Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 314

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Antonella Guarneri
Il gruppo ferrarese poteva contare sul lavoro indefesso della maestra socialista
Alda Costa, di Vito Morpurgo, di Giorgio Bassani, di Matilde Bassani, di Giovanni
Magoni, il fruttivendolo comunista che sarebbe stato giustiziato a Bologna nel 1944,
e di tanti altri ferraresi, circa una sessantina gli incarcerati: intellettuali, operai, mili-
tari, persone appartenenti a tutte le classi sociali e a partiti politici differenti.
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Il movimento, come scriveva il capo della polizia politica il 29 giugno del 1943,
si proponeva di rovesciare il fascismo per istituire una nuova forma di governo ed era
composto da appartenenti a tutti i partiti. Centri accertati di propaganda erano Ferrara
e Bologna con riflessi nella Romagna.
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Fra le iniziative prese dagli antifascisti di Ferrara vi era stata quella di inviare
a Verona il Tenente Buzzoni per tentare, attraverso un intermediario, di coinvolgere
nell’organizzazione il Generale d’Armata Dall’Ora e il Generale di Divisione Cador-
na. Secondo la relazione, Giorgio Bassani aveva avuto dal Sostituto Procuratore del
Re a Ferrara, Colagrande, di provati sentimenti antifascisti, l’indicazione di rivolger-
si a Cadorna, in quanto elemento di dubbia fede fascista.
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In questo stesso periodo, proprio tra le fila del gruppo del quale facevano par-
te Giorgio Bassani e Matilde, studentessa di Concetto Marchesi all’Università di
Padova,
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oltre che numerosi esponenti del P.C.I. locale, si lavorava alacremente per
cercare di favorire il contatto tra l’esponente comunista e il generale Cadorna, consci
della necessità che tale contatto avrebbe potuto favorire la costituzione di un fronte
unico antifascista. L’incontro, come racconta Cadorna e come ricorda Amendola, si
concretizzò in una prima presa di contatto tra comunisti e militari ormai avversi al
regime.
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Ferrara, che nei decenni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale ver-
rà spesso descritta come la terra della «Resistenza difficile», in questo frangente
insieme a Bologna che pure, a differenza della città estense, in quel momento, vede-
va coinvolto nell’esperienza principalmente il ceto intellettuale, si rivelava, invece,
trainante per tutta l’Emilia in relazione al progetto di organizzare un movimento
interpartitico e interclassista che mirasse alla distruzione del regime e al raggiungi-
mento della democrazia. E Giorgio e Matilde Bassani ebbero un ruolo centrale. Nella
città estense, tra quelle che maggiormente avevano contribuito alla presa del potere
fascista e per tutto il ventennio era stata baluardo del regime, si andava formando
un movimento interpartitico che a tutti gli effetti anticipava quello che, nel biennio
resistenziale, sarebbe stato lo spirito del CLN: liberali, socialisti, comunisti, militari,
popolani e intellettuali, da tempo, grazie ad Alda Costa, alla dirigenza comunista e
a Giorgio Bassani, instancabile nell’aggregare giovani, collaboravano per abbattere
polizia Politica.
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Ivi
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Ivi
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Ivi
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«Donne e Resistenza: intervista a Matilde Bassani Finzi», a cura di Anna Maria Quarzi, in
Ferrara storia
, anno II, numeri 6-7, gennaio-aprile 1997. Anna Quarzi ha raccolto l’intervista a
Matilde Bassani nella primavera del 1996.
7
Si vedano a proposito: R
AFFAELE
C
ADORNA
,
La riscossa. Dal 25 luglio alla Liberazione
, Riz-
zoli, Milano 1948. G
IORGIO
A
MENDOLA
,
Lettere a Milano, Ricordi e documenti. 1939-1943
, Editori
Riuniti, Roma 1973.
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