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Casualmente, a livello planimetrico
e tipologico, l’impianto carcerario
– una struttura dentro un recinto –
ci offre un potenziale, una possibi-
lità di sublimazione; questo ci ri-
porta, come metafora, al tema del
luogo sacrale della tradizione, al
tema del tempio all’interno di un
recinto sacro.
Lo smontaggio lascia ben visibile la
muratura, sopra il piano di calpe-
stio, ne risulta un
podium
che di-
viene la base della struttura del
museo, alla quota della città, un
giardino pensile aperto alla città. Il
giardino pensile, come un
hortus
conclusus
, si collega alla darsena
passando tra le “rovine” dell’edifi-
cio demolito e al di sopra dei nuovi
spazi. Dallo spazio libero delle corti
sorgono due nuove torri che emer-
gono dal
podium
. Due torri dia-
fane, traslucide, dialogano con la
città, segno evidente e manifesto
della presenza del nuovo museo.
Sulla parte più elevata delle torri sa-
ranno proiettate immagini che se-
gnalano il dinamismo del museo e,
la notte, come grandi corpi lumi-
nosi, segneranno la sua presenza.
Un muro, come una lama calata
sul perimetro del carcere, segna
l’ingresso al MEIS, un segno forte
che marca l’intervento di rottura
del recinto che per decenni è stato
sinonimo di inaccessibilità e soffe-
renza.
Il percorso museale si sviluppa se-
condo due tipologie: una verticale,
il museo dell’ebraismo, e una oriz-
zontale, il museo degli ebrei in Ita-
lia.
È un luogo dinamico d’incontro, di
sperimentazione artistica, cinema-
tografica e teatrale, di rappresen-
tazione a confronto del passato e
del presente con prospettive
verso il futuro.
Gli oggetti esposti in queste se-
zioni “dinamiche” sfuggono alla
musealizzazione tradizionale,
perché correttamente contestua-
lizzati in una cornice didattica che
permette di comprenderne la
funzione per cui essi sono stati
pensati e che determinano ancor
oggi il loro utilizzo
A tal fine acquistano grande im-
portanza le tecnologie museolo-
giche attuali che consentono di
proporre, accanto agli originali,
copie virtuali di oggetti con cui il
visitatore può interagire (
Tangible
User Interface
), divenendo, da
mero “fruitore”, attore del pro-
prio percorso.
offers possibilities, a potential for
sublimation; this is carried over,
like a metaphor, into the theme
of the traditional sacred place,
the theme of the temple within a
sacred boundary.
The dismantlement leaves the
walls clearly visible. There will be
a platform above the walkway
which becomes the base of the
museum structure, set at the
same level as the city, with a
hanging garden facing the city.
The hanging garden, as a
hortus
conclusus
(an enclosed medieval
garden) connects to the harbor
by passing between the “ruins” of
the demolished buildings and
above the new open spaces.
From the space opened up by the
courtyards will arise two new
towers emerging from the
platform. Two sheer buildings,
translucent, that dialogue with
the city, providing a clear and
visible manifestation of the new
museum. Pictures will be projected
on the uppermost part of the
towers showing the dynamism of
the museum, and at night, these
brightly lit bodies proclaim their
presence.
A wall, like a blade dropped on the
perimeter of the jail, marks the
entrance to the MEIS, a strong sign
visibly breaking the walls that were
synonymous with confinement
and suffering for decades.
The route through the museum
unfolds on two levels: one vertical,
the museum of Judaism, and the
other horizontal, the museum of
Italian Jewry.
It is a dynamic meeting place, of
experimentation in the arts,
cinematography and theatre, of
representing and confronting the
past and the present while looking
forward into the future.
The objects in this “dynamic”
section escape from traditional
museum formats because of
correctly contextualizing them in a
didactic frame, giving an
appreciation of their intrinsic
function and identifying how they
are used today.
To this end, it is of great importance
to acquire the museum technology
for the display of original items
alongside virtual copies with which
the visitors can interact (Tangible
User Interface), making them not
mere spectators but active
participants in their visit.
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