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Max Ascoli e Ferrara
I luoghi della formazione giovanile di Max Ascoli
È plausibile allora pensare che le discussioni politiche infiammassero ed
entusiasmassero, con l’incalzante urgenza del tempo presente, molto più
del latino e del greco, che restavano invece ancorati ad un passato glo-
rioso, ma lontano. E se le dinamiche sociopolitiche attiravano e coinvol-
gevano l’interesse dei giovani, “distraendoli” dai seri studi classici, anche
la scuola prese atto del mutamento in conseguenza del conflitto. La prio-
rità della guerra aveva subordinato alle sue esigenze tutti gli aspetti della
vita civile, ed anche la scuola vi si era adeguata con l’essere meno fisca-
le nei giudizi e nelle valutazioni.
Infatti il giovane Ascoli conseguì la licenza liceale ad ottobre, dopo aver
riparato matematica, mentre venne, per urgenti necessità belliche, di-
spensato nel 1916 dall’esame di fisica e chimica
[12]
.
I registri di iscrizione al Regio Liceo Classico Ariosto, nella loro apparen-
te asetticità di nomi elencati in ordine alfabetico e di numeri indicanti le
valutazioni, forniscono una serie di dati preziosi per la ricostruzione sto-
rica. Ci informano infatti sulla considerevole percentuale di frequenza
dell’istituto, nei primi anni del ‘900, da parte della componente ebraica.
Su classi mediamente di 35-36 allievi, sette o otto di essi erano Ebrei e
due o tre, figli di matrimoni misti. Una percentuale che oscillava dal 20
al 30% e che evidenziava, come sottolineava Max Ascoli nel suo primo
scritto, che la nuova generazione ebraica “
aveva abbandonato nella
grande maggioranza dei suoi elementi ogni tradizione formale, si era
lanciata alla conquista del sapere e alla scoperta della propria anima
con quello stesso violento tenace ardore con cui i padri e i nonni, uscen-
do dai ghetti, si erano lanciati alla conquista della agiatezza
”
[13]
.
Tra i compagni di classe, fin dal periodo ginnasiale, vi era Massimo Levi,
cugino di Max. I rapporti e l’amicizia tra i due perdurarono nel tempo,
tanto che Massimo divenne, nel 1950, il “factotum” per la costruzione del
padiglione oculistico all’Ospedale Sant’Anna, ritorno munifico di Ascoli
alla sua città
[14]
.
Compagno di studi al Liceo Classico e amico di sempre, oltre al già cita-
to Bruno Pisa, fu anche Mario Verzella
[15]
, di due anni più giovane. Ver-
zella, diventato poi medico, era primario del Reparto di oculistica nel
1950, al tempo della donazione di Ascoli della Clinica oftalmologica.
Gli anni della frequentazione del Liceo furono anche quelli della turbo-