Ferrara, crocevia dell'ebraismo italiano. Le carte del Fondo Leone e Felice Ravenna
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dell’Oriente e alla redenzione degli Ebrei tutti dell’Occidente da un asservimento mo-
rale che è più triste ancora della miseria
.
29
Il sionismo organizzato, «istituzionale» come lo definisce anche Alberto Cava-
glion, nasce a Ferrara e a Ferrara manterrà il suo quartiere ufficiale lungo tutta la
presidenza Ravenna, dal 1901 al 1922.
Vedo in casa nostra un andirivieni continuo: papà che parte, papà che arriva, scrive
articoli, prepara discorsi […] riceve amici […] quanti ospiti sono passati per la nostra
modesta casa in quei primi anni del secolo! […]vedo ancora, oltre al fraterno amico e
compagno di ideali, Amedeo Donati di Modena, i suoi fratelli Benvenuto, Angelo, Fe-
derico; vedo l’avvocato Angelo Sullam […], l’avvocato Roberto Ascoli, il traduttore
di Shelley, l’avvocato Enea Vigevani, il prof. Bernardo Dessau, l’avv. Klee di Berlino,
e un po’ più tardi, il pittore Hermann Struck e lo scrittore Samy Gronemann […
].
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Nel gennaio del 1904 Ferrara e Felice Ravenna ebbero l’onore di ospitare anche
Theodor Herzl. In viaggio verso Roma, per incontrare il Papa e il re Vittorio Emanue-
le III, Herzl si fermò a Ferrara per far visita «all’amico Ravenna».
A casa sua ebbe luogo un banchetto come quello presso il Levita”. Cioè le camere
erano italianamente nude e fredde, ma i cuori erano caldi. Vennero i sionisti (la dele-
gazione) di Ferrara e il padre di Ravenna da Bologna e Donati [Amedeo] da Modena.
L’atmosfera mi ricordò un poco Wilna
.
31
Felice Ravenna, negli anni della sua presidenza della Federazione, dovette far
fronte agli attacchi diretti e indiretti di chi coglieva nell’adesione al sionismo un
motivo di dubbia fedeltà alla patria degli ebrei sionisti (e talvolta non solo di essi).
32
L’accusa di «doppia fedeltà» fu sollevata dal senatore Carlo Francesco Gabba nel
lungo articolo pubblicato del 1905 sulla Rassegna Nazionale,
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alla quale rispose
ardentemente proprio Felice Ravenna; ma ritornò con maggiore forza e diffusione
al momento dello scoppio della guerra italo-turca. Le relazioni che l’Organizzazio-
ne sionista aveva intessuto con i turchi per la concessione di territori in Palestina,
l’amicizia ricercata dai sionisti presso i turchi erano motivi sufficienti, negli ambienti
nazionalisti italiani, per dubitare della fedeltà e del patriottismo dei sionisti. Tali at-
tacchi contribuirono prima alla chiusura dell’
Idea Sionista,
nel 1910, e un anno dopo
alla sospensione delle attività della Federazione.
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29
F
ELICE
R
AVENNA
, «Il sionismo in Italia», in
L’idea Sionista
, a. I, n. 1, gennaio 1901, pp. 3-4.
30
G. F
ALCO
R
AVENNA
,
op. cit
., p. 411.
31
«Pagine scelte dai diari di Teodoro Herzl». Prefazione e note a cura di Dante Lattes, Roma,
in
La Rassegna mensile di Israel
, 1958, pp. 300-301.
32
Scrive Alberto Cavaglion: «Il 1905 segnerà l’inizio di un declino […] e il parallelo sorgere
in Italia di un sempre più influente movimento nazionalista, la cui aggressività volentieri si co-
loriva di temi antisemiti, dove il dilemma sionista veniva evocato come prova cogente della non
affidabilità degli ebrei». A
LBERTO
C
AVAGLION
,
Tendenze nazionali e albori sionistici
, in
Gli ebrei in
Italia
. Tomo II, cit., p. 1317
33
F
RANCESCO
C
ARLO
G
ABBA
, «Un appello agli israeliti italiani a proposito del Sionnismo»,
estratto da
La Rassegna Italiana
, 1 ottobre 1905.
34
In una circolare della Federazione Sionistica Italiana, del marzo 1912, Felice Ravenna scri-
veva: «Egregio collega, non le sono ignoti i motivi che ci hanno indotto a sospendere il Convegno
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