Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 44

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Elisabetta Traniello
I figli maschi «del fu Manuele da Rimini» erano quattro:
16
Elia, Aleuccio,
17
il
nostro ser Angelo
18
e Bonaventura. Nell’ottobre del 1390, Elia e Bonaventura erano
presenti in qualità di testimoni alla stesura dell’atto notarile con cui un ebreo nomina-
va due procuratori (ed è invero un po’ insolito che due ebrei abbiano avuto un simile
ruolo, sebbene il documento riguardasse dei correligionari);
19
alla fine del 1393,
quando il marchese Nicolò III d’Este emanò la condotta per i tre banchi ebraici di
Ferrara, ciascuno dei due fratelli compariva con un ruolo primario. Bonaventura era
il capofila della società che avrebbe gestito il banco di Boccacanale,
20
Elia lo era per
la società del banco dei Sabbioni.
21
Aleuccio di Manuele da Rimini viveva a Bologna,
22
ma la collaborazione con
i fratelli residenti a Ferrara sembra essere stata piuttosto stretta: vi sono alcuni atti
che documentano sia incarichi eseguiti a Bologna per conto della sede di Ferrara, sia
l’esistenza di capitali conferiti in affari commerciali, nei quali Elia parrebbe avere
avuto in quegli anni un ruolo prevalente. Nel 1394, in qualità di prestatore al banco
dei Sabbioni, Elia incaricò il fratello Aleuccio perché esigesse un credito a Bologna
da Francesco Ariosti; a Ferrara dopo qualche settimana Elia rese una grossa somma,
investita «in mercature e traffici», ai familiari Bonaventura, Aleuccio e ser Angelo;
quest’ultimo agiva anche per Fresca (sua moglie, si apprenderà da documenti suc-
cessivi) e Brunetta, figlie del fu Mizolo del fu David. Contemporaneamente, Elia
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Si veda lo schema della famiglia «da Rimini» a pag. 58. Vi era anche una sorella, Rosa, spo-
sata ad un ebreo «da Rimini» (il cui nome non è noto), madre di un giovane Manuele che nel 1393
necessitava di un curatore; nel 1394 ella si trasferì a Ferrara, dando mandato di vendere una sua
casa in Rimini. Nella condotta di Ferrara del 1404 è incluso fra i soci del banco dei Sabbioni, oltre
ai nostri quattro fratelli, anche Elia del fu maestro Aleucio abitante a Fano, loro cognato: potrebbe-
ro aver avuto luogo seconde nozze per Rosa, oppure potrebbe essere esistita un’altra sorella di cui
non si conosce il nome. Nel 1414 la compagine societaria era sempre composta dalla famiglia, ma
in luogo dei defunti Bonaventura e Aleuccio vi erano i loro eredi. A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 96
(3 agosto 1393); doc. 99 (20 ottobre 1394) e doc. 123 (5 gennaio 1404). Va notato che occasional-
mente alla provenienza «da Rimini» i documenti sostituiscono quella «da Fano», quest’ultima era
la provenienza prevalente fra gli ebrei riminesi: M
ARIA
G
IUSEPPINA
M
UZZARELLI
, «Rimini e gli ebrei
fra Trecento e Cinquecento»,
Romagna Arte e Storia
, 16, 1986, pp. 31-48 (p. 43).
17
Al nome Elia corrisponde l’ebraico Nerijà, mentre ad Aleuccio corrispondono Elijà o Eli-
jahu: V. C
OLORNI
,
La corrispondenza fra nomi ebraici
, cit., p. 817 e p. 823.
18
Per comodità di identificazione, lo indicherò sempre come ser Angelo sebbene il titolo non
lo accompagni in ogni documento.
19
Caso insolito ma non unico: per restare nell’ambito geografico di nostro interesse, nel 1429
«Leucio ebreo» figura a Rovigo fra i testimoni all’emanazione di una norma relativa alla manu-
tenzione arginale: E. T
RANIELLO
,
Gli ebrei e le piccole città
, cit., p. 75. S. S
IMONSOHN
,
op. cit
., 104.
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Detto anche «di Borgo Ricco», questo banco cessò l’attività verso il 1456. Pochi anni prima
era stato creato un nuovo banco, detto «dei Carri» che sostanzialmente si sostituì al precedente; vi
erano infine il banco «della Ripa» e il citato banco «dei Sabbioni», che mantennero continuità per
tutto il secolo. Per un inquadramento dei banchi di prestito di Ferrara: L. G
RAZIANI
S
ECCHIERI
,
Ebrei
italiani, askenaziti e sefarditi
, cit., pp. 170-174.
21
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 79 (10 dicembre 1393); la condotta sarebbe entrata in vigore
il primo gennaio 1394. La denominazione dei banchi, probabilmente all’epoca non ancora conso-
lidata, non compare nel documento, dove si parla genericamente di prestito «ad tendam», tuttavia
è facilmente deducibile dalla continuità dei soci nelle condotte successive dove sono esplicite le
collocazioni cittadine.
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Al banco in Porta Nova:
Ibidem
, doc. 91 (11 maggio 1394); si veda anche M. G. M
UZZAREL
-
LI
,
I banchieri ebrei e la città
, in
Banchi ebraici a Bologna
, cit., pp. 89-157 (p. 97).
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