Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 162

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Keoma Ambrogio
esprime il proprio parere favorevole apportando alcune modifiche che sono in se-
guito recepite dal curatore [Fig. 1]. Non è nota una data effettiva di presentazione
e di adozione del piano definitivo da parte dell’Amministrazione comunale, fatto
che, accompagnato con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e le demolizioni
dovute ai bombardamenti aerei, rende sostanzialmente inefficace il piano nella sua
esecuzione, seppure esso costituirà una griglia concettuale ispiratrice dei piani di
ricostruzioni successivi al 1945.
Unica evidenza pubblica del piano è data dalla messa alle stampe della relazione
tecnica del 1926 a cura dello stesso Contini, in forma autonoma e indipendente, nel
giugno del 1937, presso una stamperia romana.
3. Proposte per il centro storico nei piani di Contini
Le due redazioni del piano regolatore, in merito agli interventi sul centro storico
entro le mura non differiscono in modo sostanziale, se non per pochissimi punti tra
cui, naturalmente, la sistemazione della ex Piazza d’Armi.
Fin dalle prime righe si coglie un apparente dispiacere dell’autore nel non avere
potuto delineare un piano organico, come in altre città si è fatto (e qui dimostra di
conoscere esempi noti a partire dal ‘ring’
di Vienna fino ai viali di Bologna), abbat-
tendo la cinta muraria per ampliare la città secondo una morfologia radiocentrica e
prolungando le arterie interne nei nuovi quartieri. La decisione – non si comprende
bene quanto dovuta a Contini stesso o a forze esterne e quanto, soprattutto, da lui
realmente condivisa – porta l’ingegnere a dovere prendere atto della vastità di spazi
ancora non edificati all’interno delle mura, e a trasformare questa risorsa nella chiave
vincente del suo progetto. Pur se il piano appaia frammentato e apparentemente disor-
ganico, proprio la saturazione degli spazi interni, riorganizzati secondo una viabilità
moderna e di ampie dimensioni, ha consentito di salvare a lungo l’espansione intorno
alle mura e di creare realtà urbane, come la zona di Arianuova e del Rione Giardino
che si caratterizzano come spazi cittadini e non banali periferie. All’esterno sono ga-
rantiti e previsti gli sviluppi dei soli borghi già esistenti o che sono finalizzati (come
la direttrice per Pontelagoscuro) a segnare nuove direttrici economiche per la città.
Tornando alle tematiche
intra moenia
, al di là delle previsioni di nuova edifica-
zione nei due quadranti ancora privi di edificazione consolidata già citati, il resto del
progetto è abbastanza misurato, rispetto ad altri piani coevi o di poco precedenti, e
per il tessuto antico prevede una serie di interventi mirati (come si esprimerà il no-
stro nella relazione del 1926) ad «allargamenti e correzione di tracciati stradali», a
«isolare edifizi che rivestono carattere artistico nonché altri tendenti al frazionamen-
to, lungo strade importanti e principali, di aree fabbricabili che si ritengono molto
adatte all’incremento edilizio di carattere estensivo».
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Per i grandi espropri prevede,
naturalmente, l’applicazione della legge promulgata nel 1885 per il risanamento di
Napoli.
Appare evidente che, almeno sulla carta, i presupposti siano in linea con la me-
dia della progettazione urbanistica italiana ed europea del tempo, seppure estrema-
mente concreti e contenuti nelle mire espansionistiche. Vedremo, inoltre, che alcuni
ripensamenti dimostrano ancora una volta la sottile incoerenza nelle scelte operative
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C. C
ONTINI
,
Piano regolatore
, cit., pp. 113-114.
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