Introduzione agli ATTI
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rinascimentale, un rapporto che, come lo storico ha rilevato, è implicito nel titolo del
convegno:
EBREI A FERRARA EBREI DI FERRARA
.
Alcuni aspetti comuni sono presenti negli interventi di Michele Luzzati ed Eli-
sabetta Traniello i quali, oltre a offrire spunti sulle problematiche economiche e pun-
tualizzazioni prosopografiche di non poco conto, espongono due visioni dello stesso
fenomeno: al reticolo delle partecipazioni nelle attività bancarie e al
network
delle
relazioni familiari degli ebrei che vivevano e operavano nell’ampio territorio fra To-
scana e Pianura padana prospettato dal primo, corrispondono reti imprenditoriali e
personali del tutto simili nelle terre estensi a cavallo del Po proposte dalla seconda.
Come a Ferrara si trasferiscono (anche) i prestatori toscani nella ricerca di nuovi spa-
zi di sviluppo economico, così nel Polesine di Rovigo assistiamo all’espandersi della
longa manus
dell’
élite
bancaria ebraica ferrarese solidamente attestata nel banco dei
Sabbioni, sia in epoca estense sia dopo il definitivo passaggio al dominio di Venezia.
Nella cornice del quadro istituzionale di riferimento, E. Traniello ha anche definito
il contributo solo apparentemente marginale dell’apporto del Polesine di Rovigo e
della sua rete di legami economici e bancari.
Che nei primi decenni del XVI secolo Ferrara fosse tappa nel tracciato di fuga
dalle persecuzioni della penisola iberica e sia divenuta un rifugio per ebrei e cri-
stiani nuovi portoghesi; che questa via di fuga non abbia cessato di essere percorsa
fino a Cinquecento molto avanzato; che gli ampi privilegi concessi dagli Estensi
abbiano favorito i fuggitivi iberici; che siano transitate per Ferrara o vi si siano
stabilite importanti figure della diaspora sefardita come Grácia Nacì con la sua
famiglia e intellettuali come il medico Amato Lusitano, sono vicende ben note e
analizzate. Molto meno conosciuta è la prospettiva di lettura che Susana Bastos
Mateus
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ha proposto presentando la circolazione e lo scambio di persone e di idee
in senso contrario al flusso principale appena descritto. Chi, nonostante i drammati-
ci pericoli impliciti per la presenza dell’Inquisizione in territorio lusitano, decideva
di ritornare dalla penisola italiana verso quella iberica era chiamato «judeus das
partes de Itália» nella documentazione portoghese: i racconti resi ai cristiani nuovi
iberici hanno consentito a questi ultimi di entrare in contatto con un mondo molto
diverso da quello in cui vivevano. Le carte portoghesi contenenti le dettagliate
descrizioni delle esperienze quotidiane degli ebrei sefarditi di Ferrara tratteggiano
un’immagine della città estense che veniva ricreata, sognata e desiderata dai cri-
stiani nuovi portoghesi e che la studiosa definisce «tra mito e realtà». I resoconti
potevano portare a esiti diversissimi: da un lato, figure come Grácia Nacì hanno co-
stituito un modello di comportamento per tutti coloro che cercavano di raggiungere
mète di maggior libertà e possibilità di un futuro migliore, lontano dai tentacoli
dell’Inquisizione; dall’altro lato, proprio il Sant’Uffizio ha fatto ampio uso delle te-
stimonianze dei cristiani nuovi e degli ebrei delle ‘terre libere’ per definire ulteriori
incriminazioni e accuse
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.
Un edificio che presenta sulla facciata iscrizioni nelle lingue latina, greca ed
ebraica è simbolo di integrazione etnica, di apertura culturale o di erudizione? Fran-
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Per problemi tecnici indipendenti dalla volontà dell’autrice, purtroppo il testo non è perve-
nuto in tempi utili alla pubblicazione del volume. Per la crucialità del tema trattato si auspica che il
contenuto della relazione tenuta al convegno possa vedere la luce in altra sede.
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E
VA
A
LEXANDRA
U
CHMANY
,
La vida entre el judaísmo y el cristianismo en la Nueva España
(1580-1606)
, Archivo general de la Nacion – Fondo de cultura económica, 1992, pp. 387-389.
Ebrei a Ferrara 1.indd 15
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