Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 178

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Lucio Scardino
che anno dopo consoliderà la propria fama con gli altorilievi dell’Istituto «Benito
Mussolini» a Roma, celebrazione retorica del lavoro e di gran classe dell’anatomia
virile.
Non siamo molto lontani dal gusto che pervade il grandioso gruppo ferrarese del
Po e i suoi affluenti
, collocato nel 1932 sull’Acquedotto monumentale al centro del
Rione Giardino, sorto su progetto urbanistico (seppur con infinite varianti) dell’in-
gegner Contini. La composizione sembra voler riprendere suggestioni dal manieri-
smo estense, come si evidenzia assai bene nei modelli in gesso conservati presso la
Gipsoteca del Liceo Artistico «Dosso Dossi», solo di recente recuperati grazie a un
abile restauro.
Abbandonati i formulari liberty, Minerbi tendeva infatti a raggiungere una sorta
di classicismo depurato e atemporale, in piena sintonia con i dettami estetici ed etici
del
Novecento,
lo stile ufficiale del regime: e in questa sorta di ‘citazionismo’, di
ripresa (tutt’altro che inerte) di stilemi e iconografie antiche fu quasi per lui fatale
recuperare le tematiche religiose, favorito dai convincimenti della moglie Malvina,
cattolica praticante.
Quindi, mentre continuava a realizzare Monumenti ai Caduti (oltre a quello di
Bondeno, notevole è il gruppo bronzeo di Firenze, dedicato in realtà al «medico ca-
duto in guerra» e collocato nel 1924 in un chiostro della Scuola di Sanità Militare),
Arrigo si avvicinò alla rappresentazione di Santi e Madonne, talvolta posti su sepol-
cri (l’intenso
San Francesco
nella tomba Cusini al Cimitero Monumentale di Mila-
no), ma, a partire dalla neo-leonardesca
Ultima Cena
di Oslo, soprattutto realizzati
per adornare chiese e conventi.
Minerbi e le committenze sacre durante la guerra
Ho già detto che la sua opera più famosa è la prima Porta del Duomo di Milano,
la cui sofferta elaborazione coincide appieno con l’epoca della promulgazione delle
leggi antiebraiche e della Seconda Guerra Mondiale.
Anche stavolta Minerbi ebbe una committenza diretta nel 1937, ad opera dell’ar-
civescovo Alfredo Ildefonso Schuster, che lo stimava molto e che è rimasto famoso
per la condanna dell’approvazione delle leggi razziali fasciste, giudicandole eretiche
e neo-pagane in alcune coraggiose omelie.
Sulla questione si è espresso con chiarezza nel 2000 lo studioso Cesare Badini,
rilevando, fra l’altro, che appare anzitutto
singolare che la porta sia stata commissionata ad un artista di chiara e nota origine ebrai-
ca, che non ha mai rinunciato alla propria identità […] ancor più paradossale è che al
centro della porta campeggi l’editto di tolleranza di Costantino, che nel 313 proclamava
lecite le professioni di fede di tutte le religioni.
Uno spirito di fronda animava quindi l’intera opera e l’arcivescovo difese evi-
dentemente lo scultore dalle ingerenze nazi-fasciste per tutta la guerra, tanto che il
contratto per la fusione in bronzo dei modelli venne firmato il 19 gennaio 1944, ossia
nei mesi più tragici della Repubblica di Salò!
Come rileva Badini «non si tratta qui di definire se sia stato difeso Minerbi o il
fatto di averlo scelto per tale commissione», ma di registrare un episodio anomalo e
difficilmente spiegabile, considerando oltretutto che non fu l’unico a riguardare lo
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