Banchieri ebrei toscani a Ferrara nella prima metà del Quattrocento: i da Terracina
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Il notaio ometteva, curiosamente, il nome del padre del testatore, limitandosi a
far precedere lo spazio lasciato in bianco dopo il suo nome da un «quondam», che
avrebbe dovuto far pensare che questo padre fosse già morto.
In ogni caso, il notaio non tralasciava la forma cognominale che distingueva il
testatore: si trattava di un da Terracina.
Erede universale e fidecommissario veniva nominato proprio Salomone di Buo-
naventura da Terracina, che veniva definito però «consanguineus sive affinis» del
testatore.
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Quali che siano state le ragioni di questa strana ‘negazione’ della paternità di
Buonaventura di Salomone da Terracina, sembra ipotizzabile che suo figlio Buona-
ventura fosse o nato fuori dal matrimonio e poi legittimato, ovvero che fosse frutto
di un secondo matrimonio, avvenuto a seguito della morte o del ripudio della prima
moglie.
In sostanza il trasferimento a Ferrara di Buonaventura di Salomone e la sua sepa-
razione dal nucleo famigliare di origine potrebbero essere avvenuti in conseguenza di
una scissione del gruppo parentale, che comportò il trasferimento nella città estense
di un padre e di uno solo dei suoi figli.
5. Come già si è visto, fin dal 1433 Buonaventura di Buonaventura era cassiere
del banco della Ripa, di pertinenza del padre, e forse approfittò del soggiorno ferrare-
se per concludere gli studi che gli consentirono l’ingresso nella professione medica,
come risulta dall’atto di emancipazione del 1436.
La documentazione superstite non consente di verificare se in Ferrara Buona-
ventura di Buonaventura si sia dedicato anche alla cura di pazienti. Le informazioni
che su di lui sopravvivono sono infatti relative soltanto alla sua attività di prestatore.
Il 4 aprile 1434 Buonaventura di Buonaventura e i responsabili degli altri due
banchi cittadini agivano in rappresentanza di tutti gli ebrei di Ferrara.
27
Il 26 novembre 1439, i tre banchi provvidero a nominare un procuratore: il rap-
presentante per quello della Ripa era, a nome del padre, ‘maestro’ del banco stesso,
il nostro Buonaventura.
28
Il 13 gennaio e il 15 giugno 1440 e il 13 febbraio 1444 Buonaventura di Buo-
naventura rivestiva sempre il ruolo di responsabile del banco di famiglia nella città
estense.
29
È da notare che nell’atto del 13 febbraio 1444 accanto a Buonaventura compa-
riva, come rappresentante del banco della Ripa, anche un suo fratello, o fratellastro,
Sabato di Buonaventura di Salomone, un altro membro della famiglia che aveva for-
se anche lui cercato fortuna a nord dell’Appennino, ma operò poi prevalentemente a
Pistoia e si convertì nel 1463.
30
26
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.,
n. 450, pp. 162-163.
27
Ibidem,
n. 414, pp. 152-153.
28
Ibidem,
n. 430, pp. 157-158.
29
Ibidem,
n. 432, p. 158, n. 437, p. 159 e n. 455, p. 167.
30
E. Z
ETLAND
B
ORGOLOTTO
,
op. cit.,
pp. 108-109, 149, 167, 375 e 398-400. Nel febbraio del
1430 Sabato aveva sposato Brunetta di Salomone di Abramo «de Gallis de Mantua», figlia di un
prestatore che da Parma, ove era installato e operava, nel 1435 ottenne di aprire a Vigevano un
banco che sarebbe servito da trampolino per approdare a Cremona; dal matrimonio nacque Ricca,
andata sposa al grande banchiere Vitale di Isacco da Pisa, in M. L
UZZATI
,
La circolazione di uomini,
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