Sguardi dall'interno. La predicazione di Mordekhay Dato tra «bona raccolta» e «mala compania»
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comunicativa in sede di predicazione ebraica, la comunità ha reagito agli stimoli, alle
riflessioni, alle osservazioni del predicatore.
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L’efficacia della predicazione in senso costruttivo per l’orientamento dell’opi-
nione e la tutela della verità religiosa – e, nel caso cristiano, della rielaborazione
teologica delle disposizioni giuridiche e politiche della Chiesa – implica tuttavia il
rischio della diffusione non controllabile di messaggi dissidenti, o non allineati con
la linea stabilita dall’ortodossia. La Curia romana si trova più volte dinanzi al dif-
ficile compito di cercare un equilibrio tra la necessità di capillarità della presenza
e della predicazione sul territorio, e il rischio di diffusione di messaggi travisati.
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Osservando lo scenario cristiano, il caso di Girolamo Savonarola è un esempio lam-
pante di come la parola fosse uno strumento temuto e controllato con ogni mezzo.
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La coscienza da parte delle istituzioni ecclesiastiche della fragilità del problema,
e della necessità di introdurre elementi di radicale cambiamento, determina, anche
nell’ebraismo, una progressiva individuazione di potenziali linee di sviluppo di una
forma di predicazione marcatamente condizionata dalla specificità dei contesti. No-
nostante i limiti imposti dalla frammentarietà delle linee di orientamento interne alle
istituzioni della Chiesa cattolica, va rivelata una progettualità di ampio respiro nel
delineamento di un progetto di elevazione culturale del clero, che culminerà, con il
Concilio di Trento, nella definizione di criteri minimi del livello culturale per l’am-
missione alla ricezione dei voti, e per la prospettiva di carriera nella gerarchia eccle-
siastica.
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In particolare il clero regolare – in modo prevedibile, soprattutto alcuni
ordini itineranti, votati alla predicazione – attesta un’attenzione per l’esercizio del
talento narrativo e per l’uso sapiente della lingua che deve essere potenziato e raffi-
nato nella pratica della predicazione. In uno scenario di convivenza forzata – talvolta,
come in alcuni casi dello scenario italiano,
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tutelata e sollecitata dal governante –
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Certamente la capacità comunicativa interna dipendeva dal largo uso del vernacolare anche
nella predicazione ebraica. Sebbene datato, una riflessione interessante sull’argomento è offerta
dall’articolo di L
ELIO
D
ELLA
T
ORRE
, «In quale lingua si predicò in Italia ne’ tempi passati?», in
Corriere Israelitico
, I (1862-63).
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Oltre all’evidente portata di natura amministrativa, la Visita Pastorale sancita durante il
Concilio di Trento acquisisce una funzione, solo parzialmente studiata, di promozione e circolazio-
ne dell’ortodossia. Lo attesta in modo evidente un canone del
Decretum de reformatione
: «Scopo
principale di tutte queste visite deve essere quello di esporre la dottrina pura e ortodossa, dopo
aver frugato le eresie, di salvaguardare i buoni costumi e correggere quelli corrotti, di infiammare
il popolo, con esortazioni e ammonizioni, alla pietà, alla pace e alla purezza, e di stabilire secondo
la prudenza dei visitatori tutte le altre cose che, considerato il luogo, il tempo e l’occasione, pos-
sono portare frutto ai fedeli» (XXIV sessione,
Decretum de reformatione
, canone III, 11 novembre
1563).
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Interessante tra l’altro il caso anomalo del rapporto di Savonarola con il popolo ebraico, di
cui riteneva che i Fiorentini dovessero assumere il titolo di ‘popolo eletto’. R
OBERTO
S
ALVADORI
,
Gli ebrei di Firenze. Dalle origini ai giorni nostri
, Giuntina, Firenze 2000, p. 25. M
ARINO
C
IARDINI
,
I Banchieri Ebrei in Firenze nel Secolo XV e il Monte di Pietà fondato da Girolamo Savonarola
,
Tipografia Mazzocchi, Borgo S. Lorenzo 1907.
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Sono numerosi i decreti emanati durante il Concilio tridentino che affrontano il problema
del livello culturale del clero: «Non possono essere ammessi alla prima tonsura coloro che […]
non sanno né leggere né scrivere» (XXIII sessione,
Decretum de reformatione
, canone II, 15 luglio
1563). «Gli ordini minori saranno conferiti a quelli che arrivano almeno a capire la lingua latina»
(XXIII sessione,
Decretum de reformatione
, canone XI, 15 luglio 1563).
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Attilio Milano, delineando la storia dell’ebraismo italiano, ha parlato di porti sicuri o di zo-
Ebrei a Ferrara 1.indd 199
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