MEIS: architetture per un museo - page 10-11

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The conclusion of the international
design competition for the
building of the Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della
Shoah (MEIS) is the first step
towards completing an important
project that will leave an indelible
mark upon the urban structure of
the city, its social fabric and cultural
offerings.
The MEIS will fit well into a city
that is respectful towards the
culture of the Jewish people, who
will be the subject of the new
Museum, and will enhance in
quality and value the rich cultural
heritage of the city already present
at a national and international
level. In particular, this value will
certainly be amplified by the social
and ethical significance of this
important exhibition project.
The participation of over 50 design
proposals surely confirms the
expectation that this Museum,
once built, will be an essential
reference point for the cultural
world. First, there is its architectural
significance: many great names
and prestigious studios have
participated in the competition,
and so the winning project shows
merit in being distinguished from
among them. The great interest
and high design quality of the
submissions has made it important
to exhibit all the proposals, just to
demonstrate the level of excellence
that may be found.
The competition and the exhibition
that is derived from it are the result
of the efforts of many, but I would
like to express an informal
recognition of all the hard work by
the staff at the Regional Direction
for Cultural Heritage in Emilia-
Romagna and at the Comune of
Ferrara in addition to the MEIS
Foundation itself.
On behalf of the Provincial
Government, it has been an
honour to be able to contribute to
this project by hosting the
commission at the Castello Estense
in the rooms known as “Via
Coperta” in the apartment of
Alfonso I.
The project chosen by the jury, as
laid out in the grounds for their
decision, is characterized by its
openness to the entire city, already
so rich in places of significance to
Jewish culture, and I think this is
auspicious for the future of the
MEIS, in that in addition to being
“a centre” in which to acquire
knowledge, it inspires further
studies and explorations.
tuali ha confermato che questo
Museo è nelle aspettative, e certo
sarà nella sua realizzazione e nella
sua attività, un punto di riferi-
mento imprescindibile per la cul-
tura mondiale. A partire proprio
dal peso che avrà nel panorama
dell’architettura contemporanea: al
concorso hanno partecipato grandi
nomi e studi prestigiosi, cosa che
accresce il merito del vincitore che
ha saputo evidentemente distin-
guersi tra progetti di grande inte-
resse e di elevata qualità pro-
gettuale, e che ha reso insopprimi-
bile la volontà di esporre tutte le
proposte, proprio per l’eccellenza
che rappresentano.
La gara e la mostra che ne deriva
sono il frutto dell’impegno di tanti,
ma desidero esprimere un non for-
male riconoscimento per l’intenso
lavoro affrontato fin qui alla Dire-
zione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna
e al Comune di Ferrara, oltre che
agli organismi dello stesso MEIS.
Per l’Amministrazione Provinciale è
stato un onore poter contribuire a
questa impresa ospitando nel
Castello Estense i lavori della com-
missione e mettendo a disposi-
zione le stanze dell’appartamento
di Alfonso I, nella cosiddetta Via
Coperta.
Il progetto scelto dalla commis-
sione, si legge nelle motivazioni, è
caratterizzato dalla apertura all’in-
tera città, già così ricca di luoghi
significativi per la cultura ebraica,
e mi pare che questa possa essere
un auspicio da rivolgere al futuro
del MEIS: diventare un “centro” dal
quale, oltre alla conoscenza, si pos-
sano seguire tracce e suggestioni.
M
ARCELLA
Z
APPATERRA
Presidente della Provincia di Ferrara
President of the Province of Ferrara
La conclusione del concorso inter-
nazionale di progettazione della
sede del Museo Nazionale del-
l’Ebraismo Italiano e della Shoah
rappresenta un nuovo importante
passo avanti verso la realizzazione
di un intervento che lascerà un
segno indelebile nell’assetto urba-
nistico della città, nel suo tessuto
civile e nella sua proposta culturale.
Il MEIS si inserirà, infatti, in una
città molto attenta e rispettosa nei
confronti della cultura che il Museo
racconterà e ricca di proposte cul-
turali, non nuove ad una dimen-
sione nazionale ed internazionale,
elevandone ulteriormente la qualità
e il valore. In questo caso specifico,
tale valore sarà sicuramente ampli-
ficato dal significato civile e morale
di questo importante progetto.
La numerosa partecipazione di
oltre cinquanta proposte proget-
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infatti, che nemmeno nell’epoca
dei ghetti, simbolo di segrega-
zione, si arrestò questo continuo
processo di osmosi che favorì
intensi e sorprendenti contatti cul-
turali tra la piccola minoranza
ebraica e la stragrande maggio-
ranza cristiana.
Questo Museo dell’Ebraismo Ita-
liano dovrà, quindi, essere non solo
la testimonianza di secoli di storia,
ma anche un laboratorio fecondo
per offrire al nostro paese l’occa-
sione di un confronto sulle con-
traddizioni del passato e sulle sfide
del futuro.
Infine: dopo le leggi cosiddette raz-
ziali del 1938 e gli anni bui della
persecuzione e dello sterminio fino
al 1945, non vi è mai stato un for-
male atto di rincrescimento, di
scuse da parte dello Stato italiano
per quello che i cittadini ebrei ita-
liani hanno subito.
Questa futura realizzazione potrà
fornire l’occasione per chiudere a
distanza di tanti anni, come fece
Chirac in Francia, un capitolo dolo-
roso e gettare le basi di un avvenire
migliore.
Planning the MEIS in Ferrara is a
challenging and complex task.
The Jewish presence in Italy is
ancient: the first Jews arrived in
Rome twenty-two centuries ago,
well before the first Christians and
the popes. Within a short time,
their settlements had spread
throughout central Italy, eventually
reaching the Northern regions.
While their numbers were always
small (40,000 during the Fascist
period, less than 25,000 today),
the Jews represent a very unique
microcosm: to those whose origins
date back to ancient Roman times
were added immigrations of
Sephardi from Spain and
Ashkenazi from Eastern Europe.
These different layers fostered a
deep cultural exchange both
within the Jewish community and
with the Christian world. It is well
known, in fact, that even during
the period of the ghetto, a symbol
of segregation, this ongoing
process of exchange continued, as
deep and unexpected cultural
contact between the small Jewish
minority and the larger Christian
majority continued to enrich both
sides.
The MEIS must, therefore, not only
record centuries of history, but also
be a workshop in which visitors
may explore the contradictions of
the past and the challenges of the
future.
In conclusion, since the racial laws
of 1938 and the dark years of
persecution and extermination
until 1945, there has never been a
formal apology on the part of the
Italian government for that which
Jewish Italian citizens underwent.
The building of this museum
provides the opportunity to finally
bring this sorrowful chapter to a
close, as Chirac did in France, and
to lay the foundations for better
things to come.
R
ICCARDO
C
ALIMANI
Presidente della Fondazione Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano
e della Shoah
President of the MEIS Foundation
Dar forma al Museo Nazionale del-
l’Ebraismo Italiano e della Shoah a
Ferrara è un’impresa affascinante
e, nello stesso tempo, complessa.
La presenza degli ebrei in Italia è
molto antica: i primi sono arrivati
ventidue secoli fa a Roma, ben
prima dei cristiani e dei papi. Poi,
poco dopo, si sono insediati in
modo capillare nell’Italia meridio-
nale e, via via, sono arrivati nelle
regioni del Nord.
Pur presenti sempre in numero esi-
guo (quarantamila durante il
periodo fascista, meno di venticin-
quemila, oggi) gli ebrei sono un
microcosmo molto singolare: a
quelli romani di antica origine si
sono aggiunti dalla Spagna i sefar-
diti e dai paesi dell’Est gli askena-
ziti. Queste differenti sedimenta-
zioni hanno favorito uno scambio
culturale profondo sia all’interno
del mondo ebraico sia all’esterno,
con il mondo cristiano. È ben noto,
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