Banchieri ebrei toscani a Ferrara nella prima metà del Quattrocento: i da Terracina
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di Verona
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e, forte di questa cessione, il 25 luglio 1447 costituì, con atto steso a
Ferrara, una compagnia per l’esercizio, a partire dal primo agosto dello stesso an-
no, del banco di prestito di Lazise: i suoi soci erano Gaio del fu Angelo da Lucca
e Salomone di Dattilo da Budrio, che avrebbero provveduto a gestire le attività
feneratizie
in loco
.
40
Poco più tardi, nel corso del 1448, Buonaventura (che continuava ad essere tito-
lare della locazione dell’edificio nel quale si trovava il banco della Ripa e che conti-
nuava a risiedere a Ferrara)
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si associò con un altro medico, Aliuccio di Salomone
da Arezzo e i suoi fratelli Guglielmo e Manuele, e con Gaio di Angelo da Lucca, per
costituire una compagnia che si prefiggeva, partendo dal banco di Arezzo, di operare
anche a Bologna e a Ferrara. In quest’ultima città il 13 agosto 1448 otto banchieri
ebrei, provenienti da varie località dell’Italia centro-settentrionale, aderirono alla so-
cietà conferendo complessivamente circa 3.000 fiorini.
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Non abbiamo ulteriori notizie su questa società che non dovette avere molto
successo, forse anche perché nell’ottobre dello stesso 1448 Buonaventura di Buo-
naventura da Terracina venne arrestato per un delitto, non meglio specificato, che
lo esponeva a una possibile condanna a morte. Grazie all’intervento del marchese
Leonello d’Este Buonaventura, rappresentato dal figlio Abramo, se la cavò solo con
una pesantissima multa, di 1.000 fiorini, che venne pagata il 27 dicembre 1448.
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Buonaventura fu poi coinvolto nelle disavventure di Gaio di Angelo da Luc-
ca, suo socio tanto a Lazise, quanto nella società, con base ad Arezzo, costituita
nel 1448. L’ebreo lucchese incorse infatti a Ferrara nel 1450 in una condanna per
detenzione e/o spaccio di monete false che gli costò una multa di 1.000 ducati;
per mettere insieme la somma Gaio fu tra l’altro costretto a recuperare denaro che
aveva affidato a Buonaventura e che era stato depositato presso il banco di Arezzo.
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Pare infatti che fra il 1450 e il 1452 Buonaventura fosse andato a gestire il banco
aretino.
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Buonaventura, comunque, non abbandonò l’orizzonte ferrarese, ed è forse lui
il Bonaventura ebreo per il quale, colpevole di grave mancanza, il 12 gennaio 1453
venne chiesta grazia a Borso d’Este da un ‘alto personaggio’ fiorentino.
46
Nella primavera del 1454 la società costituita nel 1447 con Salomone di Manue-
le da Norcia per la gestione del banco della Ripa venne a scadere:
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i risultati non
furono forse positivi per il da Terracina, che l’8 aprile dello stesso 1454 si trovava di
nuovo in prigione a Ferrara, questa volta, quasi certamente, per debiti.
48
E tutto ciò, nonostante un privilegio del marchese Borso che gli aveva concesso
39
Ibidem
, n. 483f, p. 177.
40
Ibidem
, n. 487, p. 178.
41
Ibidem
, n. 492, pp. 179-180, del 14 novembre 1447 e n. 494, p. 180, del 29 gennaio 1448.
42
Ibidem
, n. 503, p. 183.
43
Ibidem
, n. 511, p. 186.
44
Ibidem
, n. 524, p. 196, del 25 febbraio 1450 e n. 525, p. 196, del 4 marzo 1450.
45
F
RANCESCO
T
RICOMI
,
Gli ebrei ad Arezzo nel Quattrocento: storia economica e sociale
, tesi
di dottorato, Università di Siena, ciclo XX (2005-2008) [ma 2011], tutor Duccio Balestracci, pp.
50-53.
46
A. F
RANCESCHINI
,
op
.
cit.,
n. 555, p. 210.
47
Ibidem
, n. 568, p. 217, del 25 febbraio 1454, e n. 570, p. 217, del 22 marzo 1454.
48
Ibidem
, n. 572a, p. 217; e cfr. anche n. 578, p. 221, del 23 luglio 1454.
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