Di Ferrara ma non a Ferrara. I rapporti tra i nuclei ebraici del Polesine di Rovigo e gli ebrei di Ferrara
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bile nella condotta del 1424, passò nelle mani dei figli Bonaventura e Mizolo, non-
chè del nipote Samuele, e degli eredi del fu Elia da Carpi. La vedova Fresca, oltre
a partecipare di questa società, continuava la presenza della famiglia nel banco di
Boccacanale (in cui prevalevano ormai i Corinaldi e i Finzi): nonostante lo scorrere
delle generazioni avesse mutato le persone fisiche che operavano, la struttura so-
cietaria del banco dei Sabbioni manteneva sostanzialmente la stessa configurazione
che aveva nel 1393.
La documentazione ferrarese non reca più traccia di Bonaventura fino al 1443,
quando, come vedremo, egli dichiarerà di essersi trasferito a Bologna: si potrebbe
ipotizzare che nella città felsinea egli riprendesse i fili della rete tessuta nei primi
anni del secolo dallo zio Aleuccio, ma bisognerà compiere ulteriori ricerche per co-
noscere la sua storia.
Assieme al banco dei Sabbioni, Mizolo rilevò anche la titolarità del banco di
Badia, dove è documentato dal 1423.
33
A questa data egli partecipava dunque, in
prima persona, ad (almeno) tre banchi: Ferrara, Mantova e Badia. Egli morì piut-
tosto giovane (meno di un decennio dopo il padre); ma è difficile ricostruire la sua
attività, dato che in quest’arco di tempo il suo nome compare soltanto in una decina
di documenti. Il fatto di saper poco dell’attività del banco potrebbe in realtà essere
il segno di un suo buon funzionamento, per cui i libri contabili erano sufficienti al
bisogno di documentazione delle operazioni, senza necessità di ulteriori passaggi
notarili
34
. Vi è però un altro elemento di riflessione: più di qualche documento che
riguarda Mizolo dipende dalle autorità religiose, in un modo che sembra porlo su
un piano forse un po’ differente rispetto a quello degli altri ebrei ferraresi (si ricor-
derà che già in precedenza s’è visto come il padre e gli zii godessero di una certa
attenzione da parte del marchese). Fra il 1424 e il 1427, furono concesse 24 licenze
di impegnare presso i banchi ebraici degli oggetti sacri (per lo più libri o paramenti
sacerdotali). Di queste, 16 interessano il banco di Boccacanale gestito dai Corinal-
di, e 6 si riferiscono a Mizolo e al banco dei Sabbioni
35
, ma solo Mizolo risulta
titolare di una bolla papale, emessa il 16 settembre 1421, che lo autorizzava alla li-
bera circolazione senza segno distintivo, esonerandolo anche da pedaggi e gabelle.
Il documento è citato nel 1430, quando il figlio Angelo
junior
(lo chiameremo così
per distinguerlo dal nonno) ottenne per via giudiziaria che il prezioso lasciapassare
tornasse nelle sue mani
36
. Poco si può aggiungere sul suo contenuto, ma esso rima-
Angelo», il che fa credere che fosse ancora vivo. A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.,
doc. 350 (5 dicembre
1422) e doc. 352 (26 dicembre 1422).
33
E. T
RANIELLO
,
Gli ebrei e le piccole città
, cit., pp. 83-84.
34
M
AURA
F
ORTUNATI
,
Scrittura e prova. I libri di commercio nel diritto medioevale e moderno
,
Fondazione Sergio Mochi Onory per la storia del diritto italiano, Roma 1996. C
HIARA
M
ARUCCHI
,
Il registro di un prestatore ebreo bolognese degli anni 1426-1431. Edizione del testo ebraico e
versione italiana
, tesi di dottorato in Bisanzio ed Eurasia, XIC ciclo, Università di Bologna, a.a.
2005-2006. E
ADEM
, «I registri di prestatori ebrei come fonte storica»,
Materia Giudaica. Rivista
dell’associazione italiana per lo studio del giudaismo
, IX/1-2, 2004, pp. 65-72.
35
Le 16 licenze riportano il nome di Consiglio ebreo o suoi eredi, che nelle condotte risulta
essere il Corinaldi, referente principale del banco; le altre riportano il nome di Mizolo o citano gli
eredi di ser Angelo. Solo una riconduce al banco della Ripa, un’altra permette di impegnare presso
gli ebrei senza indicare un soggetto preciso. A. F
RANCESCHINI
,
op. cit
., doc. 354 (1424), doc. 361
(1425), doc. 363 (1426), doc. 365 (1427).
36
Ibidem
, doc. 382 (27 aprile 1430).
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