Ferrara, crocevia dell'ebraismo italiano. Le carte del Fondo Leone e Felice Ravenna
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Leone Ravenna quel respiro ampio che pareva connaturato alla sua idea di ‘comunità
ebraica’; tuttavia il cuore di larga parte della sua attività, lungo tutta la sua vita, ri-
mase la formazione di un organo centrale rappresentativo dell’ebraismo italiano, che
troverà la sua prima espressione nel Congresso di Ferrara del 1863.
In quell’occasione Ferrara fu scelta come sede del Congresso in quanto «città geo-
graficamente centrale» ove vi era «una ordinata comunità», e «di ottime tradizioni»
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e il giovane Leone Ravenna, ancora una volta insieme al rabbino Ascoli, fu scelto per
l’elaborazione del programma.
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È interessante notare come pur in seno ad un mondo chiuso come quello della
Ferrara del dominio pontificio e del ghetto ebraico, Leone Ravenna fosse riuscito a
formarsi un’idea di ebraismo moderna, di ampio respiro che gli permise, già all’in-
domani dell’Unità d’Italia, di cogliere e sintetizzare quelli che erano i bisogni e le
necessità delle comunità ebraiche italiane e le richieste da avanzare al governo del
nuovo Regno d’Italia: unità dell’ebraismo, certo, sul modello inglese, con una rap-
presentanza centrale e la massima libertà per i consigli locali, ma anche «sussidi go-
vernativi al culto israelitico; garanzie ai diritti di paternità e tutela israelitica nel caso
di minorenni distratti dalla famiglia con qualsiasi pretesto; istruzione religiosa per i
fanciulli israeliti che frequentano le scuole pubbliche; una società per la pubblicazio-
ne di buoni libri israelitici; celebrazione delle feste nazionali nei templi israelitici, e
le feste israelitiche riconosciute dallo Stato con le stesse garanzie concesse alle feste
cristiane».
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In cima ai pensieri di Leone Ravenna, lungo tutti i suoi anni, ricorda la nipote
Gabriella, vi fu «la vita comunitaria italiana», la «rigenerazione» dell’ebraismo mes-
so in crisi dal processo di emancipazione civile. Leone Ravenna fu così testimone e
artefice del processo che da quel 1863 portò poi nel 1911 alla formazione del Comi-
tato delle Comunità Israelitiche Italiane, di cui venne nominato vicepresidente.
Ferrara, patria dell’illustre comm. Ravenna, luminare di fede e di patriottismo, la cui
vita è tutta un esempio mirabile delle più eccelse virtù e del più forte sapere. La co-
munità di Ferrara ispirandosi alla storica magnificenza degli estensi e alla tradizionale
ospitalità ebraica si è segnalata nell’accoglienza festosa fatta al Comitato
.
23
Era il febbraio del 1913 quando Anselmo Colombo, segretario del Comita-
to delle Comunità israelitiche Italiane, pronunciò queste parole nelle stanze della
ficiale fra le comunità ebraiche italiane»; successivamente, osserva ancora Catalan, specialmente
«negli ultimi tre decenni del XIX secolo l’
Alliance
fu l’unica organizzazione ebraica che mantenne
un reticolo di rapporti fra le comunità ebraiche del Regno». T. C
ATALAN
,
op. cit
., pp. 1246; 1265).
20
I
VI
.
21
Sul Congresso di Ferrara: il già citato articolo di Y. C
OLOMBO
, «Il Congresso di Ferrara del
1863», mentre più in generale sul processo per l’organizzazione delle Comunità ebraiche italiane
dall’Unità d’Italia fino agli anni della Prima guerra mondiale: T. C
ATALAN
,
op. cit
.; per una disamina
più completa su questi argomenti, fra gli altri: G
UIDO
F
UBINI
,
La condizione giuridica dell’ebraismo
italiano,
La Nuova Italia, Firenze 1974. S
TEFANIA
D
AZZETTI
,
L’autonomia delle comunità ebraiche
italiane nel Novecento. Leggi, intese, statuti, regolamenti
, G. Giappichelli, Torino 2008.
22
Y. C
OLOMBO
,
op. cit.
, pp. 82-83.
23
Comitato delle Comunità Israelitiche. Comunicato sulla riunione di Ferrara del 27 febbraio
1913, (bozza corretta a mano da Leone Ravenna), ACDEC,
Fondo Leone e Felice Ravenna
, b. 3,
f. 28.
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