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Elisabetta Traniello
Nella primavera inoltrata o agli inizi dell’estate del 1420, infine, un’assoluzione
generale all’intera famiglia di ser Angelo lascia intravedere in filigrana una condotta
forse non inappuntabile da parte di suo figlio Bonaventura, e al contempo testimonia
il favore di cui essi godevano presso il signore di Ferrara: un processo già avviato
contro Bonaventura dal podestà cittadino fu annullato, revocando le eventuali pene
comminate
28
.
Forse proprio perché il ‘quartier generale’ della famiglia era il banco dei Sabbio-
ni (e ben lo si comprende, considerando la sinagoga che vi era annessa), nelle carte
ferraresi si trovano un discreto numero di atti che regolavano le complesse divisioni
ereditarie: com’è noto, simili attestazioni sono strumenti eccellenti per tracciare il
quadro generale della famiglia e per individuare legami e connessioni con altri. Se-
guiremo soprattutto il ramo di ser Angelo, che costituisce il
trait d’union
tra Ferrara
e il Polesine di Rovigo.
Costretto da una sentenza arbitrale, ser Angelo dovette pagare una somma deri-
vante dai proventi del banco ai propri nipoti, eredi del suo defunto fratello Aleuccio
(che, si ricorderà, aveva vissuto molto a Bologna)
29
, e in questa circostanza era stato
necessario ribadire esplicitamente i diritti di tutti i cugini interessati. Dal documento
si apprende che ser Angelo e la moglie Fresca di Mizolo da Fano avevano avuto sei
figli, forse fra loro abbastanza distanti di età. Fra i potenziali aventi causa al patrimo-
nio di ser Angelo vi era anche una figlia Stella; nel dichiarare le somme già ricevute
al tempo del suo matrimonio (il 23 maggio 1389, con il poi defunto Daniele del fu
Dattilo), ella ricordò i familiari citati in quel contratto: la madre Fresca, le sorelle
Dolcetta e Frescarosa e il fratello Manuele
30
. A quella data si tacque di altri due figli,
forse nati successivamente: Bonaventura e Mizolo, i quali nel 1419 invece chiesero
espressamente che la sorella dichiarasse di essere stata già interamente soddisfatta
delle somme versatele nel 1389. Dopo il 1389, inoltre, Manuele di ser Angelo era
morto; nel 1419 aveva quindi diritto a quella quota di eredità il figlio di costui, Sa-
muele.
Negli anni Venti il raggio d’azione dei «da Rimini» si allargò ulteriormente: ser
Angelo e Mizolo sono attestati nella società del banco di Mantova
31
. Ser Angelo
morì intorno al dicembre 1422
32
, e il banco dei Sabbioni, la cui formazione è visi-
28
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 338 (1420, maggio-giugno?); il documento è mutilo dell’esca-
tocollo, quindi della datazione; tuttavia la sua posizione nel registro (fra un documento datato 15
maggio 1420 e un altro del 7 giugno 1420) ne suggerisce la composizione fra maggio e giugno
1420, nonostante il documento immediatamente seguente (datato 8 giugno 1419) interrompa la
generalmente ordinata stratificazione cronologica del registro. Si veda ASMo,
Cancelleria ducale
estense
, Leggi e Decreti, B, vol. IV, pp. 31-33.
29
I figli del fu Aleuccio, deceduto dieci anni prima, e della moglie Dolcebona erano tre:
Bonaventura e Isach, minori di 25 anni, e Manuele che, per essere il maggiore, era stato nominato
curatore dei fratelli. A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 332 (26 aprile 1419).
30
Frescarosa probabilmente sposò un certo Leone (del quale non si conoscono ulteriori dati),
dato che nel 1434 una Frescarosa moglie di Leone reclamò quote dell’eredità di Mizolo.
Ibidem
,
doc. 406 (6 settembre 1434).
31
V. C
OLORNI
,
Prestito ebraico e comunità ebraiche nell’Italia centrale e settentrionale con
particolare riguardo alla comunità di Mantova
, in
Judaica Minora
, cit., pp. 205-255 (pp. 248-
249). P
AOLO
N
ORSA
,
I Norsa (1350-1950). Contributo alla storia di una famiglia di banchieri
,
Milano 1951 (prestampa di 100 esemplari numerati fuori commercio), pp. 12 e 15.
32
Egli era già morto il 26 dicembre 1422, mentre il 5 dello stesso mese Mizolo viene detto «di
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