Banchieri ebrei toscani a Ferrara nella prima metà del Quattrocento: i da Terracina
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incaricato di recuperare un credito a Padova: i debitori erano gli eredi dei banchieri
che pochi anni prima avevano ceduto il banco ferrarese al da Terracina.
7
Buonaventura era sempre, o nuovamente, a Ferrara il 16 luglio 1431 quando
nominava suoi procuratori Samuele del fu Senton da Bologna e suo figlio Ruben, nei
quali sono certamente da identificare Samuele di Santo e suo figlio Rubino che erano
degli Sforno, allora all’inizio della loro lunga carriera di banchieri bolognesi.
8
L’avventura ferrarese di Buonaventura di Salomone da Terracina
vel
da Lucigna-
no
vel
da Prato non lo aveva escluso dal circuito del prestito in Toscana. Egli conti-
nuò ad essere uno dei titolari del banco di Prato, in base ad una condotta decennale
iniziata nell’autunno del 1421,
9
e il primo ottobre 1427 ottenne, con altri ebrei, il
diritto di prestare a Monte San Savino: diritto che gli venne rinnovato, insieme con
suo figlio Salomone, il 27 febbraio 1433.
10
Il 29 dicembre 1442 venne poi nominato
socio del banco di Pisa da Isacco di Emanuele da Rimini, genero e successore di
Vitale di Matassia «de Synagoga»
vel
da Pisa.
11
Come si vedrà Buonaventura era attestato a Firenze il 2 e il 24 febbraio 1436
12
e
il 18 dicembre 1437.
13
In entrambi i casi egli è detto abitante a Ferrara, segno che la
sua residenza principale continuava ad essere nella città estense, dove è ricordato il
3 aprile,
14
il 18 luglio
15
e il 22 ottobre 1433:
16
da quest’ultimo atto risulta che il da
Terracina possedeva, nella contrada di San Paolo, almeno una casa e ne aveva un’al-
tra in affitto; sempre in quest’ultimo documento, come nell’atto del 3 aprile 1433, a
Buonaventura di Salomone veniva attribuito il titolo onorifico di «ser», certamente
un segno di distinzione tanto nel mondo cristiano, quanto in quello ebraico.
Il banco ferrarese di Buonaventura è ricordato anche nel febbraio del 1437
17
e
solo il curioso rarefarsi della documentazione ferrarese fra 1435 e 1440 (paiono so-
pravvissuti soltanto dieci atti relativi ad ebrei fra 1436 e 1439) impedisce di valutare
appieno la continuità dell’operare di Buonaventura di Salomone nella città estense.
Certo è che questo banchiere rimase del tutto estraneo, almeno apparentemente,
alle complesse operazioni che, a partire dall’ottobre del 1437, condussero all’ingres-
so del prestito ebraico a Firenze e all’istituzione nella città dell’Arno di ben quattro
banchi.
18
Fra i protagonisti di questa svolta decisiva nella storia del prestito ebraico in
7
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.,
n. 374, p. 138; si veda anche n. 380, pp. 140-141, del 3 febbraio
1430.
8
Ibidem
, n. 390, p. 143. Sugli Sforno si veda, da ultimo: M
ICHELE
L
UZZATI
,
Ancora su élites
bancarie e intellettuali ebrei nel Rinascimento italiano: ’minima biographica’ per Obadiah da
Sforno
, in
Riti di passaggio,
storie di giustizia. Per Adriano Prosperi
, vol. III, a cura di V. Lavenia
– G. Paolin, Edizioni della Normale, Pisa 2011, pp. 273-281.
9
E. Z
ETLAND
B
ORGOLOTTO
,
op. cit.,
p. 44.
10
Ibidem,
pp. 42-43 e 98.
11
Ibidem
, pp. 107 e 150.
12
Ibidem
, pp. 149 e 317.
13
Ibidem
, pp. 138 e 478-480.
14
A. F
RANCESCHINI
,
op. cit.,
n. 394, pp. 144-145.
15
Ibidem
, n. 398, pp. 145-146.
16
Ibidem
, n. 403, p. 148.
17
Ibidem
, n. 423, pp. 155-156.
Ivi
, n. 403, p. 148.
18
Si veda, ultimamente: E. Z
ETLAND
B
ORGOLOTTO
,
op. cit.,
pp. 45-53.
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