Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 103

«In casa d'Amadio Sacerdoti Mondovì: lui medesimo d'anni 35».
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che raramente faceva uso di tali nomi: incontriamo quindi Ottavio, Ottaviano e Ce-
sare fra gli uomini. È più numeroso il battaglione dei nomi femminili non tradizio-
nali: Livia, Cinzia, Flaminia, Diana, Fulvia, Giulia e Lidia denunciano un patrimo-
nio di conoscenze della romanità classica, mentre Isabella, Isotta, Laura, Beatrice,
Artemisia e Fiammetta presuppongono la frequentazione almeno della letteratura
quattro-cinquecentesca. Se alcuni di questi possono essere stati attribuiti per sem-
plice assonanza con il nome ebraico o per traduzione approssimativamente letterale,
altri avranno forse incarnato l’aspetto che l’ebreo voleva mostrare di sé a chi ebreo
non era. Un ‘tranquillo’ Angelo (con Agnolo e Agnolino, le sue versioni dialettali e
vezzeggiative) era certo meno scostante del corrispondente ‘estraneo’ Mordechai: i
carteggi non ebraici presentano una versione onomastica che spesso non corrisponde
appieno alla realtà vissuta nelle famiglie e nella Comunità Israelitica, permettendo
al
goy
di superare la difficoltà di pronunciare e scrivere nomi inconsueti e difficili.
La grande mole di informazioni che si può desumere dal censimento del 1692 e,
in seconda battuta, dal confronto con quello del 1630 è più prettamente inerente alla
costituzione dei gruppi familiari, che rivela appieno la complessità e l’articolazione
domestica della popolazione segregata, nell’ultimo scorcio del XVII secolo. In man-
canza di analisi specifiche sulla composizione dei nuclei domestici di altri ghetti,
53
ho fatto riferimento a studi demografici
54
relativi a quartieri e parrocchie,
55
in epoca
co nel Rinascimento
,
Nino Aragno, Torino editore, 2007. S
ILVIA
N
AGEL
,
L’
«
Officina ebraica
ferrarese
»
fra XV e XVI secolo
, in
Michele Savonarola. Medicina e cultura di corte
, a cura
di C. Crisciani - G. Zuccoli, Galluzzo - Micrologus’ Library/Sismel, Firenze 2011, pp. 251-
276. U
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,
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letteraria (sec. XIII-XX)
, Salomone Belforte & C., Livorno 2012. R
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,
Rabbini e
comunità ebraiche nell’Italia del Rinascimento
, Liguori, Napoli 2012, pp. 14-16 con la relativa
bibliografia.
Nell’ultimo lustro del Cinquecento, ‘Azaryah de’ Rossi dichiarava in modo esplicito l’origine
eterogenea della propria formazione culturale nell’introduzione al primo capitolo della sua opera
più famosa. G
IULIO
B
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,
Il terremoto di Ferrara nel “Me’or ‘Enaym” di ‘Azaryah de’ Rossi
, in
We-zo’t le-Angelo. Raccolta di studi giudaici in memoria di Angelo Vivian,
a cura di G. Busi, AISG,
Bologna 1993, p. 60.
53
La disomogeneità e la lacunosità delle rilevazioni inerenti ai ghetti è stata messa a fuoco
in A
LAN
C
HARLES
H
ARRIS
, «La demografia del ghetto in Italia (1516-1797 circa)», in
La Rassegna
mensile di Israel
, 33, 1967, pp. 1-67. L’autore riprende e puntualizza gli studi di A. Milano e C.
Roth sul tema, evidenziando al contempo che, proprio a causa di tale disorganicità, i rilevamenti
debbono essere usati ed esaminati «con precauzione» poiché da essi possono essere ricavate molte
informazioni, ma anche semplici opinioni. Più recentemente, secondo ottiche diverse e per alcune
aree italiane, il tema della demografia dei ghetti è stato affrontato in
Una lunga presenza. Studi
sulla popolazione ebraica italiana
, a cura di L. Allegra, Zamorani, Torino 2009.
54
P
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,
Il mondo che abbiamo perduto. L’Inghilterra prima dell’era industriale
, Ja-
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, in
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comunità veneta. Strutture, congiunture, episodi
, a cura di C. Povolo e Mario Vitella, Parrocchia di
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