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Laura Graziani Secchieri
cesca Mattei ha voluto spingere ben oltre forma, tecnica e tecnologia lo studio del
palazzo che, a Ferrara, esprime nella pietra la descrizione resa da Erasmo da Rotter-
dam dell’ingresso all’
hortus conclusus
: è giunta fino ad analizzare la formazione cul-
turale, le frequentazioni intellettuali, le affinità speculative del committente e del suo
entourage
.
Costruito nel 1542 per volontà di Girolamo Mario Contughi, l’edificio
sembra trarre ispirazione dal precedente palazzo Naselli nell’approntare la facciata
ad accogliere le sei epigrafi trilingui, tratte dagli
Adagia
e dell’
Elogio della follia
di
Erasmo. Il pur affascinante affratellamento all’uso dell’ebraico
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riscontrabile nei
fondali architettonici della produzione pittorica di Ludovico Mazzolino non soddi-
sfa appieno né l’autrice né il lettore in quanto nelle opere mazzoliniane la lingua di
Mosè sembra essere soprattutto funzionale alla definizione geografica e ambientale
delle scene bibliche rappresentate. Riconosciuto l’umanista ferrarese Celio Calca-
gnini come il consulente di Girolamo Mario Contughi nell’ideazione del programma
letterario esibito dalla residenza di quest’ultimo e ipotizzato che lo stesso Calcagnini
sia stato consulente anche di Mazzolino nella scelta delle iscrizioni da inserire nei
dipinti, lo studio si è indirizzato quindi verso l’analisi degli scritti e della biblioteca
dell’umanista ferrarese e verso l’indagine della rete di amicizie e frequentazioni del-
lo stesso. Calcagnini si configura figura centrale, ispiratrice e dominante del clima
di rinnovamento culturale ferrarese del primo Cinquecento: oltre alla professione
di Contughi, docente di lettere latine, greche ed ebraiche nello Studio, l’apertura
alla libertà religiosa – fino al rischio di incriminazione per eresia – e la ricerca del
perseguimento dell’ideale classico hanno fatto di palazzo Contughi il manifesto in
architettura del sogno di una cultura trilingue, caldeggiato da Erasmo, un’idea che
prevedeva il ritorno alla lettura dei testi sacri in lingua originale e il simultaneo uso
delle tre lingue.
La peculiarità e la valenza delle figure di Amato Lusitano e Jacob Zahalon, che
per mezzo dei loro scritti hanno proposto una visione innovativa dell’etica e della
pratica medica, sono state tratteggiate da Stefano Arieti. Molti aspetti della vita del
primo sono noti: nato in Portogallo (Castelo Branco, 1511 – Salonicco, 1568) e ad-
dottorato in medicina a Salamanca, João Rodrigues de Castelo Branco era di famiglia
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Su questo tema Luca Baraldi si è espresso nella relazione
Parola visuale e immaginazione
nella costruzione della sensibilità religiosa nel Rinascimento
, per la Fondazione San Carlo di Mo-
dena e l’École pratique des hautes études di Parigi, definendo in particolare che «Il corredo icono-
grafico di cui disponiamo consente di sviluppare proposte interpretative del fenomeno eterogenee,
differenziandone le origini e le manifestazioni in modo dipendente dai diversi contesti culturali di
produzione pittorica. Un’analisi dei quadri in cui compaiono esempi di scrittura ebraica consente
di delineare un sistema iconografico piuttosto omogeneo, riconducibile a modelli coerenti di rap-
presentazione dei soggetti. Sembra quindi verosimile la possibilità di riportare la scrittura ebraica
nella tradizione pittorica rinascimentale a una duplice funzione, di legittimazione carismatica e
di conferimento di capacità operative. I problemi derivanti dall’uso affermato e consolidato dello
pseudoebraico, così come l’esistenza di esempi di riproduzione meccanica da parte dei pittori
dei grafemi ebraici, senza che ne avessero realmente conoscenza, solleva la questione del valore
simbolico della scrittura, a prescindere dal contenuto. La presenza di scrittura ebraica in opere
destinate alla pubblica esposizione solleva poi il problema della sovrapposizione dei livelli seman-
tici, lasciandoci ipotizzare l’esistenza di un potenziale pubblico destinatario dotato degli strumenti
interpretativi necessari a comprendere il messaggio di un quadro nella sua pienezza. Immagine e
testo scritto si integrano vicendevolmente a comporre un messaggio stratificato, in una tradizione
rinascimentale di considerevole ricchezza e di grande complessità iconografica.»
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demia.edu/LucaBaraldi/Talks.
Ebrei a Ferrara 1.indd 16
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