Oltre le Mura. Arrigo Minerbi (1881-1960), scultore ebreo ferrarese tra Vittoriale e Vaticano
177
iconografia, in cui le citazioni greco-romane e neo-rinascimentali si insapidirono
grazie al dannunzianesimo più sfrenato.
A questa fase appartiene un’altra opera da lui firmata per il Cimitero Israelitico
di Ferrara, seppur in collaborazione con Anita Cavalieri, nipote dell’onorevole Adol-
fo: la scenografica tomba dell’aviatore Pico Cavalieri, tragicamente scomparso nel
1917.
Le aquile bronzee che lo circondano, assieme alla cancellata che riprende un
motivo simmetrico di gusto tardo-liberty, sono icastiche raffigurazioni dell’eroismo,
mentre di tutt’altra temperie è la tomba di Tina Pesaro, scomparsa ventenne nel 1927
per una forma di tifo contratta a Napoli. Si tratta di un’opera molto originale, che
spicca tra i cippi aniconici del Cimitero Israelitico di Ferrara sia per la figurazione
che per il materiale, ossia un mosaico di gusto veneziano. Eseguita su cartone di Mi-
nerbi, come mi testimoniò qualche anno orsono l’ingegner Marcello Pesaro, fratello
della defunta, raffigura entro un motivo ad arco, uno strano uccello (una cicogna?)
sopra una casa, assieme ad una clessidra, ad alcuni nastri e a fiori stilizzati che sem-
brerebbero gigli, simbolo di purezza.
L’insieme ha forte sapore
art déco
in senso architettonico, mentre l’uso analogo
del mosaico dorato si ritrova in varie edifici veneti primo-novecenteschi, a comincia-
re dalle ornamentazioni sulla facciata del garage Touring, posto dinanzi alla stazione
di Mestre.
Un ‘ebreo fascista’
Arrigo si era nel frattempo sposato con una donna cattolica di origini ferraresi,
Malvina Benini, e con lei si era trasferito da Genova a Milano, dove conoscerà il suo
primo grande successo allestendo una personale nel 1919 presso la galleria del cor-
religionario Lino Pesaro. Vi presenterà una ventina di sculture, nessuna delle quali
di soggetto sacro. Vi dominavano invece tematiche a carattere patriottico, mitologico
e letterario, nonché ritratti idealizzati di uomini morti in guerra, da Cesare Battisti
all’amico Costanzi (in un’immagine significativamente intitolata
L’ascesi)
.
Un tema assai sentito da Minerbi era poi quello della ‘maternità’ (anche se dalla
moglie non avrà alcun figlio), come rivelano alcune sculture esposte a Milano, la fi-
gura femminile collocata a Bondeno e il bellissimo rilievo marmoreo denominato
La
Comunione
, che sarà eseguito per l’Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, dove ancora
si trova.
Nella galleria Pesaro era altresì esposta
La Vittoria,
prima idea di quello che di-
venterà nel 1928 il Monumento ai Caduti di Ferrara (poi replicato per D’Annunzio) e
assegnatogli direttamente, senza alcun concorso, dal podestà ebreo Renzo Ravenna.
Circa l’adesione di Minerbi al fascismo, è da pensare sia stata immediata, anche
se lo scultore non fu un ‘sansepolcrista’ (al contrario del pittore concittadino Achille
Funi): pur senza approfondire la questione è significativo rilevare, ad esempio, che
nelle lettere a D’Annunzio egli è molto ossequiente alla tradizione di inserire l’anno
dell’era fascista dopo la data (al contrario del poeta corrispondente) e altri indizi in-
teressanti trapelano analizzando l’intera sua attività durante il Ventennio.
Grazie alla
Vittoria del Piave
, straordinario aggiornamento liberty-simbolista
della
Nike
di Samotracia (ma con il volto ispirato ai lineamenti dell’attrice Lyda
Borelli, moglie dell’industriale ferrarese Vittorio Cini), Minerbi riuscirà a realiz-
zare una vera e propria ‘icona’ della Ferrara fascista (e non soltanto), mentre qual-
Ebrei a Ferrara 1.indd 177
07/04/14 11:42