Max Ascoli e Ferrara - page 72

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Max Ascoli e Ferrara
Il fascicolo “Max Ascoli” della Questura di Ferrara
no, Genova, Cagliari, dove lo studioso aveva soggiornato o lavorato, e
dove il rispetto per i valori della libertà e della coerenza l’avevano con-
trapposto al regime.
Nel 1926 lo studioso ferrarese, ormai stabilitosi a Roma, aveva sposato la
poetessa, e sua segretaria, Anna Maria Cocchetti. Sempre nel 1926, di-
ventato professore incaricato di Filosofia del diritto dell’Università di Ca-
merino, aveva poi pubblicato le sue riflessioni sulla relazione tra il prin-
cipio del diritto naturale e la morale cattolica nell’opera “
Saggi vichiani.
La filosofia giuridica di Emanuele Duni
[108]
. Nel 1928, nell’azione repres-
siva conseguente l’attentato terroristico di Milano, che coinvolse la reda-
zione di “Pietre” e gli iscritti all’associazione segreta “Giovane Italia”,
Max Ascoli fu arrestato (30 di aprile) e accusato di attività contro il regi-
me. Le autorità fasciste gli proposero, in cambio a un “non procedere”,
di iscriversi al Partito Nazionale Fascista. Ascoli rifiutò e venne incarcera-
to a Macerata e poi San Vittore a Milano, dove fu giudicato dal Tribuna-
le speciale
[109]
. La condanna al confino gli venne poi commutata in una
ammonizione di due anni che imponeva il domicilio coatto, una serie di
obblighi polizieschi da osservare e che comportò perciò la perdita del-
l’incarico a Camerino
[110]
.
Al momento dell’arresto venne inserita, nel suo fascicolo personale, la
sua foto segnaletica, scattata senza gli occhiali, che Max era obbligato a
portare per la forte miopia, come si evince dall’impronta visibile sul naso.
Nel novembre del 1937, alla foto, venne aggiunta una descrizione detta-
gliata dei connotati del “sorvegliato” che rivelava, in alcune diciture (for-
ma del naso “
rettilineo
”; “
espressione fisionomica
”; la “
sporgenza
” della
fronte), come l’apparato burocratico dello Stato si stesse adeguando all’in-
cipiente “battaglia per la razza”
[111]
. Nel periodo di forzata sosta, per i pro-
blemi giudiziari, Ascoli pubblicò “
La interpretazione delle leggi: saggio di
filosofia del diritto
[112]
, che gli procurò la libera docenza e “
La Giusti-
zia
[113]
, con cui partecipò nel 1930 al concorso per la cattedra di Filosofia
del diritto a Cagliari. Non vinse il concorso, ma già dal 1929 aveva ripre-
so ad insegnare, come incaricato a Cagliari, dove fu l’unico tra gli inse-
gnanti a rifiutarsi di far parte dell’Associazione Nazionale Professori Uni-
versitari Fascisti
[114]
. Il presidente della commissione del concorso a catte-
dra del 1930, era Giovanni Gentile che “
non nascondeva la sua ammira-
zione
” per il pensiero ascoliano “
tanto che confidò al diretto interessato
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