Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 315

Matilde Bassani tra antifascismo, Resistenza e impegno sociale: una vita 'felice' dedicata agli altri
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il regime.
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Quello che caratterizzava Ferrara appariva una elaborazione politica di
livello certo superiore rispetto a quello che accadeva, ad esempio a Bologna, dove,
come si legge nel documento, gli aderenti erano, in prevalenza, degli intellettuali di
idee liberali.
Matilde Bassani
È in questo ambiente, in un paese che ormai da un ventennio vive sottoposto ad
una dittatura che ha imposto le leggi razziali e che li ha trascinati in una guerra della
quale ormai si cominciano a sentire gli effetti anche sul territorio nazionale, con ri-
strettezze, lutti e presto anche con lo sbarco degli alleati in Sicilia, che Matilde inizia
la propria esperienza di giovane antifascista.
Un carattere aperto, vivace, solare, un’intelligenza acuta e ironica, coraggio e
prontezza di riflessi, grande dolcezza, ma anche intransigenza, sono una parte rile-
vante delle qualità, non certo tutte, che hanno caratterizzato Matilde Bassani.
Il racconto che Matilde fa di se stessa e della sua infanzia e giovinezza, vissute
all’ombra di un regime che ha tolto agli italiani tutte le libertà democratiche e che ha
impoverito in maniera ‘scientifica’ le classi meno privilegiate della società italiana,
non appare mai cupo e disperato: è questo un tratto che colpisce.
Un motivo, fondamentale, c’è: la giovane aveva alle sue spalle una famiglia
per certi versi eccezionale; la madre, Lavinia, infatti, proveniva da una famiglia di
radicate convinzioni democratiche e il fratello Ludovico Limentani, era stato uno
dei firmatari del “manifesto degli intellettuali antifascisti”, promosso da Croce dopo
l’assassinio di Matteotti. Il cugino di Matilde era Eugenio Curiel, comunista, antifa-
scista, vero e proprio terrore del regime che sarebbe morto a Milano qualche mese
prima della fine della guerra a causa di una delazione che lo fece fucilare sul posto.
Il padre Dante professore di tedesco alle scuole superiori, che non volle sottomettersi
al fascismo e che per questo venne perseguitato e costretto a peregrinare con tutta
la famiglia attraverso diverse città italiane, insegnò ai propri figli l’importanza dei
principi e della coerenza.
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Una famiglia antifascista sin dalle origini, come spiega Matilde: «per la naturale
avversione alla dittatura e per l’amore per la libertà».
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Ma la figura che spicca come una sorta di faro, una presenza vigile e affettuosa,
ma anche intelligente, ironica, capace di stimolare la voglia di conoscenza e di capire
oltre le apparenze, tante importanti nella società fascista di quegli anni che imponeva
agli uomini, ma soprattutto alle donne, ruoli e comportamenti rigidi e formali, è cer-
tamente quella della madre.
Se Matilde cresce con una grande apertura di veduta, con un grande interesse per
la cultura e per gli accadimenti italiani di quel periodo, certo una parte importante
del merito deve essere attribuita a quella famiglia tanto speciale che la vuole laica, e
per questo studiosa del sapere in senso lato, compreso quello religioso e che lungo
tutto il suo percorso di studi le permette di avvicinarsi a ciò che di meglio la cultura
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È Matilde Bassani, nell’intervista già citata, a definire «instancabile» il lavoro di aggrega-
zione di giovani attorno all’antifascismo, compiuto da Giorgio Bassani in quel 1943.
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