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lato delle caratteristiche di innova-
zione e coerenza della nuova
struttura, della flessibilità dell’uso
degli spazi dall’altro. Ciò allo
scopo di consentire il libero intrec-
cio di esposizioni temporanee e
permanenti, di spazi museali, di
attività di servizio, di luoghi della
ricerca e dello studio. Gli stessi
spazi museali avranno bisogno di
soluzioni espositive originali in
grado di fondere oggettistica tra-
dizionale e tecnologie virtuali
necessarie a raccontare una storia
così lunga e varia, non sempre
rappresentabile per immagini.
Nei prossimi anni la sfida sarà
mantenere insieme e far convivere
in maniera originale tutti questi
caratteri apparentemente antite-
tici e dar vita a una soluzione ori-
ginale e dinamica.
È sforzo comune di tutti i soggetti
che partecipano a questa affasci-
nante “avventura” ideativa e realiz-
zativa non aspettare l’ora fatidica
dell’apertura del Museo, ma pre-
parare a questo evento un largo
pubblico di studiosi e di persone
curiose di sapere attraverso la
creazione di eventi culturali che
contribuiscano a delineare il ric-
chissimo panorama dell’ebraismo
italiano. La mostra dei Diamanti e
la Festa del Libro Ebraico ne sono
un esempio non isolato.
that are able to blend the
traditional exhibits with virtual
technologies in order to tell a story
that is so long and varied, and
which can’t always be presented
with images.
In the coming years, the challenge
will be to keep together and
combine in an original way all
these
apparently
opposing
characteristics and come up with a
solution that is original and
dynamic.
This
fascinating
ideational
“adventure” is a joint effort by all
of the participants, and while we
wait for the new museum to open,
we must prepare scholars and
other interested people for the
event, through promoting cultural
events that contribute to
highlighting the rich panorama of
Italian Judaism. The exhibition at
the Palazzo dei Diamanti and the
Jewish Book Festival are not
isolated examples.
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Nello stesso tempo la città di Fer-
rara, in collaborazione con il
MiBAC e l’Agenzia nazionale del
Demanio, ha indicato come luogo
di realizzazione del MEIS un edifi-
cio storico (le ex carceri cittadine),
da trasformare completamente in
una sede museale adatta oltre che
in nuovo e del tutto originale
ingresso al centro storico della
città. Questa scelta, che a molti è
sembrata una complicazione nel
percorso realizzativo del MEIS, in
realtà era una condizione ed una
opportunità perché il nuovo
Museo nazionale e la città con il
suo centro storico patrimonio
Unesco (all’interno del quale si
trova il ghetto) si compenetras-
sero fin dall’inizio. Il museo era sì
nazionale ma doveva essere consi-
derato un pezzo particolare e coe-
rente del patrimonio architetto-
nico e dell’offerta culturale della
città.
Con la creazione degli organi
costitutivi del Museo (il Consiglio
di Amministrazione, il Comitato
scientifico) e in stretta collabora-
zione con il Centro di Documenta-
zione Ebraica di Milano si è poi
avviata la fase ideativa del futuro
Museo Nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah. La trasfor-
mazione non è stata meramente
terminologica ma di contenuto.
La presenza ebraica in Italia è
antica, più antica di quella cri-
stiana. Come raccontare in un
museo duemila anni di storia di
una comunità che ha attraversato
nei secoli momenti di assoluta
integrazione con le città e i terri-
tori in cui era presente e momenti
di discriminazione e persecu-
zione, di chiusura nei ghetti, fino
alla deportazione, alla Shoah e ai
giorni nostri? Questa la sfida
ambiziosa e affascinante su cui si
è lavorato e si sta ancora lavo-
rando in modo da poter fornire
un progetto espositivo compiuto
man mano che si inizia a costruire
il nuovo prestigioso contenitore
museale.
Tutte le esperienze diverse pre-
senti nel Cda e nel comitato scien-
tifico si sono poi trovate concordi
nell’indicare ai progettisti l’idea di
un museo che sia nello stesso
tempo un luogo capace di emo-
zionare il visitatore, di fornire
informazioni nuove allo speciali-
sta, di accogliere eventi culturali
oltre che esposizioni permanenti,
di essere uno spazio aperto anche
agli incontri e al tempo libero al di
fuori delle attività museali.
Infine, cosa ancor più importante
e singolare, i promotori conside-
rano il MEIS un luogo in cui si
debba narrare il difficile percorso
storico di una minoranza tra discri-
minazione e integrazione, non
solo a memoria esclusiva della
comunità ebraica ma a esempio e
monito dei grandi problemi di
integrazione e accoglienza che si
pongono al mondo contempora-
neo. Il MEIS vuole essere un
museo aperto e inclusivo anche in
questo senso.
Oggi i due percorsi paralleli di
ideazione del contenuto museale
e di progettazione del contenitore
si stanno incontrando. I progetti
che vengono presentati a Palazzo
dei Diamanti testimoniano da un
which to many seemed a
complication in realizing the MEIS,
was in reality an opportunity
because the new National
Museum and the city (and its
ghetto) with its UNESCO heritage
status seemed to have common
interests from the beginning. The
museum is national, but must be
considered to be a unique and
fitting part of the architectural
heritage and cultural offerings of
the city.
With the establishment of the
organizational structure of the
Museum (Board of Directors,
Scientific Committee) and in close
collaboration with the Centro di
Documentazione Ebraica (Jewish
Contemporary Documentation
Center) in Milan the first ideational
phase of the future Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah was begun. The
transformation was not merely of
nomenclature but also of content.
The Jewish presence in Italy is
ancient, more ancient than the
Christian. How does a museum
present over 2000 years of the
history of a community that over
the centuries had periods of
complete integration with the city
and territories in which they lived
and periods of discrimination and
persecution, of being shut into
ghettos, up to the deportations,
the Holocaust, and present times?
This is the fascinating and
ambitious challenge on which we
have been working, such that we
are building not only the physical
structure but also planning
collections that would be worthy
of such a prestigious museum.
Drawing on their wide range of
experience, the members of
the Board and the curatorial
committee have reached a
consensus and charged the
designers with creating a museum
that must simultaneously engage
the
visitor,
provide
new
information to the specialist, and
host cultural events. Furthermore,
in addition to the permanent
exhibitions the museum is to be a
space open to meetings and leisure
use beyond the museum’s
prescribed activities.
Finally, what is more important and
unique, the promoters wanted the
MEIS to be a place that would tell
of the difficult historical journey of
a minority between discrimination
and integration: that would not
only serve as an exclusive memorial
to the Jewish community but also
be an example and reminder of the
great problems of integration and
accommodation that still face the
world today. The MEIS should be
open and inclusive even in this
sense.
Today the two parallel paths of
ideation of the museum content
and planning the museum building
are intersecting. The projects that
will be presented at Palazzo dei
Diamanti show the innovation and
coherence of the new structure on
one hand, and on the other, the
flexible use of space. This allows a
meshing of the temporary and
permanent exhibitions, of museum
spaces, of services, and of study
centres. These museum spaces will
need original exhibition solutions