MEIS: architetture per un museo - page 46-47

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and all the other supporting
documentation.
The objectives of the project are
clearly defined in article 6 of the
Document: a new entrance
structure for the jail; restoration of
the men’s cell block; preservation
of the boundary walls and open
spaces; the possibility of severe
modifications to the middle
building (block B); the articulation
of the internal spaces, and other
needs relating to the museum. The
working group, more than just
filling the needs as expressed by
the actors in the program, has
stimulated thinking to achieve a
synthesis that was useful in
guiding the project.
The historical and formal analysis
of the buildings identified the
men’s cell blocks (C) as a building
of significance and has determined
the restoration needs. The
entrance building (the palazzina)
on via Piangipane, which makes up
the image of the ex-jail as seen
from the city, was excluded from
the announcement. Of the
buildings that make up the
complex, the middle block (B),
which held the offices, sick bay
and women’s cells, was discovered
to be in poor structural condition,
and therefore of lesser importance.
This information, alongside the
awareness that the new museum
would be difficult to adapt into the
physical size and shape of this
building, led the push for a
significant transformation or
replacement.
On the other side, however, many
ongoing projects of the municipal
Previous experience led to
choosing a competition in one
phase open to all planners in the
European Union (article 5). Given
the multiplicity of the themes to
deal with, the client requested that
each design team would include
an expert in Jewish culture, an
expert in multimedia and
educational museum planning, an
expert in restoration and one in
planning sustainable architecture
(article 7), so that each one could
guarantee a full understanding of
the issues, and not least, the
maintenance and management
requirements of the structure.
Article 4 of the announcement
defined the objectives of the
competition: the reuse of the ex-
penitentiary in via Piangipane in
Ferrara and the adjacent spaces;
the redefinition of these spaces,
both open and closed; the
planning of new spaces and the
arrangement of the museum
itself. At the same time, the
announcement
asked
the
participants to approach the
theme of the museum, although
limiting this to the proposal
process. The museum has as “its
purpose
to
illustrate
the
uniqueness of Italian Jewish history
within the wider context of the
European and Mediterranean
setting, and, furthermore, to
promote
cultural
activities
designed to build on, for the
present and the future, the wealth
of knowledge, activities, ideas and
experience, resulting from the
more than two thousand years of
Jewish presence in Italy.” At
present, the quantity of objects
that are held necessary to tell the
history of the Jewish Italians is not
sufficient, and must be supported
by other instruments, such as
those provided by technology.
If on one hand, the form of the
open competition allowed many
proposals to be presented, it also
ensured that the threshold of
prerequisites for the professional,
financial,
technical
and
organizational requirements of the
participants (article 7) was derived
directly from an evaluation of the
overall costs of the museum,
thereby creating a strong barrier
and calling for the cooperation
between those with different skills.
In this way, the client was able to
guarantee the reliability and
qualifications of the selected
group. Even this was a reason for
censure
of
the
previous
announcement on the part of the
authorities
in
charge
of
regulations. Attempts to force a
lowering of the level of the
prerequisites
to
broaden
participation in the competition
did, in fact, fail.
CB
The Planning Directive Document
(Documento di Indirizzo
Progettuale, DIP)
The real heart of the design
competition is the Planning
Directive Document (DIP in Italian),
the key that specifies the needs of
the client and therefore guides the
designers. It was from the work of
preparing this document that
came about the announcement
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disposizioni dell’articolo 74 della
Direttiva della Comunità Europea
n. 18 del 31 marzo 2004.
Nel caso del MEIS di Ferrara, si era
inizialmente optato per questa
procedura. Il tema è, infatti, di
notevole complessità e il bando
richiede ai concorrenti due distinte
progettazioni: il restauro ed ade-
guamento del complesso e l’idea
di allestimento del museo. Lo
sforzo che i progettisti avrebbero
dovuto sostenere per approfon-
dire un tema così complesso era
sembrato eccessivo per essere
affrontato nel suo insieme senza
potere avere la garanzia, tra l’al-
tro, di un rimborso spese. Tuttavia
le vicende dei casi già citati hanno,
alla fine, indotto a scegliere un
concorso in un’unica fase.
Sintesi del bando
Gli aspetti caratterizzanti dei
bandi, definiti dalla stazione
appaltante, sono nel dettaglio:
l’individuazione del tipo di con-
corso e dei suoi obiettivi, e la defi-
nizione dei requisiti di tipo profes-
sionale, economico-finanziari e
tecnico-organizzativi richiesti ai
partecipanti.
Le esperienze pregresse hanno
indotto a scegliere un concorso ad
una sola fase aperto a tutti i pro-
gettisti della comunità europea
(art. 5). Vista la molteplicità dei
temi da affrontare la stazione
appaltante ha richiesto che nel
gruppo di progettazione venissero
inclusi un esperto di cultura
ebraica, un esperto nella progetta-
zione di musei multimediali e
didattici, un esperto in restauro e
uno in progettazione sostenibile
degli edifici (art. 7), affinché cia-
scuno potesse garantire la piena
comprensione dei temi trattati,
non ultime le necessità di manu-
tenzione e gestionali della strut-
tura.
L’art. 4 definisce gli obiettivi del
concorso: il riuso del carcere di via
Piangipane di Ferrara e degli spazi
accessori, la ridefinizione degli
spazi aperti e chiusi, la progetta-
zione di nuovi spazi. Al contempo,
il bando chiede ai partecipanti di
affrontare anche il tema dell’alle-
stimento museale, seppure limi-
tandolo alla fase propositiva. Il
museo «ha come finalità istituzio-
nale quella di illustrare l’originalità
della storia ebraica italiana nel
contesto del più vasto ambito
europeo e mediterraneo e, dall’al-
tro, promuovere attività culturali
volte a mettere a frutto, per il pre-
sente e per il futuro, il patrimonio
di saperi, attività, idee ed espe-
rienze, testimoniate dalla più che
bimillenaria presenza ebraica in
Italia». Non essendo al momento
disponibile una sufficiente colle-
zione di oggetti si è ritenuto
necessario fornire l’indicazione
che la narrazione della storia degli
ebrei italiani dovesse essere sup-
portata da altri strumenti, tra cui
la tecnologia.
Se da un lato la forma del con-
corso aperto ha consentito a molti
di presentare una proposta pro-
gettuale, le soglie dei requisiti di
tipo professionale, economico-
finanziari e tecnico-organizzativi
introdotte (art. 7), che derivano
direttamente dalla valutazione del
costo complessivo del museo, ha
creato un forte sbarramento e invi-
tato all’accorpamento di studi
diversi. La stazione appaltante ha
potuto garantirsi in questo modo
della affidabilità e delle capacità
del gruppo prescelto. Anche que-
sto era stato un motivo di censura
di precedenti bandi da parte delle
autorità preposte al controllo di
regolarità. Il tentativo di forzare la
norma abbassando il livello dei
requisiti per consentire la parteci-
pazione ai concorsi più ampia pos-
sibile era, infatti, fallito.
CB
Il Documento di Indirizzo
Progettuale
Il cuore vero del concorso di pro-
gettazione è il Documento di Indi-
rizzo Progettuale (DIP), momento
centrale di verifica delle esigenze
della committenza e, allo stesso
tempo, di orientamento per i pro-
gettisti. È dal lavoro di prepara-
zione di questo documento che
discende il bando stesso e tutti gli
altri documenti.
È il DIP che definisce con chiarezza
all’art. 6 gli obiettivi del progetto:
un nuovo sistema di accesso al
carcere, il restauro del corpo delle
celle maschili, la salvaguardia dei
muri di cinta e degli spazi aperti, la
possibilità di profonde modifiche
del volume intermedio (corpo B),
l’articolazione degli spazi interni e
le esigenze di natura museogra-
fica. Il gruppo di lavoro, più che
compilare le esigenze espresse
dagli attori coinvolti nel pro-
1...,26-27,28-29,30-31,32-33,34-35,36-37,38-39,40-41,42-43,44-45 48-49,50-51,52-53,54-55,56-57,58-59,60-61,62-63,64-65,66-67,...
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