Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 151

Dibattito
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avuto modo di verificare grandi polemiche relative all’uso delle spezie, in particolare
di spezie medicinali, da parte di ebrei e medici e mercanti, con tentativi di bloccare
questa pratica da parte dei medici e mercanti cristiani, con evidenti motivi di con-
correnza. Siccome dici che maneggiava per le cure nitrato d’argento, mercurio e an-
timonio, che potevano essere velenosi se mal dosati, mi domandavo se sussistevano
già tali polemiche perché trovo nel Settecento le accuse di avvelenamento perché il
medico ebreo usa ‘veleni’ a scopo terapeutico: c’era già tale percezione del mondo
esterno che ritrovo due secoli dopo?
S
TEFANO
A
RIETI
– Abbiamo due testi di Tommaso Moro che sostiene che i medici,
anzi i sacerdoti possono intervenire per sospendere i trattamenti sanitari, e questo è
comprensibile in chi era così strenuo difensore dei valori della Chiesa. Forse Baco-
ne è già in un ambiente diverso perché afferma che un buon medico non deve solo
curare, ma deve, o potrebbe partecipare attivamente all’atto. Sia in Amato di sia in
Zahalon tutto questo è strenuamente negato nell’ebraismo.
Quanto alla domanda, nelle opere di Amato non compare in questo pericolo per-
ché egli opera da medico agendo con le terapie necessarie al caso, è molto moderno
nell’uso del principio attivo perché capisce che deve bruciare quest’escrescenza: egli
agisce con la coscienza di essere medico. Negli studi affiorano però tali accuse, come
il professor Ioly Zorattini ha indicato nei suoi «Processi» sull’Inquisizione vene-
ziana. Ma il mio approccio al testo di Amato è quello dello storico della medicina,
c’è una grande differenza fra il lavoro dello storico e dello storico della medicina:
bisognerebbe fare lavori in parallelo perché mi sono limitato a studiare quello che di
medico egli descrive.
M
ICHELE
L
UZZATI
–Ancora una domanda, perché ci sono ancora elementi da chia-
rire. Io non ricordo quale fu l’occasione per cui venne fatto il primo censimento del
1630: quale il motivo del censimento del 1692?
Penso al caso di Lampronti e vado per l’esperienza toscana: i personaggi più
rilevanti avevano l’autorizzazione a non abitare in ghetto. Quella del censimento
del 1692 mi sembra una registrazione topografica, un censimento per verificare chi
abitava in ghetto e si disinteressa di chi abita fuori.
L
AURA
G
RAZIANI
S
ECCHIERI
– Il censimento del 1630 era stato voluto in occasione
della peste, anzi subito prima dell’arrivo del contagio a Ferrara dove è stato minimo.
Non mi risulta che alcuno in Ferrara abbia avuto l’autorizzazione a risiedere fuori dal
ghetto: cioè non esiste documentazione che indichi questo.
S
TEFANO
A
RIETI
– Si conosce la percentuale di morti ebrei a causa della peste?
L
AURA
G
RAZIANI
S
ECCHIERI
– Nessuno perché in realtà Ferrara non è stata interes-
sata in modo concreto al contagio.
F
RANCESCA
M
ATTEI
– Una curiosità che chiedo a Laura Graziani Secchieri: quanti
sono gli abitanti di Ferrara al momento della redazione del censimento che hai tro-
vato?
L
AURA
G
RAZIANI
S
ECCHIERI
– Circa 26.000.
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