Di Ferrara ma non a Ferrara. I rapporti tra i nuclei ebraici del Polesine di Rovigo e gli ebrei di Ferrara
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liberò i propri fratelli da una diversa obbligazione, parimenti destinata a «mercature
e traffici».
23
Si riscontra, insomma, per l’ennesima volta che famiglia e affari viag-
giavano su linee strettamente interconnesse.
Al rinnovo della condotta di Ferrara, nel 1404, ser Angelo era il titolare del ban-
co dei Sabbioni, essendo subentrato ad Elia;
24
da questo momento il ruolo di fulcro
della famiglia sembra trasferito a ser Angelo. Sia la documentazione ferrarese sia
quella di Badia mostrano una florida attività; in questa sede vale tuttavia la pena di
soffermarsi soprattutto su quelle attestazioni che toccano città diverse, per valutare
l’estensione e le direzioni della rete di ser Angelo. Sulla piazza di Bologna, egli co-
nosceva anche un secondo banchiere: assieme a Manuello di Salomone, gestore del
banco di Sant’Andrea e di Castel San Pietro,
25
aveva fornito 2400 lire («in pegni e
in denaro») al banchiere di Bondeno, che dichiarava di volerle investire al banco di
Ravenna.
26
Elia nel frattempo si era spostato a Carpi (la cessione formale del banco dei
Sabbioni a ser Angelo potrebbe segnalare questo spostamento: dopo il 1405 Elia non
è quasi più presente nella documentazione ferrarese); nella condotta di Ferrara del
1414, egli mantiene la partecipazione alla società del banco dei Sabbioni, ma viene
detto «da Carpi».
27
È in questi anni che ser Angelo ottiene dal marchese Nicolò III la cittadinanza
ferrarese e la ben nota facoltà di possedere immobili, e più precisamente gli edifici
del banco dei Sabbioni: ma non è questo l’unico né il primo privilegio che venne
rilasciato ai discendenti di Manuele da Rimini.
Nel 1401, tutti e quattro i fratelli erano liberi di circolare nel territorio soggetto
agli Estensi grazie ad un apposito salvacondotto, sia i tre che vivevano a Ferrara
sia Aleuccio da Bologna, ad essi erano aggiunti anche Manuele del fu Salomone e
il nipote di quest’ultimo, Salomone del fu Ruffino, nonché Elia di maestro Aliucio
da Roma, abitante a Fano (loro cognato, come si apprende da altri documenti): una
compagine familiare abbastanza articolata che, come si è visto, mantenne una certa
compattezza pur nella variabile dislocazione geografica.
23
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 92 (21 giugno 1394); Elia restituì ai fratelli 5500 ducati, altri
500 spettavano a Fresca e Brunetta in qualità di eredi del fu Mizolo, infine 500 ducati derivavano
da un’ulteriore obbligazione. A sua volta, Elia ricevette 350 ducati d’oro, ossia la propria quota di
un investimento di 1400 ducati compiuto dai quattro fratelli.
24
Ibidem
,
doc. 126 (19 dicembre 1405): nel saldare ad Angelo un prestito che era stato con-
cesso da Elia si richiama l’atto notarile (steso in data imprecisata) con il quale il banco era stato
ceduto.
25
A. M
UZZARELLI
, I
banchieri ebrei e la città
, cit., p. 100 e p. 103.
26
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.
, doc. 159 (19 novembre 1408). Nel 1413 il testamento di Gugliel-
mo di Dattilino da Spello, prestatore a Bondeno, specificava che erano già state saldate 200 lire
per una fideiussione presso ser Angelo e Manuele di Bologna, denari che suo figlio Dattilino aveva
sperperato («inepte comsumpsit
in civitate Furlivii vel in castro Bondeni»): sorge il dubbio che si
fosse trattato, almeno in parte, di un prestito di salvataggio fin dall’inizio. Le diverse entità delle
cifre indicate potrebbero comunque riferirsi a due distinte transazioni fra gli stessi attori. Per il
testamento:
Ibidem
,
doc. 214, 13 agosto 1413.
27
A
NTONIO
I
VAN
P
INI
,
Commercio, artigianato e credito nella Carpi di Alberto III Pio e l’isti-
tuzione del Monte di Pietà (1492)
, in
Società, politica e cultura a Carpi ai tempi di Alberto III
Pio
, Atti del Convegno Internazionale (Carpi, 19-21 maggio 1978), Antenore, Padova 1981, pp.
561-636 (p. 603).
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