K
EOMA
A
MBROGIO
«Vecchie città ed edilizia nuova»,
il contributo di Ciro Contini (1873-1952)
nel panorama dell’Urbanistica dei primi del Novecento
A distanza di circa un secolo dalla prima presentazione in Consiglio Comunale
del
Piano Regolatore e d’Ampliamento della Città
e ad oltre vent’anni dall’ultima
pubblicazione che si sia concentrata sull’opera urbanistica di Ciro Contini, l’inge-
gnere ferrarese merita ancora un approfondimento. Il presente contributo, sollecita-
tomi da Laura Graziani Secchieri e Lucio Scardino, che ringrazio per la fiducia, ha
l’obiettivo di inquadrare la figura di Contini e la sua proposta pianificatoria per la
città di Ferrara in un contesto più ampio di riflessioni teoriche e prassi operative che
caratterizzano l’Italia agli inizi del Novecento. In particolare, si è tentato di com-
prendere il significato delle scelte operate da Contini di modifica del tessuto edilizio
storico, in rapporto alle numerose e coeve esperienze italiane che segnano, nel loro
articolarsi, lo sviluppo della nascente disciplina urbanistica.
1. La figura di Ciro Contini nella storiografia
1.1. Breve profilo biografico
Ciro Contini nasce a Ferrara il 25 febbraio del 1873 da Beniamino Contini, ap-
partenente a un’antica famiglia ebrea di commercianti e farmacisti, e da Allegra Al-
mansi, di agiata famiglia ebrea parmense. Diplomatosi perito agrimensore nella sua
città nel 1890, si iscrive alla Scuola di Applicazione per ingegneri di Bologna dove si
laurea in ingegneria civile nel 1895. Già nel 1900 lavora alle dipendenze di Gaetano
Duprà (1853-1934),
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ingegnere capo del Comune di Ferrara, in qualità di direttore
dei lavori della costruzione del Bagno Pubblico posto nell’attuale viale Cavour, ot-
tenendo una prima visibilità pubblica che darà il via ai diversi incarichi che caratte-
rizzano il decennio seguente. Tra questi, non si può non ricordare il villino Melchiori
(1902-1904), a ben dire considerato la sua migliore realizzazione, che testimonia
dell’aderenza a uno stile liberty floreale di matrice secessionista. L’interesse verso la
dimensione urbana scaturisce a seguito della commissione per i padiglioni della Mo-
stra delle Bonifiche (1910), progetto di largo respiro, seppure effimero dal punto di
vista architettonico, che lo spinge a confrontarsi con il tema, fino a ora solo sfiorato
nei progetti per i villini privati di Corso Cavour, della grande Spianata nell’area della
ex piazza d’Armi. Nel 1911 sposa a Torino Lidia Regina Malvano e, in quello stesso
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A
LESSANDRA
F
ARINELLI
T
OSELLI
,
Schede: Cesare Selvelli
, in
Ferrara Disegnata, riflessioni
per una mostra
, a cura di M. Peron - G. Savioli, Artsudio C, Ferrara 1986, pp. 95-97.
Ebrei a Ferrara 1.indd 153
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