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Keoma Ambrogio
a giugno del 1911 e non produttivo in termini di progettazione di piano prima del
gennaio del 1912, non abbia tenuto conto di un vincolo preordinato così forte e coer-
citivo come la tutela monumentale, che avrebbe di molto rallentato, se non vanificato
l’operazione di formazione della nuova piazza del Mercato. Senza dubbio, la tutela
della ex chiesa di San Giacomo è l’unica che possa essere letta come oppositiva al
piano, essendo che la demolizione della struttura costituiva lo spigolo della nuova
piazza e che la sua dichiarazione avviene dopo la presentazione del piano in consiglio
e la cessazione della prima collaborazione di Contini con il Comune di Ferrara.
Senza dubbio, la presenza di questo progetto nell’ambito del piano generale,
deve avere suscitato molte critiche e forse alcune riflessioni più mature da parte del
nostro, perché nella redazione del 1926 non vi è più alcuna traccia di questa proposta,
unica variante sostanziale tra le due stesure del piano.
3.3. Il nuovo asse tra Santo Stefano e l’area della ex Piazza d’Armi
Nel settore del borgo nuovo, tra via Boccacanale Santo Stefano e la Spianata
dell’ex piazza d’Armi, Contini prevede la realizzazione, in entrambi i piani, di un
nuovo asse di raccordo in grado di sgravare una quota parte del traffico insistente
su via Garibaldi e offrire maggiore connessione tra il nuovo quartiere occidentale
e il cuore della città, attraverso la rimodulata via Cortevecchia [Figg. 6 e 7]. Per
quest’ultima si prevede, data la presenza di Santo Stefano, di isolare la chiesa così da
potere sdoppiare i flussi di andata e ritorno dei veicoli presenti su via Cortevecchia.
La chiesa, una volta isolata, avrebbe potuto «trarre da un beninteso adattamento il
massimo vantaggio dal punto di vista architettonico e prospettico»
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– come è luogo
comune di questa prassi pianificatoria – divenendo, di fatto, una rotatoria di traffico
sull’asse mediano della nuova strada e di via Cortevecchia.
Per la nuova via si prevedono dimensioni di 370 metri di lunghezza per 14 metri
di larghezza, una ferita urbana sproporzionata e fuori luogo in un tessuto edilizio
di abitazioni con due. massimo tre piani (8/9 metri di altezza), caratterizzato dalle
strette e parallele vie di epoca medievale. Inoltre, la fredda geometria e la direttrice
inclinata del nuovo asse non si pongono affatto in relazione con la struttura morfolo-
gica dell’organismo urbano, caratterizzato da quartieri ognuno contraddistinto dalla
propria chiesa parrocchiale nella testata sommitale, come è tipico dei primi insedia-
menti altomedievali a Ferrara.
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L’area è connotata da non molti edifici tutelati da notifiche tuttavia già presenti a
partire dal 1910, con numerose conferme di notifiche nel 1914, ma solo due di questi
edifici sarebbero stati interessati dal taglio stradale:
a) un immobile in via Muzzina, forse opportunamente sottoposto a tutela ai
sensi della Legge 364 del 1909 nell’agosto del 1915;
b) il nucleo principale di Casa Cini, sospesa sui caratteristici portici di via Boc-
cacanale di Santo Stefano, già tutelata fin dal 28 giugno del 1910 (ben prima
dell’incarico a Contini di responsabile dell’ufficio di piano) e poi conferma-
ta nel corso del 1915, con diverse notifiche ai proprietari.
Proprio in riferimento a Casa Cini, Contini sottolinea il fatto che il mantenimen-
to del portico su strada (come se fosse l’unico elemento di valore della casa) potrebbe
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C. C
ONTINI
,
Piano regolatore
, cit., p. 116.
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Si confronti, R. D
ALLA
N
EGRA
et alii,
Ferrara: contributi
, cit., pp. 145-148.
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