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Max Ascoli e Ferrara
I luoghi della formazione giovanile di Max Ascoli
un rinnovamento morale
”, e che finì, “
per uno sbagliato desiderio di coe-
renza
”, nell’Aventino, isolato dalla realtà e con la
“preclusione di ogni
azione politica
” (Ascoli, 1926 b)
[54]
.
Sempre nel 1926 collaborò anche a “Pietre”, periodico liberal socialista
genovese, nato da un gruppo di studenti, che, auspicando chiarificazioni
sui valori per i quali impegnarsi, avevano trasformato il dibattito cultura-
le in dissenso politico
[55]
. La rivista, nata nel gruppo della “Giovane Italia”
di Genova, fu coinvolta nelle indagini per l’attentato del 12 aprile 1928
(piazza Giulio Cesare a Milano, vicino all’entrata della Fiera Campiona-
ria), che aveva causato la morte di venti persone e numerosi feriti. Gli
autori non furono mai scoperti, ma la polizia colse l’occasione per inizia-
re un’operazione di repressione in tutto il Nord Italia. La società “Giova-
ne Italia” venne sciolta, i redattori ed i collaboratori di “Pietre”, tra cui
anche Max Ascoli, vennero arrestati. Per questi motivi il nome di Max
Ascoli non era sconosciuto alla polizia, che cercava di imbavagliare la
stampa soffocando ogni critica al regime.
Gli articoli pubblicati sulle riviste invise al regime; la sottoscrizione su un
giornale dei socialisti unitari di un’oblazione di 50 lire nella quarantesi-
ma sottoscrizione “
in memoria ed onore di Giacomo Matteotti
”
[56]
; la fir-
ma sul “Contromanifesto degli intellettuali antifascisti”, costituirono gli
antecedenti perché Ascoli fosse posto, a Ferrara, sotto controllo dalla po-
lizia come “antifascista” da sorvegliare.
Per eludere i continui controlli nella piccola città di provincia e per mo-
tivi di studi, Ascoli, nella primavera del 1924, si trasferì a Roma, dove si
laureò anche in Filosofia. Il testo che Max Ascoli pubblicò nel 1924 “
Le
vie dalla croce
”
[57]
fu, senza dubbio, l’esito delle sue riflessioni sulle rela-
zioni tra la Filosofia delle religioni e la realtà ebraica, sollecitato dalle
chiavi di lettura, fornite dal nuovo corso di studi. Per Ascoli, il grande
problema esistenziale consisteva nel conciliare l’essere Ebreo, cioè una
visione religiosa della vita, con le attese frenetiche e assillanti dell’epoca
moderna che ritenevano il lavoro e la produttività come i massimi valori.
Come conciliare la profondità dell’interiorità religiosa con il mondo delle
borse e dei mercati, con le esigenze di una vera laicità se non a prezzo
di un abbandono della religione, rendendola così una setta
[58]
? Ma una
vera religione, lungi dal creare fratture tra la dimensione interiore e
l’esplicazione del sé, concretizza la piena coerenza tra i due modi di es-