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Francesca Mattei
nell’opera di Giulio Romano, che ne fa largo uso, sia in opere pittoriche – come
La
Circoncisione
(1522-1523)
al Museo del Louvre – che architettoniche – come nel
cortile della rustica a Mantova (post 1539) – [Fig. 6]. A Ferrara, la presenza del me-
desimo dettaglio in opere quasi coeve a quelle di Mazzolino è rintracciabile in alcuni
dipinti di Benvenuto Tisi da Garofalo o della sua bottega, anch’essi legati al tema
della disputa nel tempio.
36
Per quanto riguarda Mazzolino, Zamboni ha interpretato
l’uso di questo elemento come un indice della precoce influenza delle forme romane
nelle opere del ferrarese.
37
Ma non basta. La forma della colonna tortile – anche detta salomonica – è tra-
dizionalmente associata alla storia religiosa ebraica. Secondo una leggenda nata nel
tardo medioevo, le colonne tortili di San Pietro erano spoglio del tempio di Gerusa-
lemme, portate a Roma da Costantino. Si tratta di una tradizione che trae linfa vitale
da diverse fonti, quali Tiberio Alfarano, chierico beneficiario di San Pietro, che nella
sua descrizione cinquecentesca della basilica vaticana ricorda la somiglianza con il
Tabernacolo di Mosé e il Tempio di Salomone.
38
Tuttavia, nessun brano della Bibbia
dedicato alla descrizione del tempio salomonico accenna a colonne scolpite in questo
modo. Possiamo però rintracciare nelle fonti – come il
Liber Pontificalis,
nella sua
edizione più antica del 530 circa, o
in alcune descrizioni di pellegrini, per citarne
alcune – precisi riferimenti a decorazioni vitinee avviluppate intorno alle colonne del
tempio edificato da Erode e di quello precedente: dunque, alcuni indizi rimandano a
un apparato vegetale che allude a un andamento spiraliforme nelle colonne. Il primo
ad accennare all’origine gerosolimitana, invece, è Maffeo Vegio, nella metà del XV
secolo, idea mantenuta in voga fino al Novecento quando compaiono i primi studi
scientifici sull’argomento.
39
A prescindere dall’attinenza con le fonti, l’origine leggendaria delle colonne tor-
tili ha favorito la diffusione di questo elemento, rendendolo uno strumento evocativo
del tempio.
40
A titolo di esempio, Jean Fouquet, che si reca a Roma forse nel 1443,
realizza nel codice delle
Antiquitates Judaicae,
datato 1470 e conservato a Parigi, la
miniatura
Pompeo nel tempio di Gerusalemme
nella quale il tempio è scandito da
una sequenza di colonne tortili.
41
Anche Filarete nel suo trattato composto negli anni
36
Si vedano i quadri: Benvenuto Tisi da Garofalo,
I Santi Antonio da Padova, Antonio Aba-
te e Cecilia
, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini (1523), la
Disputa di
Gesù al tempio,
Torino, Galleria Sabauda (post 1523) o
la
Disputa nel Tempio,
Dresda, Staatliche
Kunstsammlungen, Gemaldefalerie, (post 1523), attribuito a un esponente della sua bottega. Le
opere sono rispettivamente pubblicate in A
NNA
M
ARIA
F
IORAVANTI
B
ARALDI
,
Il Garofalo,
Cassa di
Risparmio di Ferrara, Ferrara 1993, tav. XXI, schede 113-114.
37
S. Z
AMBONI
,
op. cit
., pp. 54-55.
38
T
IBERIO
A
LFARANO
,
De Basilicae Vaticanae Antiquissima et Nova structura,
edizione a cura
di M. Cerrati, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma-Città del Vaticano 1914, p. 6. Per un elenco
dettagliato delle analogie tra il tempio gerosolimitano e quello romano si veda: S. T
UZI
,
op. cit.
,
p. 75.
39
R
OBERTO
V
ALENTINI
- G
IUSEPPE
Z
UCCHETTI
,
Codice topografico della città di Roma
, Tipogra-
fia del Senato, Roma 1940-1953, vol. IV, p. 381. Per una discussione di tutte le fonti rimando a S.
T
UZI
,
op. cit
., pp. 85-86.
40
Ibidem
, pp. 84-85.
41
Fouquet utilizza lo stesso tipo anche per il
Libro delle Ore
di Etienne Chevalier.
Ibidem
,
p. 92.
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