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di edificio penitenziario del primo
Novecento», per aver mantenuto
di esso gli elementi essenziali e
davvero caratterizzanti.
Su questa base si sono potute deli-
neare le prime scelte per il bando
di progettazione, che ammette la
trasformazione e, qualora ritenuta
necessaria alla compiutezza della
proposta progettuale, anche la
sostituzione del corpo di fabbrica
intermedio B. Prevedere sugli edi-
fici solo operazioni di restauro e
conservazione avrebbe indirizzato
il concorso verso esiti uniformi ed
in un certo senso più tranquilliz-
zanti: l’apertura ad un ventaglio
ampio di possibilità è apparso per
contro stimolante ed opportuno,
oltre che ammissibile sotto il pro-
filo della tutela. Il tema così posto
si è presentato, infatti, come una
grande opportunità su diversi
livelli: quello dell’edificio, per la
sfida lanciata all’integrazione/con-
vivenza progettuale tra preesi-
stenze e contemporaneità; e
quello della città, per aver prefigu-
rato, nel contesto alquanto disgre-
gato dell’area sud delle mura, l’in-
serimento di un’architettura pub-
blica che per la sua stessa nuova
presenza si pone come stimolo di
riqualificazione urbana.
Un altro elemento significativo
nelle indicazioni contenute nel
bando è costituito dalla prescri-
zione che prevede l’ingresso del
Museo dal lato mura anziché dalla
città: questo di conseguenza,
offre la possibilità di realizzare un
nuovo manufatto proprio nella
zona di accesso. In un certo senso,
peraltro, il rovesciamento della
percorrenza del complesso, che
abbandona come ingresso princi-
pale la palazzina, e quindi il lato
città, per prevedere l’entrata da via
Rampari di San Paolo introduce al
ribaltamento totale del significato
dell’edificio: da carcere a museo,
da chiusura e separazione a incon-
tro, interrelazione, accoglienza.
Anch’esso momento fisico di un
simbolico desiderio di stretta colle-
ganza, quasi complicità, del MEIS
con la città: poiché se la sua deno-
minazione “nazionale” può far
pensare ad una certa indifferenza
rispetto al luogo, è proprio dalla
permeabilità della struttura archi-
tettonica – oltre che, natural-
mente, da natura e attività proprie
– che dipende il suo inserimento
in città, intesa anche come vita
quotidiana degli abitanti. Ecco
quindi delineato un altro fonda-
mentale momento di riflessione
per i progettisti: utilizzare, conser-
vandola, una parte dell’ex carcere
per sradicare il senso originario dei
suoi edifici, attraverso l’integra-
zione in una nuova architettura
pubblica e per il pubblico nel
senso più ampio. Far sì che mentre
compie la sua funzione di Museo
Nazionale rivolto ai visitatori che
vengano dall’Italia, dall’Europa,
dal mondo, entrando dal lato
mura, il MEIS sia ugualmente
rivolto, o meglio integrato, a Fer-
rara: una struttura sempre aperta
e percorribile, con servizi che indi-
pendentemente dagli orari di pre-
senza del pubblico dell’esposi-
zione permanente e temporanea
siano fruibili come spazi cittadini.
A loro volta i visitatori “interni”
of the walls, the insertion of a
public building which in itself will
stimulate urban renewal.
Another significant element in the
completion guidelines is the
requirement that the entrance to
the Museum be on the side of the
walls rather than of the city, thereby
giving the option of creating a new
building right in the access area. In
a way, moving the entrance to the
complex to via Rampari San Paolo
from the former entrance (C)
in via Piangipane also symbolically
reverses the associations linked with
the former jail: from jail to museum,
from enclosure and separation to
meetings, interrelations, welcome.
Even these physical expressions are
symbolical of the desire for closer
ties, almost complicity, between
the MEIS and the city. Since it is
called a “national” museum one
might think that it would have a
certain indifference to its local
surroundings, but it is the openness
of the architectural structure, in
addition, naturally, to the nature
and activities of the museum, on
which its integration with the city
and daily life of the inhabitants
depends. This underscores another
key for the designers to consider:
integrating the new while
conserving a portion of the ex-jail,
overturning its original purpose and
making the whole publically
accessible in the broadest sense.
Relocating the entrance to the wall
side opens the MEIS to Ferrara. This
both fulfills its function of national
museum and welcomes visitors
who come from Italy, from Europe,
and the world, and additionally