Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX) - page 17

Introduzione agli ATTI
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di origine ebraica, come denuncia il nome con cui è conosciuto ai più:
Amatus
è la la-
tinizzazione del nome di famiglia Chabib o Habib. Perseguitato in patria, ha percorso
il drammatico viaggio diasporico compiuto dagli esuli iberici attraverso l’Olanda
e la Francia fino a Venezia. Si è trasferito a Ferrara nel 1541, dove ha insegnato
nell’Ateneo e ha approfondito gli studi di anatomia e di medicina botanica; passato
adAncona e poi a Pesaro, ha raggiunto nel 1559 Salonicco, dove ha in fine professato
liberamente la religione ebraica. Le innumerevoli figure di medici, fisici, anatomisti
e botanici con cui è venuto in contatto durante questo percorso sono state di intera-
zione e integrazione con la sua conoscenza medica, la sua capacità di formulazione
di anamnesi, diagnosi e terapia: Amato Lusitano ha arricchito la letteratura medica di
opere qui analizzate da S. Arieti, che per lungo tempo hanno goduto di alta reputazione
e che sono tuttora oggetto di analisi e studio, come fonte di informazione sia genea-
logica sia storico medica. Nel suo intervento, in particolare lo storico ha focalizzato
la modernità di Amato espressa attraverso una visione della medicina immune da
influenze e restrizioni religiose. Diverse la posizione, la figura, l’esperienza di Jacob
di Isaac Zahalon
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, appartenente a un’antica famiglia romana: nella città capitolina
ha vissuto buona parte della sua vita, è divenuto rabbino e si addottorato in medicina.
Forte anche dell’esperienza sul campo durante la peste del 1656, Jacob ha combinato
i caratteri del rabbino con quelli della medicina pratica seguendo il tracciato lasciato
dai rabbini-medici che si erano distinti soprattutto nel Medioevo e in Italia
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. Anche
durante la peste ha continuato a praticare pubblici sermoni e allorché la sinagoga è
stata chiusa, predicava e pregava alla finestra spalancata verso la gente nella strada.
Regolarmente ingaggiato dalla comunità come predicatore e maestro, nel 1680 ha
lasciato Roma per Ferrara dove è diventato rabbino e ha continuato i servizi fino alla
sua morte, nel 1693. È stato anche prolifico autore; della sua produzione S. Arieti ha
analizzato in particolare il manuale di medicina
Oz ̣
ar ha-
ayyim
,
Tesoro della vita
(Venezia 1683).
L’apporto di Laura Graziani Secchieri offre un inedito tassello di conoscenza
riguardo alla consistenza del ghetto di Ferrara sul finire del XVIII secolo. A 65 anni
dall’istituzione del «Recinto Hebreorum», un censimento conservato nella documen-
tazione della Casa dei catecumeni dell’Archivio Storico Diocesano di Ferrara quan-
tifica e descrive la popolazione ebraica. Rispetto a quello precedente datato 1630,
il censimento del 1692 è maggiormente articolato in quanto i nuclei familiari sono
segnalati nella rispettiva strada di residenza: questo consente di collocare fisicamente
la famiglie e ipotizzare grande densità abitativa in edifici nati unifamiliari e utilizzati
come ‘condomini’
ante litteram
. Inoltre, all’interno di ogni ‘fuoco’ sono riportati i
legami parentali fra i singoli individui conviventi, dei quali è anche indicata l’età; al
contrario, sono per lo più assenti le segnalazioni delle professioni esercitate. Mentre
risulta un fenomeno molto circoscritto la presenza di personale servile coabitante, è
frequente la ricorrenza di nominativi avulsi al nucleo familiare: accompagnata talora
22
e
.
com/article-1G2-2587521371/ahalon.html
23
Sulla particolarità dell’opera dei rabbini medici:
La figura del medico. Aspetti religiosi cul-
turali, sociologici, sanitari
, Convegno di Studi (Ferrara, 9 giugno 1996), Editografica, Rastignano
1998. G
ADI
L
UZZATTO
V
OGHERA
,
Rabbini
, Laterza, Roma-Bari 2011.
Medici rabbini. Momenti di
storia della medicina ebraica
, a cura di M. Silvera, Carocci, Roma 2012.
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