Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 322

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Dibattito
lettuale. Poi emerge la figura di Alda Costa, una maestra socialista riformista che
non accetta il regime fin dall’inizio, lo combatte con la dialettica ovviamente, viene
sottoposta a una serie di violenze brutali: fu cosparsa di nerofumo nelle strade del
centro, viene incarcerata più volte, poi ancora nel 1943 e morirà in prigione nel 1944
per una malattia probabilmente contratta in precedenza ma che è stata aggravata dal-
la detenzione molto dura. Una donna di rara forza e coerenza che Matilde descrive
come una persona di poche parole ma di parole molto sagge, sempre rivolta positi-
vamente nei confronti dei giovani e quindi con una volontà di costruire un gruppo
attorno sé. Le altre figure di donne che emergono (e mi hanno colpito) sono le donne,
le mogli, le compagne degli operai del gruppo: Matilde le definisce più pratiche, più
‘all’interno della vita’ di quanto non fosse lei stessa. Fa l’esempio di una di queste
che riesce con un
escamotage
a far fuggire il marito dai militi che erano andati a casa
ad arrestarlo. E parla di queste donne del popolo in modo molto interessante descri-
vendo una discreta vivacità della componente femminile nel gruppo. Era comunque
una tradizione già delle campagne ferraresi: nel patriarcato le donne hanno sempre
lavorato molto e mangiato nell’altra stanza, acquisendo al contempo un’esperienza e
una coscienza, e diventando una persona che ha delle idee. Fin dalla fine dell’Otto-
cento e nel dopoguerra nei movimenti per le terre degli anni Quaranta e Cinquanta,
le donne sono sempre state protagoniste, sono sempre state molto attive, sono morte
uccise dalle forze dell’ordine.
P
IER
C
ESARE
I
OLY
Z
ORATTINI
– Cedo la parola al Presidente della Fondazione
MEIS, Riccardo Calimani.
R
ICCARDO
C
ALIMANI
– Ringrazio voi per prime ma il ringraziamento va esteso
anche a tutti gli oratori che si sono succeduti in questi due giorni di convegno sugli
Ebrei a Ferrara ebrei di Ferrara:
Laura Brazzo, Antonella Guarnieri, Luca Baraldi,
Luciano Caro, Andrea Faoro, Andrea Lattes, Mauro Perani, Silvia Superbi, Michele
Luzzati, Elisabetta Traniello, Susana Bastos Mateus, Francesca Mattei, Keoma Am-
brogio, Lucio Scardino, Stefano Arieti e Laura Graziani Secchieri, che poi è l’anima
della mostra e l’anima di questo convegno. Io credo che questo sia un punto fonda-
mentale, che sia un mattone per la costruzione del nostro museo. Il museo dovrà con-
tenere oggetti splendidi, documenti importanti, ma anche e soprattutto dovrà essere
laboratorio di idee e di dibattito, perché dal passato dobbiamo trarre insegnamento
per il futuro. Non c’è più soltanto la necessità di mostrare dei bei pezzi d’argento ma
c’è la necessità di un confronto vivace di idee, della riscoperta di momenti storici
lontani nel tempo, ma la cui carica spirituale, emozionale, resistenziale è, direi, asso-
lutamente necessaria oggi più che mai in un momento in cui, soprattutto dal punto di
vista politico, tutto sembra nebuloso e incerto.
E questa storia degli ebrei ferraresi ne è l’esempio: è stata una storia avvincente
e terribilmente precaria. Quello che è accaduto a Ferrara è accaduto anche a Pisa,
a Livorno, a Pitigliano, nelle Marche, in Umbria, prima della cacciata del 1492 in
Sicilia, in Puglia, in Calabria.
La presenza ebraica è sempre stata molto esigua ma importante. Come spesso mi
capita di dire, se vedete tante palline bianche e una nera, voi vedete palline bianche e
nere. Con questo esempio voglio illustrare quanto la minoranza ebraica è stata sovra-
esposta e sovrastimata, ma anche quanto sia stata importante. Ringrazio ancora tutti e
spero che avremo occasione nel breve futuro di ritrovarci ancora in questa splendida
Ferrara per parlare di ieri e guardare al domani.
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