MEIS: architetture per un museo - page 128-129

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Un museo che voglia disegnare la
storia dell’ebraismo in generale e
dell’ebraismo italiano in particolare
dovrà dunque, anche architettoni-
camente, trarre ispirazione prima-
ria dalla concezione dinamica
dell’ebraismo.
L’edificio, sito tra la città e la dar-
sena, è dunque esso stesso media-
tore tra spazio antropizzato
(statico) e mare aperto (dinamico),
così come l’ebraismo vive in sé la
complessa e spesso problematica
dinamica esclusione/inclusione ed
è stato ed è sempre elemento di
mediazione tra culture diverse.
Due principi si mettono in essere
per trasformare il carcere, luogo
della sofferenza e dell’esclusione,
troppo simile alla vicenda culturale
e storica del popolo ebraico, in un
luogo di vita e di cultura, per subli-
marlo in una nuova condizione.
La volontà progettuale è finalizzata
a creare le premesse di rispettare
l’impronta generale del manufatto
edilizio del carcere e di esaltare, su-
perandoli, gli elementi rimasti
dopo le demolizioni.
Le due azioni progettuali che si
mettono in essere sono:
1. il superamento del carcere attra-
verso un’azione decisa che “taglia”
un edificio e “spalma” il suo vo-
lume nelle corti e nello spazio li-
bero intorno all’edificio rimasto da
restaurare;
2. la trasformazione della parte re-
staurata dell’ex carcere nel
sancta
sanctorum
del museo, tramutan-
dolo nel cuore, nella memoria, di
una cultura e di una comunità.
Terms like “dynamism,” “word,”
and “mediation” synthesize the
richness of Judaism in general and
Italian Jewry in particular. From
these three words and associated
ideas, the line we are proposing for
the architectural structure and
exhibition spaces for the MEIS has
emerged.
Over the centuries, for historical,
economic, political and religious
reasons, the Jews have constantly
had to move on from their
homelands. The millions of Italian
Jews represent this dynamism well,
in which family, cultural, and
commercial relations have always
played an exceptional role not only
between the various Jewish
communities in Italy and other
Diasporas but also in intellectual
exchanges outside their community.
A museum wishing to trace the
history of the Jewish people in
general and Jewish Italians in
particular must therefore, even
through the architecture, first draw
inspiration from the dynamic
concepts of Judaism.
The building, situated between the
city and the dock, is itself a
mediator between anthropization
(static) and open sea (dynamic),
much like Judaism contains within
itself the complex and often
problematical
dynamic
of
exclusion/inclusion and of being
caught between different cultures.
Two principles are used to
transform the jail, a place of
suffering and exclusion, much like
the cultural and historical situation
of the Jews, into a place of vitality
and culture, to sublimate it into a
new condition.
The project goals have been
finalized so as to respect the
existing penitentiary buildings and
to improve on the remaining
structures after the demolition. The
two actions planned would be to:
1. Overcome the limitations of the
jail through decisive actions that
“cut” a building and “paste” its
negative volume as courtyards and
spaces around the remaining
building to be restored;
2. Transform by restoring the ex-jail
as the core of the museum,
transforming it in the hearts and
memories, of a culture and of a
community.
At the design stage, the jail plant,
this structure surrounded by walls,
I vocaboli “dinamismo”, “parola”,
“mediazione” descrivono in sintesi
la ricchezza dell’ebraismo in gene-
rale e dell’ebraismo italiano in par-
ticolare. Dallo sviluppo unitario
delle concezioni associate ai tre ter-
mini emergono le linee propositive
per la strutturazione architettonica
ed espositiva del Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.
Nel corso dei secoli, per motivi sto-
rici, economici, politici, religiosi, gli
ebrei hanno costantemente mutato
i territori originali della loro resi-
denza. Il plurimillenario ebraismo
italiano rappresenta bene questo di-
namismo, nel quale da sempre
hanno avuto un ruolo privilegiato le
relazioni famigliari, commerciali,
culturali tra varie comunità della pe-
nisola e di altre diaspore, ma anche
gli scambi intellettuali con l’esterno.
Capogruppo / Team leader
Ipostudio architetti Srl
Gruppo / Team
Ipostudio architetti Srl
(Carlo Terpolilli, Lucia Celle,
Elisabetta Zanasi Gabrielli,
Panfilo Cionci e Beatrice
Turillazzi)
Andrè Benaim
Eugenio Vassallo
Michele Dota
aei progetti (Niccolò De
Robertis, Marco Pratellesi e
Stefano Valentini)
Consilium servizi di
ingegneria (Paolo Pietro
Bresci e Leopoldo D’Inzeo)
Collaboratori / Associates
Luca Belatti
Mariagiulia Bennicelli
Pasqualis
Paolo Calimici
Jacopo Carli
Maria Antonietta Corrias
Elena Fei
Fabio Azzato
Sara Di Resta
Consulenti / Consultants
Paolo Faccio
Fabrizio Lelli
Alessandro Mecocci
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