Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 107

«In casa d'Amadio Sacerdoti Mondovì: lui medesimo d'anni 35».
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e nubili o di stato coniugale indeterminato, e abbattendo in misura consistente la
presenza di estranei in tutte le altre categorie. Calcolati in questo modo, i fuochi ri-
sultano 394 (Tabella 7), i capofamiglia sono 337 maschi e 57 femmine di cui 47 con-
vivono con figli (per cui si presume che siano vedove o mogli il cui marito è lontano).
L’estensore del censimento del 1630 non ha lasciato indizi sulla metodologia
applicata nel rilevamento e, allo stato della ricerca, non appare acclarato che esso
sia stato effettuato secondo la topografia del ghetto. La dimensione del piccolo
registro e la grafia fluida
67
spingono a ritenere che il censimento sia frutto della
trascrizione, compiuta comodamente a tavolino, di annotazioni prese girando casa
per casa, in ghetto. Troverebbero così spiegazione la doppia presenza (ricopiata due
volte?) della famiglia di David Rossi
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e alcune voci incomplete o poco chiare, for-
se appuntate malamente sul posto e poi non meglio investigabili e chiaribili lontano
dal ghetto. Se l’annessione degli individui soli ai nuclei familiari così come presen-
tato attraverso la Tabella 6 appare in qualche misura forzosa rispetto al documento,
essa è perfettamente allineata con quanto mostra la più esplicita registrazione del
1692 dove sono apertamente dichiarati ancora più numerosi gli estranei annessi alle
famiglie.
A fronte del massiccio novero di dozzinanti, la registrazione di fine secolo ri-
porta un numero di servitori conviventi
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nettamente inferiore ai 38 del 1630: sono
solo 15 (4 in via Sabbioni, 6 in via Gattamarcia e 5 in via Vignatagliata). Si segnala
quindi un calo consistente a meno di ritenere che il censimento del 1692 abbia ripor-
tato soltanto una parte delle informazioni e, in particolare, alcuni che risultano come
estranei appartenessero in realtà al personale di servizio. Come già rilevato da P. C.
Ioly Zorattini per il 1630,
70
la presenza di servitù risulta essere un fenomeno circo-
scritto alle famiglie più abbienti anche nel 1692: solo Moisè della Vida e Felice Coen
avevano due servitori (dichiarati) in casa.
71
Notare che non si annoveravano dozzi-
nanti nei fuochi dove erano presenti servitori da un lato stigmatizza la ricchezza di
tali famiglie, dall’altro non dimostra con certezza che, dove erano presenti affittuari,
per conseguenza fossero case indigenti o modeste.
Oltre al personale di servizio convivente, le uniche professioni che sono eviden-
ziate nel censimento del 1692 sono oste,
72
macellaio
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e tintore.
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Questa fonte non
si dimostra quindi funzionale a ricavare dati utili alla definizione della tipologia so-
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Al contrario, la datazione sulla carta esterna è di altra mano e riporta 30 febbraio 1630 con
correzione di 30 in 23.
68
La famiglia di David Rossi è registrata ai nn. 81-86 (con 6 componenti) e nn. 954-958 (con
5 componenti). Nel computo complessivo dei residenti si è tenuto conto del nucleo più numeroso.
In ogni caso questa discrepanza getta un’ombra su correttezza e completezza del censimento.
69
G. D
A
M
OLIN
,
Famiglia e matrimonio
, cit., in particolare il cap. V:
Famiglia e personale di
servizio
, pp. 191-215.
70
P. C. I
OLY
Z
ORATTINI
,
op. cit
., pp. 157-158.
71
Il rimanente personale di servizio era in casa di Iacob Zahalon, Moisè Amadio Rossi, Santo
Teglio, Lustro Finzi, Angelo Ancona e fratelli (questo è l’unico caso di un servitore), Lelio Neppi,
Cervo e fratelli Dina, Alessandro Vita e fratelli Finzi, Benedetto Massarani, Isach Norsa ed Ema-
nuel Italia.
72
ASDFe, fondo
Catecumeni
, 2/11, c. 9r: «Emanuel Levi Osto».
73
Ivi
, c. 15v: «Isach Bassan Beccaro».
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Ivi
, c. 18r: «Gratiadio Coen Tentore», a meno che non si debba intendere «Tentore» come
secondo cognome.
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