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Antonella Guarneri
ferrarese e quella nazionale producono in quegli anni drammatici, ma comunque
estremamente fecondi.
Una famiglia borghese che si stacca con estrema chiarezza da quel processo, così
ben descritto da Bassani nei suoi racconti e oggi studiato dagli storici, che vide una
grossa, ma non totalitaria, parte degli ebrei locali, schierarsi sin dalle origini con il
fascismo.
Matilde frequentò il Liceo Ginnasio «Ludovico Ariosto» e li poté godere dell’in-
segnamento del professor Francesco Viviani, antifascista sin dalla prima ora, uomo
di grandi qualità intellettuali e formative; e all’Università di Padova fu tra gli studenti
più strettamente legati a Concetto Marchesi e a Norberto Bobbio, tra i futuri padri
fondatori della democrazia italiana.
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Fatto che Matilde, sino alla fine dei suoi giorni,
continuò a considerare una grande fortuna.
Ma il filo continuo che lega queste e altre esperienze di rilievo di questa giovane
donne, compresa la lotta antifascista, intrapresa con Giorgio Bassani e altri giovani
entrando nel gruppo formatosi attorno ad Alda Costa, resta sempre e comunque la
presenza della madre.
La donna che l’aiuta sin dall’infanzia a comprendere la realtà difficile di que-
gli anni e il cui ruolo è raccontato con semplice incisività proprio da Matilde che
afferma:
Per me era buffo, anzi un divertimento, tornare a casa da scuola, dal cinema, da fuori
insomma e raccontare a mia madre quello che mi era successo. Per esempio quello che
mi raccontavano a scuola del duce e come dovevamo comportarci per essere buoni
fascisti. E mia madre smontava con ironia quello che era stato detto. Ci facevamo
matte risate imitando i gerarchi della città, gli insegnanti più fascisti. Insomma nella
mia famiglia si criticava il regime e a me tutto questo appariva normale.
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A Ferrara Matilde, insieme all’amico Giorgio Bassani, grande trascinatore di
giovani nella esperienza antifascista, con il quale passava tante ore a discutere di
cultura e di politica, entra nella casa di Alda Costa, la maestra antifascista che si era
opposta al movimento fascista sin dalla sua comparsa sulla scena politica e che mai,
nonostante l’età e le difficili condizioni di salute, aveva smesso di combattere.
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Un mondo nuovo si apre agli occhi della giovane: Alda Costa, come la descrive
Matilde, dolce e mite, ma allo stesso tempo forte e determinata che aveva sempre
risposte chiarificatrici alle domande dei suoi giovani interlocutori, ma anche uomi-
ni che faranno la storia dell’antifascismo ferrarese, alcuni drammaticamente come
Ugo Teglio, Mario Zanatta, Pasquale Colagrande, uccisi dai fascisti nella rappre-
saglia nella «lunga notte», altri che come Renzo Bonfiglioli e l’avvocato Cavallari
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Ivi
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Di grande interesse tutta la parte della intervista di Quarzi a Matilde Bassani relativa al
clima di vivace crescita intellettuale e politica che i giovani gravitanti attorno al gruppo e, quindi,
al movimento, vivono in anni tanto difficili. La volontà di affrontare un domani tanto incerto e
pericoloso con piglio ‘da protagonisti’e di non farsi decidere il destino da un regime dittatoriale,
appare evidente e comunica al lettore il senso di forza che l’attivismo politico, seppure clandestino,
sapeva infondere a questi giovani, nonostante coinvolti in vicende drammatiche che li portarono
spesso a rischiare persino la vita.
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