Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 175

L
UCIO
S
CARDINO
Oltre le Mura. Arrigo Minerbi (1881-1960),
scultore ebreo ferrarese tra Vittoriale e Vaticano
Una breve premessa
Sono stato invitato a questo convegno per aver pubblicato due contributi (sep-
pur parziali) sull’attività complessa dello scultore Arrigo Minerbi, nato a Ferrara
il 10 febbraio 1881 e di fede ebraica: sulla sua attività a Bondeno, dove eseguì lo
splendido Monumento ai Caduti della Grande Guerra (1925) e collaborò con la for-
nace dell’industriale Ferdinando Grandi e il carteggio intercorso fra lui e Gabriele
D’Annunzio, del quale divenne lo scultore ufficiale negli ultimi anni di vita, a partire
cioè dal 1932. A lui l’Immaginifico commissionò varie opere, sparse tra il Vittoriale
(la marmorea testa di Eleonora Duse, la copia della ferrarese
Vittoria del Piave
nel
pilone d’ingresso), dove pure si trovano la maschera funebre del poeta, nonché cal-
chi delle sue mani e la città di Pescara (la laboriosa tomba della madre Luisa, nella
Cattedrale di San Cetteo). Non a caso la recentissima mostra
D’Annunzio a Bologna
(a Palazzo Saraceni) si concludeva con una bacheca dedicata a Minerbi, presentando
l’esposizione di varie sue sculture e lettere di D’Annunzio a lui indirizzate, oggi al
Vittoriale. E fu proprio un poeta ‘laico’ e sensualissimo quale D’Annunzio a costitu-
ire (quasi paradossalmente) il tramite per far apprezzare Minerbi dagli ecclesiastici
e a fargli ottenere quindi varie prestigiose committenze negli ultimi suoi decenni di
vita, tanto da far considerare il ferrarese uno fra gli artisti più significativi dell’età
pacelliana, coincidenti cioè con il papato di Pio XII, pur non avendo mai l’artista
abiurato la fede ebraica. Infatti D’Annunzio, esattamente nel 1932, aveva presentato
criticamente
L’Ultima Cena
, in argento fuso, che l’industriale Pasquinelli donerà
quindi alla Cattedrale di Oslo. Sino ad allora Minerbi si era dedicato a un’attività
inseribile soprattutto nel simbolismo di taglio spiritualista e in un decorativismo di
gusto liberty: raramente aveva affrontato tematiche cattoliche, anche se aveva ope-
rato spesso per l’ambito funerario. La sua opera più famosa a carattere religioso
resta la bronzea Porta del Duomo di Milano (la prima da sinistra), iniziata nel 1937
ed eseguita incredibilmente in gran parte negli anni delle persecuzioni antiebraiche:
propongo qui la delicata questione, senza purtroppo approfondirla a causa dell’im-
possibilità da parte mia di accedere agli archivi ecclesiastici di Milano e di Roma o a
quelli della Comunità Israelitica. Ma procediamo per ordine…
Arrigo e la committenza ebraica
Figlio di Moisè, «negoziante di manufatti», e di Stella Luzzato, di origine pa-
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