielaborazione cabbalistica.
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L’edizione purtroppo non ha introdotto elementi di distinzione grafica tra i commenti di
Dato e il testo originale di Gallico, disperdendo la specificità delle sensibilità intellettuali. Una col-
lazione degli esemplari esistenti forse consentirebbe l’individuazione delle due differenti paternità
del testo: in proposito si veda il ms Add 27.091 della British Library.
24
Le
parashot
sono le 54 sezioni della
Torah
funzionali alla lettura liturgica, sulla base del nu-
mero delle settimane stabilito dal calendario lunisolare ebraico. La suddivisione, istituzionalizzata
con il
Mishne Torah
di Maimonide, corrisponde in realtà alla ricezione del modello di suddivisione
masoretico. Il calendario ebraico è basato sul ‘ciclo metonico’ (dall’astronomo Metone), un mo-
dello derivante dall’approssimazione aritmetica del moto reale medio del sole e della luna. Il ciclo
è composto di 12 anni di 12 mesi e da sette anni di 13 mesi (91 mesi), il tredicesimo dei quali, nel
calendario ebraico, prende il nome di
Adar Sheni
.
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In proposito: C
ARLO
G
INZBURG
, «Tactiques et pratiques de l’historien. Le problème du té-
Ebrei a Ferrara 1.indd 197
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